Quarto potere – Il capolavoro arrivato dal futuro

Articolo a cura di Dani Ironfist

Quando si parla del capolavoro di Orson Welles non si parla di un semplice film ma di un viaggio attraverso una pellicola seminale per la storia del cinema e per questo motivo questo articolo non sarà l’ennesima recensione dedicata a “Quarto potere”, un film che non ha più bisogno di recensioni ma di essere celebrato in ogni modo possibile, come tra l’altro ha fatto di recente I Wonder Pictures riportandolo nelle sale italiane in una fantasmagorica versione restaurata in 4k. Abbiamo così avuto il privilegio di vedere al cinema quello che da molti critici è considerato il capolavoro assoluto della settima arte.

Nel decennio che precede la realizzazione di “Quarto potere” il giovane Orson Welles muove i suoi primi passi nel mondo dell’intrattenimento tra teatro e radio, e con quest’ultima avventura farà conoscere ad Hollywood tutto il suo genio e talento grazie ad uno sceneggiato radiofonico dal titolo “The War of the Worlds” (La guerra dei mondi) tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di Herbert George Wells. Una prestazione talmente convincente che, nonostante gli avvisi trasmessi prima e dopo il programma, molti radioascoltatori non si accorsero che era tutta finzione credendo davvero che negli Stati Uniti stesse avvenendo lo sbarco degli extraterrestri.

Infatti, il format simulava un notiziario che, a tratti, si inseriva sopra ad altri programmi del palinsesto per fornire una specie di radiocronaca in diretta sull’atterraggio delle astronavi aliene nel New Jersey. Hollywood si accorge di Orson Welles e la RKO pictures gli offre la possibilità di dirigere il suo primo film dandogli carta bianca su tutto, cosa davvero inusuale se si pensa che, all’epoca, Orson Welles aveva appena 26 anni.

Il suo esordio è proprio il film di cui stiamo parlando.

La sceneggiatura di “Quarto potere” (Citizen Kane) scritta dallo stesso Orson Welles insieme a Herman J. Mankiewicz è liberamente ispirata alla biografia del politico e magnate dell’editoria William Randolph Hearst divenuto celebre per la sua spropositata ricchezza e per aver creato uno dei più grandi imperi mediatici di sempre influenzando fortemente il giornalismo e l’opinione pubblica negli Stati Uniti.

Tra l’altro nel film “Mank” diretto per Netflix nel 2020 da David Fincher viene evocata molto spesso la figura di William Randolph Hearst. Un film che vi consigliamo vivamente di vedere perché narra la storia proprio dello sceneggiatore di “Quarto potere”, Herman J. Mankiewicz, film interpretato da Gary Oldman diviso in due parti, la prima negli anni ’30 e la seconda parte incentrata sulla stesura della sceneggiatura di “Quarto potere”.

Anche chi non ha mai visto “Quarto Potere” saprà senz’altro che è il film più bello di tutti i tempi. Il debutto di Orson Welles è diventato un punto di riferimento culturale indiscusso anche nei giorni nostri a quasi cento anni dalla sua realizzazione.

Orson Welles sul set di “Quarto potere”

Ma come ha raggiunto e mantenuto questa posizione così elevata nella cinematografia mondiale? Fin dall’inizio la critica era dalla parte di Orson Welles, descrivendo “Quarto potere” come un classico immediato. “Il film più sorprendente ed emozionante dal punto di vista cinematografico visto da molti mesi… si avvicina ad essere il film più sensazionale mai realizzato a Hollywood”, riportava ai suoi tempi il New York Times. “Appartiene subito al grande schermo”, aveva scritto il New York World-Telegram. Mentre altri critici accostarono Orson Welles a Charlie Chaplin e D. W Griffith, dicendo: “Questo film consacra fin da subito Orson Welles come il regista più entusiasmante attualmente in attività”.

Ma è stata la Hearst Communications fondata proprio William Randolph Hearst a rifiutarsi di pubblicare pubblicità e recensioni di “Quarto potere” causandone un danno economico elevato al botteghino (il film perse qualcosa come 150.000 dollari). Ma non solo, da qui in poi Orson Welles andrà incontro a molte difficoltà nel ricevere budget adeguati a ogni suo prossimo film, rischiando così di avere una carriera da subito in salita. Questo testimonia quanto i media e la politica siano in grado di manipolare il popolo, cosa che purtroppo notiamo accadere anche oggi.

È facile, infatti, riconoscere nel personaggio di Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Orson Welles) molti esponenti della politica italiana degli ultimi 40 anni, ma non solo.

Tuttavia, tutto questo unito alla mancanza di Oscar, fece poca differenza per Orson Welles negli anni immediatamente successivi a “Quarto Potere”. La vendita dei biglietti e il prestigio del settore avrebbero giustificato la libertà concessa a Orson Welles per fare il suo debutto e lo avrebbero posto in una posizione contrattuale molto più forte con i lavori successivi con gli studi. Ma senza soldi al botteghino né Oscar, Orson Welles era vulnerabile: il film successivo “L’orgoglio degli Amberson” fu portato via al regista e gli fu dato un finale ottimista, e le sue idee per progetti futuri furono trattate con un misto di sospetto e disprezzo.

Ma quando la successiva generazione di registi raggiunse uno status elevato in ogni possibile occasione si ispiravano a Orson Welles.  È stato stabilito così un canone critico con “Quarto potere” saldamente posizionato al primo posto. Il film è stato nominato il migliore mai realizzato nel sondaggio indetto dalla rivista britannica Sight & Sounds del 1962, posizione che mantiene tutt’ora nel 2024.

Nonostante sia stato realizzato nel 1941 è incredibile come il film sia ancora così moderno, sembra un film uscito ieri affrontando numerose fusioni di genere, dal poliziesco al noir con una sensazionale parodia dei telegiornali, come dimostra la meravigliosa scena di apertura dopo la carrellata sulla villa di Charles Foster Kane rifiutando una narrazione lineare lasciando allo spettatore il compito di ricomporre, in tutta la sua complessità, la personalità di Charles Foster Kane.

È lo stile di regia però che rende il film innovativo sotto ogni aspetto, le numerose e incredibili carrellate e i movimenti di macchina da presa sono una cosa mai vista prima. Le carrellate, le inquadrature dal basso a riprendere i soffitti e i movimenti di macchina e le incredibili profondità di campo con cui Gregg Toland ottiene una messa a fuoco che riesce ad eguagliare persino l’occhio umano.

Una delle scene più iconiche del film

Il montaggio di Robert Wise e del suo assistente Mark Robson era una cosa mai vista fino ad allora, con le sequenze che s’incastrano in una sorta di puzzle avanti e indietro nel tempo anticipando sin da subito la trama del film. In tempi odierni Christopher Nolan deve molto del suo stile cinematografico a Orson Welles perché sono chiari i suoi punti di riferimento dopo che avrete visto “Quarto potere”, lo si nota nonostante il film andrebbe visto e rivisto per apprendere la sua profondità e il suo significato. Un film complicato se paragonato a quelli dell’epoca in cui lo spettatore può fare fatica a trovare dei punti di riferimento per una narrazione che rispecchia profondamente la complessità del personaggio principale e anche dello stesso Orson Welles.

Gli attori che fanno parte del cast arrivano da una formazione teatrale e non avevano mai lavorato per il cinema fino ad all’ora (prima del film erano stati diretti negli spettacoli teatrali da Orson Welles), risultando comunque alla fine uno dei punti di forza di tutta la pellicola.

Attori come Joseph Cotten, Everett Sloane e Agnes Moorehead avranno in seguito una grande carriera a Hollywood e non solo, una nota particolare alle splendide attrici che interpretano le due mogli di Charles Foster Kane, ovvero, Dorothy Camingore e Ruth Warrick. Senza dimenticare ovviamente lo stesso Orson Welles che porta sul set oltre al suo bagaglio culturale, di autore, attore e regista una straordinaria inventiva a livello di luci e scenografie maturata nel corso degli anni in teatro.

Una cosa che Orson Welles fa in “Quarto Potere” è di non piegarsi alle tradizionali convenzioni del cinema classico di Hollywood. Non solo rivoluziona lo stile di regia ma gioca anche con l’idea di chiarezza e unità in questo film. Ad esempio, scherza con l’idea di spazio e tempo presentati come unificati con l’inclusione del montaggio che non solo introduce retroscena ma anche ellissi temporali. Il film funziona quasi come una cronaca della vita di Kane e, sebbene nel corso della narrazione emergano problemi di comprensione per alcune situazioni, non richiedono la stessa attenzione a cui è abituato il pubblico.

Ora, molti di voi oggi che si avvicinano a “Quarto potere” potrebbero classificare il film come “una palla mostruosa” ma queste persone si sbagliano. “Quarto potere” è quanto di meglio dai film si può ottenere, e chiunque non lo veda ovviamente mancherà di cultura. Se ti senti annoiato è perché Orson Welles vuole che tu ti annoi.

“Quarto potere” non è un film, è un’esperienza da vivere tutta di un fiato, perché non lo guardi, lo vivi.

“Quarto potere” non sono solo due ore della tua giornata, è uno stile di vita che farà esplodere dentro chi lo vede per la prima volta tutto l’amore per la settima arte, così è successo a me.

Il miglior film di sempre? Probabile e per questo il film di Orson Welles resta ancorato in vetta alla classifica dei miei film preferiti di tutti i tempi.

Non siamo critici ma semplicemente una coppia appassionata di Cinema, grazie ad alcuni amici abbiamo tirato su questo progetto con il solo intento di divulgare la settima arte, un tipo di arte quella del cinema che ormai sembra sempre più dimenticata e trattata con superficialità. Se ti piace il nostro progetto sostienici ed entra a far parte degli amici di Beyond the horror.

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Cinque flop al box office che saranno rivalutati con il tempo

Articolo a cura di Dani Ironfist

Prima di iniziare è bene fare una precisazione perché molti confondono la parola “flop” con film brutto, in realtà invece si parla di un concetto diverso, con “Flop” si intende un film che ha incassato poco senza riuscire a coprire tutte le spese di produzione. Questo non ha niente a che fare con la qualità o la bellezza di un film perché come, la storia ci insegna, sono molti i film che hanno fatto flop al botteghino ma oggi sono considerati capolavori e, in alcuni casi, fondamentali per gli anni successivi.

