The Northman (2022)

Articolo a cura di Dani Ironfist

THE NORTHMAN (2022)

“Ti vendicherò padre, ti salverò madre”

Questo “ritornello” echeggia già dalle prime battute del film e sarà, come facile immaginare, il tema portante di tutto il film.

Con “The witch” Robert Eggers aveva ambientato il film nella New England del 1400 raccontando una storia di stregoneria intrisa di mistero e con un fascino unico.

Con il successivo “The lighthouse” invece ci trasporta nel 1800 con una storia che di base doveva essere tratta dal romanzo di Edgar Allan Poe, “The light-house” ma che invece ha trasformato in una storia tutta sua e originale priva di somiglianze con il racconto di Poe.

Non è un caso che Robert Eggers sia tornato a ritroso nel tempo anche con il suo terzo film, infatti durante le svariate interviste di presentazione aveva dichiarato di non aver ancora fatto film ambientati in tempi recenti in quanto l’uomo oggi non ha niente da dire. Ditemi, come si fa a dargli torto?

Con “The northman” siamo in Islanda nel X secolo ed è la storia di Amleth che dovrà vendicarsi della morte del padre e liberare sua madre. Questa volta però Eggers prende spunto dall’episodio della “Gesta Danorium” di Saxo Grammaticus che poi venne riadattato nell’omonima tragedia da Shakespeare.

“The northman” racconta un’epica storia di sangue e guerra ambientata nel freddo nord Europa con Alexander Skarsgàrd nei panni di Amleth sempre al centro della scena armato e arrabbiato, niente di innovativo ma che comunque grazie ad una stesura narrativa e una regia di alto livello riesce a coinvolgerci nelle atmosfere epiche e battagliere del film regalandoci momenti di spettacolare cinema epico e fantasy che non si vedeva dai tempi de “Il signore degli anelli” di Peter Jackson.

Bastano solo la scena iniziale con l’arrivo del re e il duello finale (girato e montato con una tecnica pazzesca) per spazzare via tutto quanto fatto nel cinema fantasy negli ultimi 20 anni.

Per certe situazioni siamo anche vicini al film “Conan il barbaro”, l’indimenticabile film diretto da John Milius ma quello che è evidente durante la visione del film è la cura e la ricerca dei particolari con cui Robert Eggers lo ha realizzato, è molto chiaro il fatto che il regista americano per realizzare questa epopea vichinga abbia studiato e letto molti libri a riguardo non soffermandosi molto sul dramma umano “Shakespiriano” ma puntando molto di più sulla cattiveria dell’essere umano e la spietata vendetta che ne deriva e l’apice di tutto questo lo raggiunge nella spettacolare scena della cavalcata della Valchiria.

Robert Eggers non tralascia neanche in questo film la sua vena più orrorifica inserendo nella storia scene cruente e combattimenti con tanto sangue e mutilazioni con Amleth che si difende e combatte in qualsiasi modo, armato di accetta, spada, coltelli o perfino addentando il nemico alla giugulare come un lupo mannaro. Il tutto accade tra streghe e stregoni, spettacolare in questo caso l’apparizione di Bjork nel ruolo della strega veggente che darà più di una dritta ad Amleth.

A livello tecnico tutto è curato alla perfezione con una fotografia plumbea che ci immerge nelle fredde atmosfere nordiche regalando al film delle scene memorabili e un montaggio che riesce a non far distogliere l’attenzione dello spettatore dalla visione del film.

Interessante la scelta del casting, “The northman” comprende un cast di tutto rispetto con molti attori dal Nord Europa tra protagonisti e comprimari e questa secondo me è stata una scelta azzeccata perché lo rende un valore aggiunto al film. Tra i principali protagonisti del film oltre ad Alexander Skarsgàrd troviamo una strepitosa Nicole Kidman nel ruolo della regina Gudrùn, Anya Taylor-Joy che intrepreta Olga, personaggio fondamentale, Ethan Hawke (re Aurvandil) e Willem Dafoe nel simpatico ruolo di Heimir il folle.

Con “The northman” Robert Eggers ha evocato una potente saga sugli uomini vichinghi e il che va tutto bene se non per il fatto che Robert Eggers e il resto dei collaboratori, tra cui lo scenografo Craig Lathrop e il direttore della fotografia Jarin Blaschke, danno la sensazione di aver puntato molto di più sull’impatto visivo ed emozionale che sulla vita interiore di Amleth che non subisce nessuna evoluzione durante la storia. Anche quando la madre lo mette al corrente di alcuni fatti che lui non conosce del tutto rimane dell’idea che la ragione sia tutta e solo da una parte e non rinuncia alla sua sete di vendetta. Come in molti altri film simili recenti Amleth è un personaggio la cui vita interiore non viene molto approfondita ma che viene descritto solo come un guerriero che cerca solo il modo di placare le sue ansie e paure in battaglia.

Nonostante siamo lontani dal quel capolavoro che era “The Lighthouse”, Robert Eggers nella sua (per ora) breve carriera ha fatto di nuovo centro con un film potente ed evocativo che insieme ai due precedenti annovera il giovane regista newyorkese tra i più interessanti registi del momento.


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