Crash (1996)

Articolo a cura di Dani Ironfist

CRASH (1996)

Quando si parla di David Cronenberg per me è sempre una goduria immensa, immaginate poi dopo aver rivisto questo capolavoro in sala, questa volta con un valore aggiunto, ovvero, in lingua originale.

Dopo il drammatico “M. Butterfly” del 1993, passano sei anni e David Cronenberg torna alla regia con uno dei suoi film più controversi e ispirato al romanzo omonimo del 1973 di James Graham Ballard.

Tutti i film del maestro canadese hanno una sola cosa in comune, quella di essere unici ma di certo questa non è l’unica dote che Cronenberg ha conservato per tutta la sua carriera. Ogni suo film riesce sempre a devastarmi al mio interno come un martello pneumatico e questo succede ad ogni dannata visione di un suo lungometraggio, figuriamoci poi con un film come “Crash” dove morte e sesso si fondono in un connubio devastante.

Il fatto di essere unico nel suo modo di concepire l’arte cinematografica non poteva che portarlo in trionfo al festival di Cannes nel 1996, dove “Crash” fu presentato in concorso e premiato con il premio della giuria mettendo a disagio la platea durante la proiezione.

Un’atmosfera fredda fa da cornice alle vicissitudini dei coniughi Ballard, interpretati da James Spader e Deborah Unger, che vivono in periferia di una moderna metropoli, entrambi hanno esperienze extraconiugali che si raccontano l’un l’altra senza nessun tipo di remora. James, a causa di una distrazione, rimane coinvolto in un terribile frontale che provocherà la morte del guidatore dell’auto proveniente dalla parte opposta. Negli attimi successivi, mentre sono entrambi incastrati e sotto shock negli abitacoli delle rispettive auto distrutte, James incrocia lo sguardo di Helen, moglie della vittima. Questo è solo l’inizio di un’odissea che vedrà coinvolti i due coniugi in un giro di sesso, depravazione e incidenti stradali.

Si possono trovare in “Crash” molti punti in comune con un altro capolavoro del maestro canadese, quel “Videodrome” dove il protagonista Max Renn (interpretato da James Woods) è costantemente alla ricerca di nuovi stimoli sessuali devoti alla nuova carne, stimoli che in “Crash” sono rappresentati dall’attrazione che i nostri protagonisti provano verso le cicatrici provocate dagli incidenti stradali. La differenza, che contraddistingue i personaggi di “Crash” da Max Renn, sta nel fatto che in questo film i nostri sono depressi, annoiati e sempre alla ricerca di stimoli ed esperienze sempre più intense tra orgasmi e schianti con le loro automobili.

Emblematica è la scena iniziale dove vediamo Catherine Ballard piegata su un aereo intenta ad accarezzarne la superfice metallica fino a quando un uomo l’afferra da dietro ed iniziano un amplesso, tutta via la telecamera non si sposta mai verso l’uomo ma rimane su Catherine e l’aereo preparandoci a ciò che avverrà dopo.

Nonostante non sia molto diverso da altri film dove i protagonisti trovano eccitazione nella loro autodistruzione, in “Crash” c’è anche un significato profondo. David Cronenberg mette in scena un’allegoria sul mondo delle auto, che in origine nel romanzo di J.G. Ballard simboleggiavano la modernità degli anni 70, mentre in “Crash” le persone abbracciano la tecnologia al tal punto di mescolarsi l’una con l’altra. In parole povere, gli uomini diventano macchine e le macchine si sessualizzano diventando portatori di erotismo.

Eccezionali, inoltre, il personaggio interpretato da Rosanna Arquette (Gabrielle), una ragazza vittima di un incidente stradale che l’ha costretta a convivere con due protesi d’acciaio esterne. Con la sua sensualità farà girare la testa a tutti (spettatore compreso), altra scena indimenticabile è quella che vede protagonista Gabrielle in un salone di vendita automobili con James attratto dalle ferite sulle gambe di Gabrielle e il venditore in evidente affanno.

Prima di Gabrielle però faremo la conoscenza di Vaughan (interpretato da Elias Koteas) e la sua malsana idea di ricostruire gli incidenti mortali che hanno visto coinvolti attori e personaggi famosi di Hollywood, ad esempio vedremo la ricostruzione dell’incidente stradale dove perse la vita James Dean.

Vaughan è un personaggio inquietante che trova una morbosa attrazione nel fotografare gli incidenti stradali e i corpi mutilati e devastati delle vittime, un personaggio che a causa della sua parafilia nei confronti degli incidenti stradali vive la sua vita ai confini della legalità.

La parafilia, in particolare la sinforofilia, accumuna un po’ tutti i personaggi del film, esattamente come li descriveva J.G Ballard nel suo omonimo romanzo, con la regia di David Cronenberg che mette in risalto questa deviazione malata dei personaggi al tal punto di scuotere lo spettatore e metterlo in difficoltà se la visione del film avviene in pubblico.

“Crash” suscitò molto scalpore alla sua uscita tant’è che fu bandito nel regno unito e trasmesso poi qualche anno dopo dalla BBC con il ranking +18.

David Cronenberg non si limita a tutto questo, le scene degli incidenti stradali non sono girate con la tecnica del rallentatore ma sono rapide e brutali al tal punto che agli occhi dello spettatore risultano quasi reali dando la sensazione di trovarsi sul posto. E qui sta la grandezza di David Cronenberg, riesce a devastarti all’interno come pochi.

Un film incredibile che non porta i segni nel tempo grazie alla sua atmosfera fredda e alla fotografia cupa come le terre del Canada dove il film è stato girato, con tutti gli attori in parte. Uno dei pochi film dove tutti gli attori sono calati perfettamente nelle loro parti.

“Crash” vanta anche una meravigliosa colonna sonora composta Howard Shore che crea le giuste atmosfere durante tutto il film.

L’unica cosa che forse si potrebbe criticare a questo film è l’eccessiva lunghezza delle scene di sesso ma questo è un fattore opinabile che va in base alla soggettività dello spettatore.

Quando vidi per la prima volta “Crash” al cinema mi gelò il sangue con la sala piena che a fine film sussurrava qualche “buu”, qui probabilmente entrano in ballo gli spettatori occasionali che molto probabilmente non conoscevano per niente il cinema di David Cronenberg (o al massimo “La mosca”, forse il film il più commerciale di David Cronenberg) e si son trovati davanti a un film glaciale, morboso e inquietante che, più che allo stomaco, colpisce alla testa dello spettatore con il resto della sala (compreso il sottoscritto) immobile e incredulo fino alla fine dei titoli di coda.

Chiudiamo la prima puntata di #tantavogliadicronenberg con una dichiarazione di J.G. Ballards a Cannes durante la presentazione di “Crash”:

«Ho dichiarato che il film di Cronenberg cominciava là dove il mio romanzo finisce, dal momento che nel mio libro io tento di alleviare il lettore dell’apparente logica da incubo che sostiene Crash. Tento di persuaderlo che il personaggio del narratore, che porta il mio nome, è attirato malgrado lui nel mondo di Vaughan, questo scienziato teppista. Nel film di Cronenberg, al contrario, i personaggi accettano questo universo dall’inizio. Ciò che rimane latente nel romanzo diventa manifesto nel film.»


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