Il caso più eclatante è senza ombra di dubbio “Blade Runner” (1982) di Ridley Scott. Massacrato dalla critica è stato un dei flop più assurdi ma oggi il film con Harrison Ford e Rutger Hauer è considerato un capolavoro e uno dei capisaldi della fantascienza con una lunga serie di meme che invaderanno il web.

Ma i casi sono molti, ad esempio, un film come “La cosa” di John Carpenter fu un tremendo flop al box office tanto da rischiare di mettere a repentaglio la futura carriera del maestro. Oggi il film è considerato tra i più grandi capolavori del cinema horror e fantascienza.

Con questa breve guida vi parleremo di cinque film usciti negli ultimi dieci anni che sono stati un disastro al box office ma che, a nostro parere, saranno rivalutati con il tempo.

LA FIERA DELLE ILLUSIONI (2021)

L’ultimo film di Guillermo De Toro arrivato in sala nel gennaio del 2022 è stato un dei flop più eclatanti di quell’annata anche perché Del Toro veniva dal trionfo nella notte degli Oscar di qualche anno prima con il film “La forma dell’acqua”.

Ingiustamente sottovalutato, il film vede la presenza di un cast corale tra i quali spiccano: Bradley Cooper, Willem Defoe, Toni Collette, Cate Blanchett, Ron Periman e David Strathairn. Tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham “Nightmare Alley”, il film è un noir gotico tanto affascinante quanto avvincente nel raccontare l’ascesa e la caduta di Stan il ribollente ragazzo protagonista, interpretato da Bradley Cooper che trascorre molto tempo con la gente di un circo. Il genio messicano autore de “Il labirinto del fauno” è stato molto influenzato per questo film da “Freaks” di Tod Browning ma mentre quel capolavoro sconvolgente aveva un budget basso e non aveva star, questo è costato circa 60 milioni di dollari ed è risultato purtroppo un tremendo flop al botteghino costringendo Del Toro a ripiegare sulle offerte di Netflix.

“La fiera delle illusioni” è un film interpretato da un manipolo di attori tutti clamorosamente in parte e che sarà a mio parere rivalutato con il tempo.

Guillermo Del Toro non mi stancherò mai di dirlo, è uno dei migliori registi usciti alla ribalta negli ultimi 30 anni e lo conferma ancora una volta in questo meraviglioso film ed per questo che il suo posto è al cinema, non in tv.


THE NORTHMAN (2022)

Nonostante Robert Eggers fosse sulla bocca di tutti in quel periodo (veniva da due film pazzeschi come “The Witch” e “The Lighthouse”), la sua ultima opera non è riuscita ad incassare la cifra necessaria per coprire le spese di produzione risultando un fiasco colossale al botteghino costringendo Robert Eggers a chiedere scusa alla Universal per aver diretto uno dei migliori film degli ultimi vent’anni, ci rendiamo conto? Ed è un vero peccato perché “The Northman” è uno dei migliori revenge movie e fantasy usciti dopo la trilogia de “Il signore degli anelli”.

Senza dimenticare la sua vena horror, Eggers, in questo film, racconta un’epica storia di sangue e guerra ambientata nel freddo nord Europa avvolgendoci in una splendida fotografia fredda e pungente e ricreando perfettamente le gelide atmosfere di quelle terre. Nonostante sia un piccolo passo indietro rispetto a “The Lighthouse”, con “The Northman” Robert Eggers gira un film avvincente ricco di citazioni storiche che funziona e lascia basiti per la sua accurata bellezza. Un film che merita di essere rivalutato e che raggiungerà ben presto lo status di film cult, se non lo è già.

Qui trovate la mia recensione.


ULTIMA NOTTE A SOHO (2021)

“Ultima notte a Soho” è, in ordine cronologico, l’ultimo colpo di genio di Edgar Wright , regista britannico che ho sempre apprezzato per le sue opere dissacranti a partire dalla sua meravigliosa trilogia del cornetto.

In questo film il regista inglese ci regala un fotonico horror/thriller dalle accese atmosfere che ricordano i capolavori di Dario Argento e Mario Bava con la nostra protagonista Eloise aspirante stilista che dalla campagna si traferisce nel quartiere Soho a Londra. Ben presto Eloise si troverà a viaggiare nel tempo ritrovandosi in una Londra degli anni 60 ricostruita in ogni dettaglio dove incontrerà il suo idolo, la cantante Sandie. Tuttavia Eloise scoprirà che la vita a Soho in quel momento è diversa da come si aspettava.

Il film è incredibile per molti aspetti, le due splendide attrici protagoniste danno vita a due personaggi strepitosi, la regia di Edgar Wright che ci regala alcuni momenti di grande cinema con alcune scene che entreranno con il tempo negli annali della settima arte.

Una straripante colonna sonora rock anni ’60 con alcuni brani cantati dalla stessa attrice protagonista, una meravigliosa Anya Taylor-Joy, vi farà volare altissimi e, come detto sopra, le atmosfere argentiane e il clamoroso tributo al gotico italiano rendono “Ultima notte a Soho” un film perfetto e uno dei film più sottovalutati degli ultimi anni e che non tarderà a diventare un vero cult nonostante il triste flop al cinema, perché meritava davvero molta più attenzione. Non ho altro da aggiungere se non, recuperatelo e alzate il volume del vostro home theatre a palla!

Tanto per darvi un’idea..


NEMESI (2016)

Chi mi conosce sa quanto io ami Walter Hill, un autore che ha segnato in parte la mia adolescenza, da film come “I Guerrieri della notte” a “Strade di fuoco” passando per “Danko” e “Johnny il bello”, il regista di Los Angeles ha girato una serie di innumerevoli cult, molti dei quali entrati nell’immaginario collettivo.

E’ il caso anche di questo “Nemesi”, clamorosamente passato inosservato. Walter Hill affonda le radici nel suo amato noir raccontandoci la storia di Frank Kitchen, un killer a pagamento che viene tradito dal alcuni gangster e viene sottoposto ad un operazione di cambio sesso da una dottoressa che vuole vendicare suo fratello ucciso. Per Frank il cambiamento di vita da uomo a donna sarà un’esperienza traumatica, una tortura peggiore della morte.

“Nemesi” (titolo originale: The Assignment) è un film sulla tematica trasgrender nonostante Walter Hill abbia sempre dichiarato di non voler focalizzarsi su questo. “Nemesi” è un anche un classico film sulla vendetta, ma nonostante la tematica fin troppo abusata, il film è geniale sotto certi aspetti e di una potenza eccezionale con il nostro Walter Hill che gira delle scene d’azione da manuale con continui colpi di scena e una voce narrante che crea un atmosfera stupenda interpretato da una strepitosa Michelle Rodriguez.

Un ingiusto flop per un regista che non merita di essere dimenticato, “Nemesi” è l’ennesima conferma per uno dei più grandi registi di Hollywood. Sono sicuro che tra qualche anno “Nemesi” sarà rivalutato come giusto che sia!


BLADE RUNNER 2049 (2017)

Uno dei più clamorosi flop al box office degli ultimi anni è il film di Denis Villenueve. Molti pensano che non avrebbe dovuto toccare un capolavoro come quello di Ridley Scott, dimenticando però che è stato il pubblico stesso a decretarne un disastroso flop nel 1982, come al solito molti si mettono in bocca tanti discorsi no sense per poi rimangiarsi le parole, perché la cosa è chiara, “Blade Runner 2049” è uno dei migliori film di fantascienza degli anni 2000!

La trama è più o meno la stessa del film di Ridley Scott con Agent K (Ryan Gosling)  a caccia di replicanti, ma come risultato tecnico, “Blade Runner 2049” è un capolavoro, un tipo di film che andava visto sul grande schermo: le immagini evocate dal direttore della fotografia Roger Deakins sono davvero sorprendenti unite ad una eccezionale scenografia del film ambientato nel futuro rispetto al primo originale che prende come punto di partenza e di cui perfeziona lo stile.

Certo, il film di Ridley Scott è irraggiungibile ma qui siamo di fronte ad un film visivamente spettacolare e davvero si fa fatica a capire questo flop al box office. Da vedere e rivedere perché Denis Villenueve è un grande e visionario regista che sta riportando in auge la fantascienza!


Siamo arrivati alla fine di questo articolo con cinque film eccezionali e ingiustamente sottovalutati con la speranza che riusciate a rivalutarli perché in questi casi si tratta comunque di autori eccezionali, tra i migliori in circolazione.

Non siamo critici ma semplicemente una coppia appassionata di Cinema, non siamo sotto nessun editore e siamo totalmente indipendenti di conseguenza nessuno ci dice cosa e come dover scrivere. Ma per migliorare e rimanere sempre liberi abbiamo bisogno anche di te! Se ti piace il nostro progetto di divulgazione unisciti agli amici di Beyond the horror.

Top & Flop 2023

Articolo a cura di Dani IronFist & Frina

Dopo la parentesi dello scorso anno con il nostro Top & Flop andato in onda nella diretta sul nostro canale Twitch, torniamo alla versione scritta in questo articolo dove come sempre da nostra consuetudine prendiamo in considerazione i film usciti in Italia nel corso del 2023 per questo motivo nel listone potrebbero esserci anche film del 2022.

Partiamo!

HORROR / THRILLER

IL PODIO

DECISION TO LEAVE

A distanza di ben 7 anni dal meraviglioso “Mademoiselle” torna il maestro sud coreano Park Chan-wook con un grande thriller dalle atmosfere alla Hitchcock.

Un film meraviglioso che ci ha letteralmente estasiati!

Trovate la nostra recensione al seguente link.


PEARL

Uno dei film più attesi di questa annata non ha deluso le nostre aspettative e il prequel di “X – A Sexy Horror Story” si aggiudica lo status di miglior film horror dell’anno. Ti West è un genio e ci fa godere attraverso la mente di una serial killer con un talento visivo che vola alto. Ora attendiamo il sequel di “X” che completerà la trilogia.


PIGGY

Al terzo posto il meraviglioso revenge movie diretto da Carlota Pereda.

