Quarto potere – Il capolavoro arrivato dal futuro

Articolo a cura di Dani Ironfist

Quando si parla del capolavoro di Orson Welles non si parla di un semplice film ma di un viaggio attraverso una pellicola seminale per la storia del cinema e per questo motivo questo articolo non sarà l’ennesima recensione dedicata a “Quarto potere”, un film che non ha più bisogno di recensioni ma di essere celebrato in ogni modo possibile, come tra l’altro ha fatto di recente I Wonder Pictures riportandolo nelle sale italiane in una fantasmagorica versione restaurata in 4k. Abbiamo così avuto il privilegio di vedere al cinema quello che da molti critici è considerato il capolavoro assoluto della settima arte.

Nel decennio che precede la realizzazione di “Quarto potere” il giovane Orson Welles muove i suoi primi passi nel mondo dell’intrattenimento tra teatro e radio, e con quest’ultima avventura farà conoscere ad Hollywood tutto il suo genio e talento grazie ad uno sceneggiato radiofonico dal titolo “The War of the Worlds” (La guerra dei mondi) tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di Herbert George Wells. Una prestazione talmente convincente che, nonostante gli avvisi trasmessi prima e dopo il programma, molti radioascoltatori non si accorsero che era tutta finzione credendo davvero che negli Stati Uniti stesse avvenendo lo sbarco degli extraterrestri.

Infatti, il format simulava un notiziario che, a tratti, si inseriva sopra ad altri programmi del palinsesto per fornire una specie di radiocronaca in diretta sull’atterraggio delle astronavi aliene nel New Jersey. Hollywood si accorge di Orson Welles e la RKO pictures gli offre la possibilità di dirigere il suo primo film dandogli carta bianca su tutto, cosa davvero inusuale se si pensa che, all’epoca, Orson Welles aveva appena 26 anni.

Il suo esordio è proprio il film di cui stiamo parlando.

La sceneggiatura di “Quarto potere” (Citizen Kane) scritta dallo stesso Orson Welles insieme a Herman J. Mankiewicz è liberamente ispirata alla biografia del politico e magnate dell’editoria William Randolph Hearst divenuto celebre per la sua spropositata ricchezza e per aver creato uno dei più grandi imperi mediatici di sempre influenzando fortemente il giornalismo e l’opinione pubblica negli Stati Uniti.

Tra l’altro nel film “Mank” diretto per Netflix nel 2020 da David Fincher viene evocata molto spesso la figura di William Randolph Hearst. Un film che vi consigliamo vivamente di vedere perché narra la storia proprio dello sceneggiatore di “Quarto potere”, Herman J. Mankiewicz, film interpretato da Gary Oldman diviso in due parti, la prima negli anni ’30 e la seconda parte incentrata sulla stesura della sceneggiatura di “Quarto potere”.

Anche chi non ha mai visto “Quarto Potere” saprà senz’altro che è il film più bello di tutti i tempi. Il debutto di Orson Welles è diventato un punto di riferimento culturale indiscusso anche nei giorni nostri a quasi cento anni dalla sua realizzazione.

Orson Welles sul set di “Quarto potere”

Ma come ha raggiunto e mantenuto questa posizione così elevata nella cinematografia mondiale? Fin dall’inizio la critica era dalla parte di Orson Welles, descrivendo “Quarto potere” come un classico immediato. “Il film più sorprendente ed emozionante dal punto di vista cinematografico visto da molti mesi… si avvicina ad essere il film più sensazionale mai realizzato a Hollywood”, riportava ai suoi tempi il New York Times. “Appartiene subito al grande schermo”, aveva scritto il New York World-Telegram. Mentre altri critici accostarono Orson Welles a Charlie Chaplin e D. W Griffith, dicendo: “Questo film consacra fin da subito Orson Welles come il regista più entusiasmante attualmente in attività”.

Ma è stata la Hearst Communications fondata proprio William Randolph Hearst a rifiutarsi di pubblicare pubblicità e recensioni di “Quarto potere” causandone un danno economico elevato al botteghino (il film perse qualcosa come 150.000 dollari). Ma non solo, da qui in poi Orson Welles andrà incontro a molte difficoltà nel ricevere budget adeguati a ogni suo prossimo film, rischiando così di avere una carriera da subito in salita. Questo testimonia quanto i media e la politica siano in grado di manipolare il popolo, cosa che purtroppo notiamo accadere anche oggi.

È facile, infatti, riconoscere nel personaggio di Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Orson Welles) molti esponenti della politica italiana degli ultimi 40 anni, ma non solo.

Tuttavia, tutto questo unito alla mancanza di Oscar, fece poca differenza per Orson Welles negli anni immediatamente successivi a “Quarto Potere”. La vendita dei biglietti e il prestigio del settore avrebbero giustificato la libertà concessa a Orson Welles per fare il suo debutto e lo avrebbero posto in una posizione contrattuale molto più forte con i lavori successivi con gli studi. Ma senza soldi al botteghino né Oscar, Orson Welles era vulnerabile: il film successivo “L’orgoglio degli Amberson” fu portato via al regista e gli fu dato un finale ottimista, e le sue idee per progetti futuri furono trattate con un misto di sospetto e disprezzo.