Un grande film passato purtroppo in sordina a causa della concomitanza di “Barbie” nelle sale e qui devo tirare un po’ le orecchie ai distributori, dato che il film è del 2022 si poteva far uscire in un periodo migliore per dargli più visibilità.

Qui trovate la nostra recensione.


IN ORDINE CASUALE:

INFINITY POOL

Gran bel ritorno per il figliol prodigo Brandon Croneneberg, non finisce sul podio per poco e il film è uno di quelli che mi hanno più inquietato nel 2023.

Come in “Pearl” è protagonista una super e straordinaria Mia Goth.

Per ulteriori dettagli vi rimandiamo alla nostra recensione che trovate qui.


TALK TO ME

Tra i più belli e originali horror usciti nel 2023 c’è sicuramente questa perla dei fratelli Philippou.

Un film che parte in sordina ma che poi non ti lascia un attimo di tregua con alcune scene anche abbastanza disturbanti e con un colpo di scena che lascia il finale aperto a diversi scenari. Trovate la nostra recensione qui.


SISU – L’IMMORTALE

Davvero una gran bella sorpresa questo horror finlandese diretto da Jalmari Helander per un film fuori da ogni logica ma che ci ha divertito un monte. Teste che esplodono, arti mutilati, sangue grondante per un film senza un attimo di tregua.

100% exploitation come piace a me! Disponibile su Prime video.


HAI MAI AVUTO PAURA?

La tristezza di averlo visto in sala da soli ha poi fatto spazio alla consapevolezza che, se vogliamo, in Italia riusciamo a fare ottimi horror. E’ il caso di questo film diretto da Ambra Principato, un horror che si inserisce nel filone dei licantropi con una regia solida e una sceneggiatura ben costruita che regala suspence e paura senza mostrare una goccia di sangue.


BUSSANO ALLA PORTA

Ottimo ritorno per M. N. Shyamalan che ci regala un thriller apocalittico con un ottimo Dave Bautista.

Stile inconfondibile del regista che riesce sempre a tenere alta la tensione per tutto il film.

Trovate la nostra recensione qui.


SKINAMARINK

Dal Canada grazie a Midnight Factory è arrivata questa perla diretta dal regista Kyle Edward Ball.

Un horror innovativo e sperimentale che riesce a spaventare nonostante la videocamera fissa e non si vede mai nulla. Esempio in cui spaventare diventa una forma d’arte.

Da non perdere su Midnight Factory channel.


DEMETER – IL RISVEGLIO DI DRACULA

Film passato in sordina a causa di una misera distribuzione nelle sale, peccato perché “Demeter” è un veramente un bel film con delle trovate geniali e una fotografia maestosa.

L’inizio del film è folgorante e il resto del film si dilata su ottimi livelli di qualità. Il film è ora disponibile su Prime Video.


TERRIFIER 2

Finalmente!! E dico, finalmente negli Usa sono tornati a fare horror con mostri e villain assassini e spietati come nel caso del due capitoli ideati da Damien Leone. Non sarà il massimo dell’originalità ma chi se né frega! Violenza, mutilamenti, splatter e ironia come non si vedeva da tanto tempo e l’icona Art the Clown lanciata nell’olimpo dei più terrificanti villain di sempre.

Qui trovate la nostra recensione in anteprima dal Fi Pi Li Horror festival.


PROJECT WOLF HUNTING

Dalla Corea del Sud la fiera dello splatter per un film schizzatissimo e che farà la gioia degli amanti del genere.

Tra ossa e casse toraciche sfondate, arti mutilati e squartamenti di vario genere c’è da divertirsi nonostante il film soffra di scarsa originalità e situazioni no sense. Resta il fatto che negli Usa non sanno fare più neanche film come questo.


MAD HEIDI

Anche se qui le caprette non fanno ciao alla nostra eroina versione exploitation, “Mad Heidi” è un film che mi ha fatto letteralmente impazzire. Una horror/comedy che omaggia il cinema grindhouse degli anni 70 con molti riferimenti al Tarantino di “Kill Bill”.

Buon ritmo, si ride e si gioisce per un film che ci ha divertito un monte.

Qui la nostra recensione.


IL CONVEGNO

Una bella sorpresa questo horror scandinavo targato Netflix, un feroce attacco alla speculazione immobiliare e al capitalismo in un buon slasher diretto da Patrick Eklund.

Trovate la nostra recensione qui.


THANKSGIVING

Non sapevo se metterlo nel meglio o ignorarlo proprio visto che di metterlo nel peggio non me la sentivo. Il film parte comunque a bomba con la sequenza iniziale durante il Black friday che mi ha ricordato gli zombi di Romero accalcati al supermercato, dopo di che si trasforma in un normalissimo slasher che non apporta niente di nuovo al genere.

“Thanksgiving” si salva in calcio d’angolo perché Eli Roth è una bravo regista e le scene di mattanza umana sono come al solito sublimi.


I FLOP HORROR

L’ESORCISTA DEL PAPA

Russell Crowe svogliato e imbolsito in sella a quel vespino è una delle cose più comiche che abbia mai visto in vita mia.

Un film pieno zeppo di strafalcioni ed errori grossolani in fase di montaggio. Ma chissà, forse è stato volutamente fatto così ma più che esorcista sembra il supereroe del Papa.

Qui la recensione.


L’ESORCISTA – IL CREDENTE

E basta!!! Non se ne può più di tutti questi prequel, requel, sequel, spin off e cazzi e mazzi se poi si deve andare a toccare un capolavoro come “L’esorcista” in un modo così indegno.

Un film senza senso logico.


LA CASA – IL RISVEGLIO DEL MALE (EVIL DEAD RISE)

Enorme delusione per il sottoscritto ma la colpa è mia che mi aspetto sempre qualcosa di buono dall’horror americano.

Se i film di Sam Raimi ti facevano ridere per la sua dose di ironia e ti spaventavano a morte soprattutto nel primo capitolo del 1981 in questo film non esiste nessuna delle due situazioni dato che il film non spaventa, non inquieta e non fa neanche ridere. Tutto quello che invece un horror dovrebbe fare.


SCREAM VI

Altro giro altra corsa per una saga ormai esaurita da anni con la scomparsa del grande Wes Craven.

Un film infarcito di cliché senza cuore e anima che punta solo sul fattore nostalgia sulla scia della recente trilogia di “Halloween”.


SHARK 2 – L’ABISSO

Ammetto che con qualsiasi film dove i protagonisti sono mostri giganti mi diverto sempre un monte come anche in questo caso. Ma se mi metto a riflettere non capisco perché un regista come Ben Wheatley passi da filmoni come “Kill List ” e “I disestori” a sta roba, che si diverte ma il film è comunque di una bassezza incredibile.


NON SOLO HORROR

Ed eccoci allo spazio dei film che più ci sono piaciuti nel 2023 al di fuori dei confini dell’horror/thriller.

IL PODIO

BEAU HA PAURA

Dopo il polanskiano “Hereditary – Le radici del male” e il meraviglioso folk horror “Midsommar – Il villaggio dei dannati”, Ari Aster esplora la mente umana attraverso le mirabolanti gesta di Beau, interpretato da un grandissimo Joaquin Phoneix.

Uno straripante incrocio tra David Lynch e Stanley Kubrick, tra 20 anni forse vi accorgerete del valore artistico di Ari Aster.

Miglior film del 2023 senza se e senza ma!

Su Spotify trovate la puntata di Movie Lovers dedicata al film.


KILLERS OF THE FLOWER MOON

Il ritorno del maestro Martin Scorsese non delude le aspettative anche se a mio parere è leggermente inferiore a “The Irishman”,

Per fortuna che Apple TV non è come Netflix che monopolizza i suoi film e abbiamo così avuto il privilegio di vedere questa mastodontica opera di Martin Scorsese al cinema e in lingua originale con uno stratosferico Leonordo Di Caprio. 206′ minuti di grande cinema e la gente ha pure il coraggio di lamentarsi!!

Robert De Niro che sculaccia Leonardo Di Caprio è il photo frame top del 2023!


IL MONDO DIETRO DI TE

Un grande film ricco di simbolismi che descrive amaramente il mondo in cui viviamo e il rincoglionimento della popolazione. “Il mondo dietro di te” è un film visivamente spettacolare che offre numerosi spunti di riflessione e aperto a diverse interpretazioni.

Trovate la nostra recensione con analisi approfondita qui.


IN ORDINE CASUALE:

OPPENHEIMER

Che dire? Non è un capolavoro come molti sostengono, deve molto del suo successo al fenomeno del “barbienheimer” perché a mio avviso senza la spinta di “Barbie” avrebbe incassato più o meno le stesse cifre di “Killers of the Flower Moon” data la sua lunghezza.

E’ comunque un grande film che mi son goduto in sala energia a Melzo e vola dritto nel podio dei miei film preferiti di Christopher Nolan.


RAPITO

Dopo il bellissimo “Esterno notte” il maestro Marco Bellocchio è tornato con questa perla che sfiora di poco il capolavoro e che racconta la storia vera di Edgardo Mortara, un giovane ebreo di Bologna che fu rapito nel 1858 dalla casa di famiglia dai soldati papali.

Miglior film italiano dell’anno!


C’E’ ANCORA DOMANI

Tanto, tanto amore per questo film di Paola Cortellesi e il suo coraggio di mettere in scena un film in bianco e nero che descrive uno spaccato del secolo scorso.

Un film bellissimo e ben recitato con un inaspettato colpo di scena finale.

Una delle soprese di quest’anno!!


THE OLD OAK

Il maestro Ken Loach è riuscito di nuovo a commuovermi, “The Old Oak” è un film magnifico su un dramma sociale e ancora una volta pieno di empatia per tutti personaggi che lo interpretano.
Come dico da un po’ di tempo, i film di Ken Loach andrebbero fatti vedere nelle scuole, allora sì che il mondo diventerebbe un posto migliore.


ADAGIO

Trovo incredibile che finalmente siamo tornati a fare del noir come ai tempi del poliziottesco all’italiana. Stefano Sollima non delude mai e “Adagio” è un film che si colloca a metà strada tra il noir e il gangster movie con un grande e irriconoscibile Favino.
Ambientato in una Roma quasi distopica e divorata da un caldo opprimente racconta una storia basata sul dramma esistenziale con molta suspence e situazioni meno esplosive rispetto a quanto ci ha abituati Sollima. Un grande film con un cast in splendida forma!


GODZILLA MINUS ONE

Diretto dal grande Takashi Yamazaki e prodotto dalla Toho studios Canon il film si colloca a metà strada tra dramma storico e disaster movie. Un film sulla ricostruzione dopo la distruzione, su amici, famiglie e comunità che si uniscono per affrontare le forze implacabili che li minacciano, e parla di seconde possibilità.

Un grande film che glorifica il ritorno di uno dei mostri più iconici della storia del cinema a 70 anni dall’uscita del primo storico Godzilla di Ishiro Honda


ASTEROID CITY

Il ritorno di Wes Anderson è stato per noi uno dei più attesi, e questo nonostante la delusione derivata da “The French Dispatch of Liberty”.

“Asteroid city” segna un grande ritorno al cinema per Wes Anderson con un’opera corale malinconica e a tratti spietata. “Asteroid city” è un mosaico creato dal regista texano sulla paranoia, la guerra fredda e i valori della famiglia americana con tutta la loro ipocrisia.

Decisamente un grande ritorno!


L’ULTIMA NOTTE DI AMORE

Che sarebbe stata una bella annata per il cinema italiano lo si era capito già ad inizio anno con il film di Andrea Di Stefano. Un meraviglioso noir girato e ambientato quasi interamente in tangenziale a Milano che per certi versi ricorda lo straordinario “Milano calibro 9” del grande Fernando Di Leo, soprattutto nella spettacolare sequenza iniziale nei titoli di testa.

Un grande, grandissimo film!!


IO CAPITANO

Che Matteo Garrone sarebbe diventato il miglior regista italiano attualmente in attività lo dico ormai dai tempi del film “L’imbalsamatore”. “Io capitano” non fa eccezione e porta al cinema la storia vera di due ragazzi che nell’impresa di affrontare il deserto, i centri di detenzione in Libia e la traversata nel mar Mediterraneo cercano di raggiungere l’Europa dal Senegal. Matteo Garrone mette così in scena un dramma in cui descrive tutto il marcio e la corruzione che c’è dietro a tutto questo. Un filmone che al contrario di quanti vogliono far credere sta ricevendo molti consensi dalla critica e non solo.


CENTO DOMENICHE

Antonio Albanese aveva già dimostrato in passato di avere a cuore molte dinamiche sociali, lo si intuiva ad esempio nel bellissimo “Contromano” del 2018. E qui ci racconta la commovente storia di Antonio che dovendo pagare il matrimonio della figlia, scoprirà, suo malgrado, che chi custodisce i nostri tesori non sempre custodisce anche i nostri sogni.

Un film meraviglioso che conferma l’eccezionale stato di salute del cinema italiano. Avanti così!!


E il 2024?

Da parte nostra la più grande attesa riguarda David Cronenberg, il suo nuovo film dal titolo “The Shrouds” è atteso per la seconda metà dell’anno.

Grandi attese per il “Nosferatu” di Robert Eggers, “Poor Things” di Yorgos Lanthimos e per “Furiosa – A Mad Max saga” di George Miller ai quali si aggiungono “Dune parte 2” di Denis Villenueve, “MaXXXine” di Ti West e “They Follow” (il sequel del bellissimo “It Follows”) di David Robert Mitchell.

E speriamo tra l’altro di vedere pubblicato qui da noi “Suitable Flesh” di Joe Lynch, un film che personalmente attendo tantissimo.

Appuntamento quindi a fine 2024 per i top & flop, cogliamo l’occasione per comunicarvi che finalmente torneremo live sul canale Twitch da gennaio con le nostre rubriche e una novità che sarà annunciata a breve!

Stay soon!


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Alien di Ridley Scott è più attuale adesso che nel ’79?

Editoriale a cura di Martin Quatermass

“Alien”, nel 1979, uscì in un universo post-femminista, post-pillola anticoncezionale, post-Stonewall,
quando un futuro egualitario sembrava non solo possibile, ma probabile. Tuttavia, “Alien” è diventato
così radicato nel firmamento della cultura pop che difficilmente ci soffermiamo a riflettere sul modo
in cui riflette la politica della sua epoca. È un peccato, perché “Alien” non è mai stato così attuale come
nel 2023.
Uscì sei anni dopo la sentenza Roe v. Wade, sette anni dopo che la Corte suprema rese legale l’uso di
anticoncezionali per le persone non sposate e dieci anni dopo che le rivolte di Stonewall diedero il via
al movimento per i diritti LGBT. Alla fine degli anni ’70, la controcultura giovanile degli anni ’60 aveva
da tempo normalizzato il sesso occasionale e prematrimoniale. Il feroce movimento cristiano anti-
choice, il contraccolpo antifemminista, l’epidemia di AIDS e il grande spostamento a destra degli anni
di Reagan erano di là da venire.

Eppure, “Alien”, in qualche modo, aveva previsto l’arrivo di una tempesta. Il film è ambientato sull’astronave Nostromo, che indaga su una richiesta di soccorso su un
pianeta lontano e trova prove di vita aliena e, altrettanto rapidamente, scopre che la “vita aliena” è
un’inarrestabile macchina assassina votata alla riproduzione. La sua trama è una sorta di allegoria in
cui un futuro di genere egualitario e sessualmente liberato viene fatto a pezzi da un mostro la cui
unica preoccupazione è ingravidare tutti contro la loro volontà.
Le politiche di genere di “Alien” sono sorprendentemente progressiste, anche oggi. La Ellen Ripley di
Sigourney Weaver è uno dei più grandi esempi di “protagonista femminile forte” del cinema. Non è la
moglie, la fidanzata o la madre di nessuno, un personaggio le cui caratteristiche principali sono il suo
infallibile buon senso e la sua capacità di mantenere la calma mentre tutti gli altri sono nel panico.


Ma una parte della sua grandezza, che rompe gli stereotipi di genere, deriva dal fatto che
inizialmente non era stata scritta come donna. Come è noto, tutti i ruoli della sceneggiatura originale
di “Alien” erano neutri dal punto di vista del genere, con il solo riferimento al cognome e l’aggiunta dei
pronomi quando i registi hanno assegnato le parti. Ripley non è mai costretta a conformarsi agli
stereotipi femminili e i membri maschi dell’equipaggio non la trattano in modo diverso da come
farebbero con un leader maschio, perché la sceneggiatura non definisce mai Ripley in base al suo
genere.
Quando lo Xenomorfo dà il via alla strage, il film diventa ancora più politico: “Alien” è un film sulla
tirannia del corpo sull’Io. La cultura e la tecnologia ci consentono un certo grado di autonomia
riproduttiva e sessuale. “Alien” parla di quanto sia terrificante vedersi sottrarre tutta questa facoltà da
qualcosa che ti definisce solo in base al tuo corpo, di come ci si senta a essere trasformati da un
essere umano a un contenitore carnoso che può essere usato per ospitare e far nascere i piccoli di
qualcun altro. Questo terrore è più vicino a noi nel 2023 di quanto non lo fosse nel 1979.
L’equipaggio della Nostromo incarna la politica sessuale verso la quale sembrava ci stessimo
muovendo alla fine degli anni ’70. I progressi nel controllo delle nascite, nell’aborto e nelle terapie
per l’affermazione del genere, insieme alla rinuncia alle norme (etero)sessuali, erano destinati a
creare un mondo in cui l’anatomia riproduttiva non definiva una persona e di fatto non era nemmeno
rilevante per la maggior parte del tempo.

Quando Ridley Scott e lo sceneggiatore Dan O’Bannon hanno concepito il loro mondo, sembrava improbabile che quei progressi sarebbero stati annullati. Eppure,
nel 2023, il parto forzato è sempre più un dato di fatto, negli Stati Uniti 13 Stati (più altri 11 che
vorrebbero seguire la stessa scia) hanno imposto un divieto totale all’aborto, con la previsione di
severe pene detentive tanto per le donne che si sottopongono a questa procedura quanto per i
medici e gli operatori sanitari che la praticano.
Quasi certamente Scott non intendeva fare di “Alien” una polemica sull’importanza dei diritti
riproduttivi, ma l’obiettivo degli alieni, che consiste nel costringere le persone a servire come bersagli
sessuali e riproduttori, che lo vogliano o meno, è condiviso dalla magistratura controllata dai

repubblicani (e non solo), dalla destra cristiana omofoba e anti-choice e in generale dalle varie
agende conservatrici.
La cultura, la tecnologia, la medicina – tutti gli strumenti che ci aiutano a vivere nei nostri corpi
mantenendo l’autonomia e l’agency su di essi – non sono solo necessari, sono ciò che ci rende umani.
“Alien” ci sembra vero, 45 anni dopo, perché comprende questa verità. Ci mostra che l’esistenza
animale bruta e insensata – una vita che si preoccupa solo di fare altri bambini, a qualunque costo – è
orrenda, terribile e distruttiva. Ma “Alien” è stato preveggente anche in un altro modo, che si sente
molto oggi: lo Xenomorfo non può fare a meno di uccidere le persone. In un certo senso, non ha
colpe.

Il vero nemico è la corruzione e l’avidità umana che ha mandato le persone nelle grinfie del
mostro; gli alieni possono uccidervi, ma solo perché gli umani li hanno lasciati entrare.

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Come migliorare l’esperienza in sala

Editoriale a cura di Dani Ironfist

Chi ci segue con attenzione sa che da sempre siamo sostenitori del cinema in sala, come riporta la didascalia in home page, per noi sul televisore non è cinema ma semplicemente un film.

Come tutte le arti anche il cinema ha il suo habitat naturale. Se l’habitat ideale per la musica è il concerto oppure, per fare un altro esempio, per la pittura è una mostra espositiva, anche perché, diciamo come stanno le cose, ascoltare una band dal vivo non è come ascoltarla dallo stereo di casa o su YouTube, visitare una mostra non è come vedere un quadro su Google immagini, così anche per il cinema, ci sono tanti motivi per cui una visione sul televisore (grande quanto vuoi) non sarà mai immersiva come vedere un film sul grande schermo.

Partiamo dal fatto che al cinema il film è proiettato, di conseguenza vediamo il film dal punto di vista del regista, come lui stesso ha voluto realizzarlo. Poi ci sono particolari importanti come la profondità di campo che non potrai mai cogliere sulla smart tv. Orson Welles a tal proposito, con il suo capolavoro “Quarto potere” ha fatto scuola su questo. Se non credete a questo c’è un metodo efficace per notare quanta differenza c’è da una televisione all’altra, quando entrate in uno store di elettronica soffermatevi nel reparto tv. Di solito i televisori esposti sono tutti accesi sullo stesso canale se vi concentrate sulle immagini noterete come la qualità dell’immagini che scorrono e la resa dei colori cambiano da un tv all’altra. Questo non accade nei cinema perché il film è proiettato.

A parte questa introduzione, quante volte ad ognuno di noi è capitato di ritrovarsi in sala ed avere la visione del film disturbata da schiamazzi, persone che sgranocchiano patatine, sussurri, risate e cellulari accessi? In questa breve guida, in base alla nostra esperienza e alle scelte che abbiamo messo in atto, cercheremo di aiutarvi a godere a pieno l’esperienza in sala e a gustare una visione immersiva e in tutta tranquillità.

È bene per prima cosa scegliere accuratamente cosa andare a vedere, è risaputo che i cosiddetti film “da cassetta”, meglio noti come blockbuster, sono quelli che attirano più pubblico e, di conseguenza, ci troveremo in sala con il pubblico occasionale. È proprio questo tipo di pubblico che porta danno alla visione, persone che vanno al cinema con il solo intendo di passare due ore e se il film a loro non piace, nella maggior parte dei casi, iniziano a disturbare. Sia, chiaro ognuno è libero di andare a vedere quello che vuole, non siamo qui a dire cosa dovete fare ma una buona scrematura di prodotti commerciali aiuterà molto ad avere una visione più tranquilla.

Si consiglia inoltre di scegliere una fascia oraria dove il pubblico è meno presente. Quella che va dalle 19,00 alle 20,30, soprattutto nel weekend, è la fascia oraria dove aperitivi e apericena abbondano e, di conseguenza, il pubblico è molto inferiore rispetto al pomeriggio o dopo cena. Se ne avete la possibilità anche la scelta del giorno può risultare importante, il lunedì è un giorno ostico un po’ per tutti e i cinema sono pressoché deserti, così come anche il martedì e il mercoledì l’affluenza è molto al disotto rispetto al weekend, va ricordato comunque che da molti anni il mercoledì il biglietto in tutti i cinema è al prezzo di 5,50€.

Cercate, inoltre, di frenare l’euforia quando esce un nuovo film, fiondarsi al cinema i primi giorni della programmazione può risultare fatale. Di solito i blockbuster restano nella sale almeno per un mese quindi fate passare una decina di giorni dall’uscita, quando poi gran parte del pubblico occasionale avrà già visto il film la situazione sarà sicuramente più tranquilla.

Molto importante è anche la scelta del cinema. In Italia ci sono ancora centinaia di sale tradizionali, ovvero le sale di una volta dove si sceglie il posto a nostro piacimento che, generalmente, sono frequentate da un pubblico più adulto e appassionato. Cosa non da poco rispetto ai multisala è la pulizia che è molto più accurata. Certo, probabilmente l’impianto audio non sarà come quello dei moderni multisala ma, se possedete un modesto impianto home theater in casa, potete godervi poi il film con la potenza audio necessaria successivamente. Ovviamente anche nelle sale tradizionali non mancano punti ristoro e i bar. Inoltre, nelle sale tradizionali, c’è la possibilità di vedere anche i film in lingua originale e, se siete fortunati, potreste beccare anche qualche masterclass o gli stessi autori a presentare il film.

Anche nei multisala in un giorno specifico (di solito è il martedì) si possono visionare i film in lingua originale sottotitolati. Molti, sicuramente, storceranno il naso ma, vi assicuro, che basta solo darsi il tempo di fare l’abitudine alla visione dei film sottotitolati. Se avete qualche dvd in casa provate a esercitarvi nella visione in lingua originale e, dopo un po’, vedrete che non ci farete più caso e la visione diventerà fluida come sempre. Sentendo le voci reali degli attori potrete capire il reale valore della prova recitativa di ogni singolo interprete. Inoltre, ci guadagnerete in tranquillità perché il pubblico occasionale si guarda bene dal vedere i film in lingua originale.

red carpet;

Un po’ in tutta Italia ci sono molte sale tradizionali che ospitano festival dedicati al cinema di vario genere. A questi eventi si concentrano gli appassionati e, spesso, vi capiterà di assistere a proiezioni in anteprima e di classici restaurati, presentazioni, masterclass, mostre cinematografiche e molto altro.

Di seguito vi segnaliamo i festival più importanti nel nostro paese

Piemonte

TOHorror fantastic film festival: si svolge ogni anno a Torino nel periodo di inizio ottobre ed è dedicato al cinema horror e di genere con proiezioni di classici e film in anteprima nazionale.

Friuli-Venezia Giulia

A Trieste si svolge ogni anno nel periodo ottobre/novembre quello che probabilmente è uno dei festival italiani più conosciuti in Europa, il Trieste Science+fiction festival, dedicato interamente al cinema fantastico (horror, fantascienza ecc..),  con grandi ospiti e anteprime da tutto il mondo. Nel 2023 il festival festeggia i suoi ben 60 anni. Stiamo parlando quindi di uno dei festival più longevi in Italia.

Veneto

Il più longevo e famoso festival in Italia è sicuramente “La biennale di Venezia”, il primo vero festival cinematografico al mondo che si svolge ogni anno a Lido di Venezia a fine agosto.

Nato da una costola del “Trieste Science+fiction festival” si svolge ogni anno nel mese di marzo a Verona “L’extra sci-fi film festival”, un festival dedicato al cinema di fantascienza e horror con proiezioni di classici e anteprime.

Toscana

La Toscana è molto ricca di grandi festival, tra i quali vi segnaliamo l’ormai consolidato “Fi Pi Li Horror festival” a Livorno. Ogni anno si assiste a proiezioni speciali di classici restaurati e anteprime nazionali con ospiti illustri, incontri, masterclass. Inoltre il festival dedica una parte della programmazione a mostre e incontri dedicati alla letteratura horror.

A Firenze ogni anno nel mese di marzo si svolge il Korea film festival, dedicato al cinema coreano con proiezioni, masterclass e molti ospiti internazionali.

Da segnalare anche il “Lucca film festival” a Lucca, “Visioni notturne” festival horror che si svolge ogni anno a giugno in quel di Prato e il “Cecinema”, un piccolo festival di cortometraggi che si svolge a Cecina (Livorno).

Lazio

Uno dei festival più longevi dedicato al cinema di genere e indipendente è senz’altro il “Fanta festival” a Roma che si svolge ogni anno ad inizio ottobre.

Vi segnaliamo inoltre:

Apulia Horror International Film Festival (Gallipoli – Lecce)

Il Ravenna Nightmare fIlm festival, dedicato al cinema horror

Il Monsters Taranto Horror film festival

Abruzzo Horror festival (L’Aquila)

Voghera film festival

Drag Me To Fest presso il Santeria a Milano

Trovate tutte le info utili sui loro rispettivi siti web.

Inoltre, in molte sale tradizionali e in vari spazi espositivi, spesso vengono organizzate varie rassegne cinematografiche. Ad esempio, presso il Cinema della fondazione Prada di Milano, di recente è stata organizzata una rassegna dedicata a Jaume Balaguero con il regista spagnolo presente in sala. Vi segnaliamo inoltre il “CinemArcord” a Bergamo, manifestazione nell’ambito della quale, ogni anno a fine settembre, vengono organizzati incontri, spazi espositivi dedicati ai fumetti, libri, home video e proiezioni speciali.

Insomma, come avrete notato, non mancano le occasioni per noi appassionati della settima arte per vivere al meglio la nostra passione senza dover per forza essere “schiavi” di quella scatola che si chiama televisore.

Noi speriamo che questo articolo sia stato di vostro gradimento e utile per migliorare la vostra esperienza in sala e, come detto in precedenza, ognuno è libero di muoversi come meglio crede ma l’esperienza cinematografica in sala rimane comunque unica e insostituibile.

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Profondo rosso (1975) – Perché dopo 50 anni fa ancora paura?

Editoriale a cura di Dani Ironfist

Grazie a Cat People, casa di distribuzione fondata da Raffaelle Petrini e Alessandro Tavola, che ha l’obiettivo di riportare in sala capolavori del cinema in collaborazione con RTI-Mediaset e con il supporto del magazine Nocturno, sono riuscito a coronare uno dei miei sogni da veterano cinefilo, ovvero, vedere un caposaldo della filmografia del maestro Dario Argento in sala. Anche se era già successo qualche anno fa con “Suspiria”, questa volta è stata una grande emozione e una full immersion nelle vicende che vedono protagonisti David Hemmings e Daria Nicolodi.

Quello che rende unica questa opera del maestro è il fatto che coinvolge profondamente la mente dello spettatore che inizia ad indagare insieme al nostro protagonista. Questa è stata la mia sensazione durante la visione in sala e questo nonostante le numerose visioni iniziate all’età di 12 anni (si parla del 1983) su un piccolo televisore. Rimasi terrorizzato al punto da non riuscire a dormire per un paio di notti. La scena del primo omicidio mi aveva gelato il sangue per la sua efferatezza con la porta che si spalanca e la mannaia che penetra nel corpo della sensitiva. Una scena girata con un montaggio che lascia senza fiato. Immaginate come può rendere al cinema, a quasi 50 anni dalla sua uscita ho visto gente davanti a me distogliere lo sguardo dallo schermo.

Torniamo però un attimo indietro.

Se nel film “Il gatto a nove code” le ninne nanne di Ennio Morricone risultavano un po’ discordanti con la narrazione del film le musiche dei Goblin portano il tutto al completamento perfetto inserendole in un contesto narrativo che fa rabbrividire ogni volta che la sentiamo in eco prima di ogni omicidio.

“School at night – Lullaby” è un pezzo originale dei Goblin ri-arrangiato e divenuta una delle nenie più famose al mondo (per molti anni è stata la mia suoneria del telefono) che fa subito capolino nel breve prologo iniziale con un coltello insanguinato lanciato ai piedi di un bambino.

Provate a vedere la sequenza iniziale al buio su un televisore abbastanza grande e alzate il volume il più possibile e poi venitemi a dire se non vi mette ansia addosso. È una sequenza che, durante i titoli di testa in font bianco su sfondo nero, mostra una serie di oggetti tra bilie, bambolotti e diavoli  riuscendo a costruire un crescendo di tensione che trasmette profonda inquietudine con la complicità della maestosa colonna sonora dei Goblin. Al cinema fa davvero un grande effetto.

È tutto il film, in cui Dario Argento riesce a creare tensione in un crescendo emotivo, che ti lascia inchiodato alla poltrona e con gli occhi piantati verso lo schermo a tal punto da non accorgerti dei molti difetti sparsi qua e là. Questo è solo merito del maestro perché con le sue inquadrature, movimenti di macchina e una fotografia veramente di ottimo livello neanche ti fa accorgere di un frame rivelatore durante la sequenza del primo omicidio e questo perché lo spettatore è preso da ciò che vede ed è talmente catturato dalle immagini e da quello che vede da non accorgersi ad esempio di un bagno del teatro sporco e marcio.

Nonostante il film sia coadiuvato da una strepitosa colonna sonora dei Goblin, Dario Argento gioca molto sui silenzi, soprattutto nelle sequenze ambientate nella villa, ed è proprio questo il bello del film. Il silenzio, infatti, dà maggiore risalto a rumori ambientali che risulterebbero coperti dalla colonna sonora come, ad esempio, un vetro che cade da una finestra, Marc che pesta pezzi di intonaco, una scelta stilistica che ho sempre adorato in questo film e mi ha sempre lasciato quel senso di terrore, anche a distanza di molti anni, come solo i grandi maestri sanno fare.

Emblematica anche la scena dell’omicidio di Giordani, la nenia che irrompe nel silenzio più totale della sua ampia e lussuosa villa, la musica dei Goblin che parte e viene interrotta bruscamente con l’ingresso dell’iconico bambolotto creato da Carlo Rambaldi.

David Hemmings e Daria Nicolodi sono straordinari nei panni di Marc e la giornalista Gianna Brizzi e a tal proposito bellissima la scena del battibecco tra i due sulla presunta fragilità delle donne che accusa Marc, battibecco che culminerà in una sfida a braccio di ferro.

Ho sempre trovato Daria Nicolodi un’attrice perfetta per il genere, in certi momenti la sua risata risulta veramente diabolica. Ascoltare per credere nella clip qui sotto.

Una delle scene più iconiche del film.

Se facciamo un salto indietro di qualche anno probabilmente il vero creatore del sottogenere “Giallo all’italiana” lo si può individuare in Mario Bava con i suoi film “La ragazza che sapeva troppo” (1963) e “Sei donne per l’assassino” (1966) e da questi Dario Argento deve aver preso lezione per la sua trilogia degli animali ricercandone tutti gli stilemi dimostrando che un giallo può diventare un successo commerciale.

Tutto ciò è stato sviluppato in questi tre film e “Profondo rosso” a dimostrazione che Dario Argento non era solo un grande sceneggiatore (ha iniziato la sua carriera lavorando anche con Sergio Leone con il quale ha scritto “C’era una volta il West”) ma un regista di grande abilità, talento e con la capacità di realizzare film assolutamente terrificanti.

“Profondo rosso” probabilmente non arriva a diventare un capolavoro complici alcuni difetti di sceneggiatura (il film è stato scritto da Dario Argento e Bernardino Zapponi, collaboratore tra l’altro di Federico Fellini) che comunque non intaccano il valore del film. Onestamente reputo “Suspiria” e “Inferno” i suoi due capolavori ma pensandoci faccio una fatica enorme a dover scegliere un mio film preferito nel periodo cosiddetto d’oro che va da “L’uccello dalle piume di cristallo” a “Trauma” perché in un’ipotetica classifica potrei cambiare l’ordine dopo aver visto questo o un altro film.

Penso che “Profondo rosso” nonostante non lo reputi un capolavoro sia probabilmente uno dei suoi film più riusciti parlando di struttura narrativa, recitazione, regia e montaggio, poiché ci sono numerose scene caratterizzate da una ripresa molto lunga seguita da alcuni rapidi tagli e con alcuni notevoli lavori di movimento della macchina da presa che sono entrate di diritto nella storia del cinema. Qui prendo sempre come esempio la meravigliosa scena della discussione tra Marc e Carlo girata nella piazza, scena che inizia con la macchina da presa montata su una gru che scende per mettere a fuoco Marc prima di eseguire una panoramica totale sulla piazza. Questo è un tipo di ripresa che solo i grandi maestri sapevano fare tenendo conto che, ovviamente, a quei tempi non esistevano i droni.

“Profondo rosso” alla fine è un film che parla di un assassino che uccide apparentemente a caso, vengono lasciati solo piccoli indizi durante il film e il mistero sarà svelato solo nel meraviglioso finale. Ci sono grandi colpi di scena durante il film con molti parti noir, ma la cosa più inquietante di questo film non è l’assassino, ma è l’atmosfera di tutto il film.

Come detto sopra, “Profondo rosso” non è il miglior film di Argento, ma è ben costruito, visivamente ricco di sequenze mozzafiato e offre il tipo di esperienza che un fan del thriller e dell’horror dovrebbe fare soprattutto ora dal momento che il film è stato restaurato in 4K e riportato nei cinema italiani.

Dopo questa meravigliosa esperienza aspettiamo con grande attesa il ritorno al cinema (dal 21 agosto) di un altro cult dell’horror italiano, quel “Cannibal Holocaust” di Ruggero Deodato che ha diviso il mondo intero, ma questa è un’altra storia..


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In memory of Tobe Hooper

Articolo a cura di Martin Quatermass e The Crystal lake girl

Recensione: Non aprite quella porta parte 2 (1986)

Tobe Hooper ha realizzato un classico dell’horror con “The Texas Chain Saw Massacre” del 1974. Dodici anni dopo, decise di realizzare un sequel. Tobe Hooper è stato furbo. Forse rendendosi conto che non sarebbe mai riuscito a riprodurre la natura cruda e sporca dell’originale, ha optato per una direzione completamente diversa. “The Texas Chainsaw Massacre 2” è un po’ più elegante, con un budget maggiore, una star riconoscibile (Dennis Hopper) e una colonna sonora alt-rock anni ’80. È anche, più o meno, una commedia. Il film è ancora brutale, ma è brutalmente divertente. Grazie al lavoro del genio del trucco Tom Savini (reduce dal trionfo di “Day of the Dead”), il film mostra effettivamente il gore grafico che la gente immaginava di vedere nel primo film, e poi va ben oltre.

La storia rivela che Leatherface (Bill Johnson, che sostituisce Gunnar Hansen) ha una famiglia e ha trascorso gli ultimi 13 anni in giro per il Texas. Il capo del clan è Drayton Sawyer (Jim Siedow) ed è un maestro nel preparare il chili con… beh, considerate il titolo del franchise quando cercate di capirlo. Sebbene uno dei fratelli sia stato ucciso alla fine del film originale, è stato sostituito dal maniacale Chop-Top (Bill Moseley), che ha una placca di metallo in testa.  Naturalmente, il nonno (Ken Evert) è ancora vivo.  Ha più di cento anni, ma si diverte ancora a cercare di brandire un martello.
Entra in gioco anche Lefty Enright (Dennis Hooper), l’ex ranger texano ossessionato dall’idea di trovare gli psicotici assassini che hanno ucciso i figli di suo fratello.
Nel frattempo, una tosta disc jockey (Caroline Williams) ha registrato i criminali nell’atto di fare a pezzi una coppia di ragazzini. Quando la ragazza si offre volontaria per aiutare, Lefty la convince a mandare in onda il nastro per attirare i maniaci fuori dal loro nascondiglio.

Nonostante le risate e le battute, questo è un film horror cupo, implacabile, che ti spacca la testa con un martello. Quando Stretch finisce nel parco divertimenti sotterraneo della famiglia Sawyer, “Texas Battle Land”, pieno di cadaveri, il film si abbandona completamente allo stato mentale squilibrato della famiglia. Se pensavate che le creazioni scheletriche di Robert Burns nel primo film fossero elaborate, aspettate di vedere la loro nuova casa. Lo scenografo questa volta è Cary White e ha creato un labirinto di tunnel sotterranei ammuffiti riempiti con tutti i tipi di mobili in osso, parti del corpo e scheletri che la famiglia mette in posa in scene umoristiche (una visita alla spiaggia, Slim Pickens che cavalca la bomba in Dr. Strangelove).

“Texas Chainsaw Massacre 2” inserisce sottili commenti satirici su tutto: le megacorporazioni, un grande insieme di aziende sotto il controllo di un’unica società madre, hanno iniziato a spuntare in massa sotto la presidenza di Ronald Reagan. La famiglia Sawyer era già impoverita a causa della recessione degli anni ’70, ma a metà del secondo mandato di Reagan, le piccole imprese come quella di Drayton sono state acquistate da grandi aziende o costrette a chiudere perché nuove imprese, meglio finanziate, hanno diminuito la necessità di un negozio locale. Periodicamente, Drayton si lamenta della sua sfortunata situazione finanziaria di piccolo imprenditore in un’economia sempre più ipercapitalistica.

Tuttavia, sceglie di parlarne quando si trova in situazioni oggettivamente più pericolose per la sua vita: nonostante sia in pericolo di vita, Drayton è più concentrato sull’instabilità economica in cui è perennemente costretto e che porta la sua famiglia a dipendere da altri esseri umani come sostentamento.

“TCM 2” è, a tutti gli effetti, un prodotto dell’epoca in cui è stato realizzato: negli anni ’80 gli americani hanno ampiamente incarnato il motto “bigger is better”. Era quindi un’epoca di grandi auto, grandi case, molta tecnologia e grandi spese. I film horror di quell’epoca risposero abbastanza bene all’aspetto “bigger is better” degli anni ’80, aumentando la quantità di gore e nudità sullo schermo.

Forse non ha molto in comune con il suo predecessore, almeno dal punto di vista tonale, ma “TCM 2” funziona perché è completamente originale. Non si sa mai da un minuto all’altro dove si andrà a parare, e questa imprevedibilità ci tiene col fiato sospeso per ogni singolo secondo.

Martin Quatermass


Focus :L’horror di Tobe Hooper

Non si parla mai abbastanza di Tobe Hooper. Tobe Hooper che ha creato uno dei cult indiscussi del cinema horror (e slasher) che ancora genera sequel, reboot e quant’altro. Ovviamente mi riferisco a The Texas Chainsaw Massacre, Non aprite quella porta,  forse una delle poche volte che un titolo tradotto in italiano ha la stessa forza del titolo originale.

Ma Tobe Hooper non ha fatto solo “Non aprite quella porta”.

 È un regista di tutto rispetto, un icona del cinema horror anni 80 in egual modo ad altri.

Lo ricordiamo nel giorno del suo compleanno e, a quasi 6 anni dalla scomparsa, in questo articolo con una panoramica della sua carriera.

 Un piccolo tributo doveroso.

Oltre al già citato Non aprite quella porta,  suo debutto ufficiale, abbiamo diversi altri titoli gustosi.

 Nel 1976 arriva Quel motel vicino alla palude, che vede tra gli interpreti un giovane Robert Englund. Anche qui Hooper si gioca la carta della “storia vera”. Se Non aprite quella porta era ispirato alle gesta di Ed Gein, Quel motel vicino alla palude è liberamente ispirato ad un tizio che possedeva un locale con alligatore come attrazione. Il tizio però pare fosse anche un serial killer di donne.

Tra le cose più belle di Hooper si annovera anche la miniserie TV basata sul romanzo di Stephen King, Le notti di Salem.  In questo caso abbiamo a che fare con un vampiro che, trasferitosi in una cittadina rurale, mieterà vittime per soddisfare la sua sete.

 Sì continua con lo slasher Il tunnel dell’orrore (1981).  Qui Tobe Hooper fa un ottimo lavoro con uno slasher basico, ma che ha carattere. Hooper userà alcuni degli effetti del film per il videoclip di Billy Idol che girerà tempo dopo.

 Nel 1982 esce Poltergeist, collaborazione con Steven Spielberg che ha scritto storia e sceneggiatura. Ad Hooper Spielberg aveva proposto E.T in precedenza*,* ma poi andò a finire con Poltergeist.

 Dopo Space Vampires e Invaders from Mars,  rispettivamente dell 85 e 86, Tobe Hooper dirige Non aprite quella porta 2, sequel con uno spirito molto diverso dal primo film.

 A fine anno 80 (1989) Hooper dirige I figli del fuoco. Un uomo (Brad Dourif) scopre di avere dei poteri ereditati dai genitori che sono stati esposti a radiazioni prima della sua nascita.

 Dopo questo, e alcuni episodi di serie TV, passiamo direttamente al 1993 con Night Terrors,  film a mio avviso interessante solo per la presenza di Robert Englund.

 Abbiamo però Body bags,  il clamoroso antologico dove Hooper dirige il segmento con protagonista Mark Hamill nel roulo di un giocatore di baseball che perde un occhio in un incidente stradale. L’occhio verrà rimpiazzato ma l’uomo inizierà ad entrare in un incubo.

 Il film è un gioiellino degli anni 90 assolutamente consigliato!

 Passiamo poi al 1995 con The mangler – La macchina infernale, adattamento di un racconto di Stephen King con di nuovo il buon Robert Englund nella, parte del cattivo.

 Seguono poi diversi episodi di serie TV e si va dritti a dopo il 2000 con

La casa dei massacri (2004). Il film è un mix tra thriller e horror.

 Citiamo, prima di terminare, i due episodi contenuti nella serie Masters of Horror datati 2005/2006 e il film minore Il custode del 2005.

 L’ultimo film di Tobe Hooper e Djinn del 2013 anch’esso non troppo amato.

Una carriera con alti e bassi sicuramente. Questo però non toglie il fatto che Tobe Hooper ha dato il suo contributo al cinema horror, soprattutto della vecchia scuola, ritagliandosi un posto tra le icone del periodo.

The crystal lake girl


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Top & Flop 2021

Articolo a cura di Dani Ironfist e Frina

Il meglio del 2021 – Beyond the horror

Con questo articolo facciamo un riassunto dei film che ci sono piaciuti di più e che sono usciti in Italia nel corso del 2021, sono presenti anche film del 2020 ma visto che sono usciti in Italia lo scorso anno ci sembrava giusto inserirli in questo articolo.

Sono tutti film visti al cinema, in home video o in streaming legale.

Ecco quindi i nostri 10 migliori film horror/thriller e fantascienza in ordine casuale:

DUNE

C’è poco da dire, un kolossal di fantascienza come non si vedeva da tempo. Il ritorno dietro la macchina da presa di Denis Villeneuve conferma quanto di strepitoso aveva fatto con “Blade Runner 2049”. Un film visivamente strepitoso e di grande intensità.

Il film è disponibile in home video, su Prime video e Sky cinema.

A CLASSIC HORROR STORY

Finalmente, e dico, finalmente il cinema italiano comincia di nuovo a far parlare di sé fuori dai confini italiani. Questo grazie alla coppia Roberto De Feo e Paolo Strippoli e al film prodotto da Netflix. Una messinscena che passa in rassegna molti tipi di cinema horror moderno accostandoli alle fiabe folkloristiche del nostro paese.

Il film è disponibile su Netflix.

OLD

Era uno dei film che attendevo di più nel 2021 e in parte il film di M. Night Shyamalan non ha deluso le mie aspettative. Tecnicamente mostruoso ma come ho scritto nella recensione (qui) non mi ha convinto molto per alcune scelte di sceneggiatura. Il film comunque ha un fascino enorme, inquietante in alcune trovate e che riserva anche un filo di tristezza sul finale.

Il film è disponibile in home video e su Sky primafila.

NATI MORTI

Produzione italiana indipendente che meritava una ben più ampia distribuzione. Il nuovo film di Alex Visani (di cui abbiamo parlato qui) è un concentrato di horror malsano e inquietante che ha la sua forza nei due attori protagonisti. Un’ interessante storia tra vittima e carnefice che avrà dei risvolti del tutto inaspettati.

Il film è disponibile in home video e sulla piattaforma streaming Vimeo

ULTIMA NOTTE A SOHO

Beh, che dire di “Ultima notte a Soho”? Edgar Wright è un genio e lo dimostra in questo film incredibile ambientato in gran parte nella Londra degli anni 60 in cui strizza l’occhio a Hitchcock, ai nostri maestri Mario Bava e Dario Argento in un tripudio di colori e scene che lasciano senza fiato accompagnate da una strepitosa colonna sonora. Per noi il TOP uscito nel 2021.

Data di uscita home video e on demand da confermare.

TITANE

Secondo film per la regista francese Julia Ducournau, dopo l’ottimo “Raw – Una cruda verità”. Julia in “Titane” realizza una storia d’affetto drammatica tra una mutaforma e un vigile del fuoco in pensione in una crescente e delirante storia che in alcuni punti ricorda il Cronenberg di “Crash”.

Data di uscita in home video on demand da confermare.

NIGHTMARE SYMPHONY

Girato nel 2019 ma uscito in Italia nel mese di giugno 2021 “Nightmare Symphony” è un film diretto da Domiziano Cristopharo. Un meraviglioso omaggio al cinema di genere italiano e in particolare a Lucio Fulci in un quasi remake del film “Un gatto nel cervello” con l’attore Frank La Loggia nel ruolo di sé stesso.

Disponibile in home video tramite la Tetro video.

COME TRUE

Uscito in Italia grazie alla Midnight factory, il film diretto da Anthony Scott Burns nel 2020 è un meraviglioso sc-fi/horror onirico che ci ha letteralmente sorpresi. Un film meraviglioso ed emozionante di cui abbiamo parlato su queste pagine. Trovate la nostra recensione senza spoiler a questo link.

Disponibile in home video e sul canale Prime video della Midnight factory.

DEMONIC

L’incursione di Neill Blomkamp nel mondo dell’horror dopo aver diretto tre film di fantascienza di grande impatto è da considerarsi riuscita. “Demonic” nonostante non brilli di originalità in alcuni frangenti è un perfetto mix tra horror e fantascienza diretto con maestria da quello che considero uno dei migliori registi attualmente in attività. Potete leggere la nostra recensione qui.

Disponibile sul canale Prime video della Midnight factory e in home video dal 22 gennaio.

UNA DONNA PROMETTENTE

Rimandato al 2021 a causa della pandemia il film di Emerald Fennell del 2020 affronta un argomento spinoso come la violenza sulle donne, un film vincitore di un premio oscar che ha il suo punto forte nell’intensa interpretazione di Carey Mulligan.

Trovate la nostra recensione qui.

Il film è disponibile in dvd e Blu-ray.

MENSIONE D’ONORE:

MALIGNANT

Il ritorno all’horror di James Wan ha diviso molto gli appassionati dell’horror, per noi è stato un ottimo ritorno, non da considerarlo tra i migliori ma neanche tra i peggiori. Trovate la nostra recensione qui.

Disponibile in home video, su Sky prima fila e Prime video.

ALONE

“Alone” è un film del 2020 ma uscito da noi nel corso del 2021 e si tratta di un notevole thriller diretto da John Hyams. Seguiremo così le vicende di Jessica che viene rapita da un misterioso individuo dalla quale riuscirà a fuggire. “Alone” è un thriller con una ottima suspence che ha il merito di non annoiare mai durante la visione.

Disponibile in home video e sul canale Prime video della Midnight factory.

SPUTNIK – TERRORE DALLO SPAZIO

Il film diretto dal regista russo Egor Abramenko è un affascinante e ipnotico film di fantascienza a tinte horror dalle atmosfere cupe ed ispirato in parte al capolavoro di Ridley Scott. Una vera sorpresa per gli amanti del genere.

Di questo film ne parleremo su queste pagine nei prossimi giorni.

Disponibile in home video e sul canale Prime video della Midnight factory.

Ma al di fuori dell’horror e la fantascienza? Non problem, ecco i nostri top 5 del 2021.

DIABOLIK

Meraviglioso tributo al cinema di genere italiano con delle bellissime atmosfere noir anni 60. Il film dei Manetti bros ci è piaciuto veramente tanto da considerarlo uno dei migliori film italiani del 2021

Miriam Leone e Valerio Mastandrea mattatori assoluti per la loro interpretazione nei panni di Eva Kant e l’ispettore Ginko.

Attualmente al cinema.

LE MIRABOLANTI AVVENTURE DI FAGA

Strepitosa commedia diretta da Roberto Albanesi che purtroppo non ha avuto distribuzione nelle sale, come al solito in Italia i distributori italiani si fanno scappare certe perle. Questa pellicola in poco più di 90 minuti vi farà tornare in pace con il mondo.

Disponibile qui su You tube.

THE SUICIDE SQUAD – MISSIONE SUICIDA

Mr. James Gunn non ha certo bisogno di presentazioni, e questo film annulla e straccia il mediocre “The suicide squad” precedente inserendo in questo film molti elementi che si rifanno anche ai suoi precedenti con la Troma. “The suicide squad – Missione suicida” è a tutti gli effetti uno dei migliori cinecomics di sempre. Potete leggere la nostra recensione qui.

Disponibile in home video e su Sky primafila.

NO TIME TO DIE

L’ultimo 007 con Daniel Creig è un fotonico film d’azione che lascia senza fiato e una degna chiusura di un ciclo. Uno dei capitoli più emozionanti dedicati all’agente segreto più famoso del mondo.

Disponibile in home video, Prime video e Sky primafila.

FREAKS OUT

Altra grande bomba che ci ha regalato il cinema italiano nel corso del 2021, segno che il cinema nostrano gode e come di ottima salute. Il film di Gabriele Mainetti è una strepitosa “favola” sulla diversità che non ha niente, ma proprio niente da invidiare ai soliti blockbuster americani.

Uscita in home video prevista a febbraio.

Non sono mancate le pellicole che non ci sono piaciute, è il caso del tanto pompato da Netflix “Army of the dead” (che trovate recensito qui) oppure di “Resident evil: Welcome to Raccoon City”, delusione colossale per chi scrive di cui vi spiego i motivi qui.

E per il 2022?

Tra i film più attesi da parte nostra ci sono, “Nope” di Jordan Peele, il viking/thriller di Robert Eggers “The Northman” e “Avatar 2” di James Cameron di cui al momento è confermata l’uscita nel periodo di Natale.

Altra grande attesa è per “Lamb” il film islandese ed esordio alla regia di Valdimar Jóhannsson.

Senza contare poi il nuovo film di Guillermo Del Toro, “La fiera delle illusioni”, in uscita in Italia il 27 gennaio.

Per quanto riguarda il mercato home video c’è molta attesa per l’inedito film di George A. Romero “The amusement Park”, il film uscirà tramite la Midnight factory il 17 febbraio, così come speriamo finalmente in una distribuzione in Italia di “Possessor”, il secondo film di Brandon Cronenberg.

In conclusione: è stata una ottima annata per quanto riguarda il cinema horror, sono rimasti fuori molti film dalla nostra top 10 (alcuni li trovate recensiti qui sul blog) ma non per questo li consideriamo tra i peggiori.

E i vostri? Fateci sapere sui nostri social e nei gruppi facebook/telegram se siete d’accordo e quali sono secondo voi i migliori film usciti nel 2021.

NB: l’articolo potrebbe subire variazioni durante il 2022 a seguito delle visioni di altri film usciti lo scorso anno.

Reazione a catena (1971) – 50 anni fa Mario Bava inventava un nuovo genere

Parlare di Mario Bava per me è sempre un’immensa goduria, starei qui a ore e scrivere del cinema del grande maestro.
Con questo articolo mi voglio soffermare su un film che ha rivoluzionato il modo di fare cinema horror. Sto parlando ovviamente di “Reazione a catena” (“A bay of blood”), uscito nel dicembre del 1971. Prima di arrivare a quello definitivo, durante la stesura della sceneggiatura del film, erano stati presi via via in considerazione diversi titoli da “Così impararono a fare i cattivi” ad “Antefatto” fino a giungere al titolo definitivo “Reazione a catena” anche se il produttore Giuseppe Zaccariello avrebbe preferito “Ecologia del delitto” che, a mio parere, rendeva bene l’idea geniale che si cela dietro a questa pellicola.
“Reazione a catena” è stato un film rivoluzionario per l’horror, uno di quei film che hanno posto le basi per lo sviluppo del genere.
Mario Bava aveva comunque lasciato il segno anche con altre pellicole precedenti a questa come ad esempio “Sei donne per l’assassino” del 1964, un film che racconta di un assassino che uccide belle donne che frequentano una boutique. In questo film sono presenti alcuni stilemi che verranno ripresi in seguito da altri registi. Ad esempio, ritroveremo l’assassino con i guanti in pelle nera in molti film di Dario Argento, così come una vittima che viene ustionata al volto con acqua bollente. Una delle vittime viene inoltre assassinata con una specie di guanto con artigli al posto delle dita (eh? Chi ha detto Freddy Kruger?).

Quando si parla di “Reazione a catena” ci rendiamo conto che ci troviamo davanti al prototipo dello slasher, un film che ha ispirato molte pellicole nei decenni successivi, basta pensare a “Black Christmas” (1974) di Bob Clark, “Halloween (1978) di John Carpenter o ai primi due capitoli della saga di “Venerdì 13”.
Il film fu girato da Mario Bava in totale libertà, il produttore Giuseppe Zaccariello gli diede carta bianca per quanto riguarda la sceneggiatura che verrà scritta dallo stesso Bava insieme a Roberto Leoni dopo che la coppia di sceneggiatori Franco Barbieri e Dardano Sacchetti fu licenziata.
Da questo punto in poi potrebbe essere presente qualche spoiler (cercherò ovviamente di limitarmi) ma, poiché il film è datato, se non l’avete visto è una grave mancanza, soprattutto se vi dichiarate fans dell’horror.

La magnificenza con cui si apre il film la si nota subito da quel taglio gotico che da sempre contraddistingue lo stile registico e fotografico del cinema di Mario Bava con quel taglio di luci meraviglioso.
“Reazione a catena” parte subito con il botto con un’anziana signora in carrozzina proprietaria della baia dove si svolge la storia che viene strangolata e, subito dopo, l’assassino viene a sua volta ucciso a pugnalate da una misteriosa figura. Questo duplice omicidio darà il via ad una giostra d’interessi legati ad una lucrosa speculazione edilizia sulla baia.
A farne le spese saranno, tra gli altri, un gruppo di turisti che una mano ignota elimina nelle maniere più efferate possibili, ed è solo l’inizio della storia che porterà ad un finale pazzesco. Memorabile la scena dell’omicidio della coppia che viene uccisa a letto mentre sta facendo sesso (i due vengono trafitti entrambi da una lancia). Questa scena verrà, tra l’altro, copiata spudoratamente in “Venerdì 13 – L’assassino ti siede accanto”, roba veramente da denuncia.

Se masticate un po’ di horror questa scena vi ricorderà qualcosa...


Nel cast troviamo molti nomi interessanti: Claudio Camaso (fratello del grande Gian Maria Volontè), la compianta Laura Betti (grande amica di Mario Bava), Luigi Pistilli, Claudine Auger e Chris Avram.

É davvero molto triste constatare come la rivalutazione postuma del maestro sia avvenuta grazie all’amore sconfinato nei confronti di Mario Bava da parte di alcuni importanti registi stranieri come Joe Dante, Quentin Tarantino, Tim Burton e Martin Scorsese. Quest’ultimo, tra l’altro, aveva inserito tra i suoi film preferiti di sempre “La frusta e il corpo” (1963).
Anche la prestigiosa rivista cinematografica francese “Cahiers du cinèma” si accorse del valore del regista e investì Mario Bava della carica di “auteur” già dal suo esordio con il capolavoro “la maschera del demonio” del 1960.
La dimostrazione poi di quanto tutto questo sia vero è oggi testimoniabile in quanto molti film sono usciti negli ultimi anni in home video in meravigliose edizioni in HD come se fosse stato scelto di riparare al silenzio degli ultimi decenni, decenni in cui le maestose opere del maestro furono trattate con criminosa sufficienza. Viene da domandarsi cosa sarebbe successo senza le dichiarazioni dei sopracitati registi
Mi dà ancora più fastidio leggere tutt’oggi di gente che si proclama esperta di cinema di genere e che considera come capostipite dello slasher “Halloween” di John Carpenter. Senza ombra di dubbio il film di John Carpenter che, ricordiamoci, ha avuto la fortuna di disporre di un budget più elevato e, forse, sotto certi aspetti, è anche più bello ma se si parla d’ispirazione è inutile girarci intorno, si torna sempre da Mario Bava, come nei casi citati ad inizio articolo.

Ad oggi “Reazione a catena” rimane uno dei più grandi capolavori horror/thriller italiani: ricco di suspense, splatter, intrighi, cinismo e una buona recitazione.

Concludo dicendovi che se amate il grande cinema e in particolare l’horror e avete sempre snobbato il grande maestro Mario Bava dovete fare un grande mea culpa e recuperare tutta la sua filmografia da “La maschera del demonio” del 1960 a “Shock” del 1977, poiché Mario bava è stato un grande in tutti i generi che ha esplorato. Fatto questo vi si aprirà davanti un mondo.
Pensate solo al fatto che il film “I tre volti della paura” del 1963 nella versione inglese portava il titolo di “Black Sabbath”. Tony Iommi il leader della band omonima ha sempre dichiarato di aver dato il nome al gruppo dopo aver visto il film di Mario Bava traendo spunto dal film anche per la splendida omonima canzone.

Dani Ironfist