Ma quando la successiva generazione di registi raggiunse uno status elevato in ogni possibile occasione si ispiravano a Orson Welles.  È stato stabilito così un canone critico con “Quarto potere” saldamente posizionato al primo posto. Il film è stato nominato il migliore mai realizzato nel sondaggio indetto dalla rivista britannica Sight & Sounds del 1962, posizione che mantiene tutt’ora nel 2024.

Nonostante sia stato realizzato nel 1941 è incredibile come il film sia ancora così moderno, sembra un film uscito ieri affrontando numerose fusioni di genere, dal poliziesco al noir con una sensazionale parodia dei telegiornali, come dimostra la meravigliosa scena di apertura dopo la carrellata sulla villa di Charles Foster Kane rifiutando una narrazione lineare lasciando allo spettatore il compito di ricomporre, in tutta la sua complessità, la personalità di Charles Foster Kane.

È lo stile di regia però che rende il film innovativo sotto ogni aspetto, le numerose e incredibili carrellate e i movimenti di macchina da presa sono una cosa mai vista prima. Le carrellate, le inquadrature dal basso a riprendere i soffitti e i movimenti di macchina e le incredibili profondità di campo con cui Gregg Toland ottiene una messa a fuoco che riesce ad eguagliare persino l’occhio umano.

Una delle scene più iconiche del film

Il montaggio di Robert Wise e del suo assistente Mark Robson era una cosa mai vista fino ad allora, con le sequenze che s’incastrano in una sorta di puzzle avanti e indietro nel tempo anticipando sin da subito la trama del film. In tempi odierni Christopher Nolan deve molto del suo stile cinematografico a Orson Welles perché sono chiari i suoi punti di riferimento dopo che avrete visto “Quarto potere”, lo si nota nonostante il film andrebbe visto e rivisto per apprendere la sua profondità e il suo significato. Un film complicato se paragonato a quelli dell’epoca in cui lo spettatore può fare fatica a trovare dei punti di riferimento per una narrazione che rispecchia profondamente la complessità del personaggio principale e anche dello stesso Orson Welles.

Gli attori che fanno parte del cast arrivano da una formazione teatrale e non avevano mai lavorato per il cinema fino ad all’ora (prima del film erano stati diretti negli spettacoli teatrali da Orson Welles), risultando comunque alla fine uno dei punti di forza di tutta la pellicola.

Attori come Joseph Cotten, Everett Sloane e Agnes Moorehead avranno in seguito una grande carriera a Hollywood e non solo, una nota particolare alle splendide attrici che interpretano le due mogli di Charles Foster Kane, ovvero, Dorothy Camingore e Ruth Warrick. Senza dimenticare ovviamente lo stesso Orson Welles che porta sul set oltre al suo bagaglio culturale, di autore, attore e regista una straordinaria inventiva a livello di luci e scenografie maturata nel corso degli anni in teatro.

Una cosa che Orson Welles fa in “Quarto Potere” è di non piegarsi alle tradizionali convenzioni del cinema classico di Hollywood. Non solo rivoluziona lo stile di regia ma gioca anche con l’idea di chiarezza e unità in questo film. Ad esempio, scherza con l’idea di spazio e tempo presentati come unificati con l’inclusione del montaggio che non solo introduce retroscena ma anche ellissi temporali. Il film funziona quasi come una cronaca della vita di Kane e, sebbene nel corso della narrazione emergano problemi di comprensione per alcune situazioni, non richiedono la stessa attenzione a cui è abituato il pubblico.

Ora, molti di voi oggi che si avvicinano a “Quarto potere” potrebbero classificare il film come “una palla mostruosa” ma queste persone si sbagliano. “Quarto potere” è quanto di meglio dai film si può ottenere, e chiunque non lo veda ovviamente mancherà di cultura. Se ti senti annoiato è perché Orson Welles vuole che tu ti annoi.

“Quarto potere” non è un film, è un’esperienza da vivere tutta di un fiato, perché non lo guardi, lo vivi.

“Quarto potere” non sono solo due ore della tua giornata, è uno stile di vita che farà esplodere dentro chi lo vede per la prima volta tutto l’amore per la settima arte, così è successo a me.

Il miglior film di sempre? Probabile e per questo il film di Orson Welles resta ancorato in vetta alla classifica dei miei film preferiti di tutti i tempi.

Non siamo critici ma semplicemente una coppia appassionata di Cinema, grazie ad alcuni amici abbiamo tirato su questo progetto con il solo intento di divulgare la settima arte, un tipo di arte quella del cinema che ormai sembra sempre più dimenticata e trattata con superficialità. Se ti piace il nostro progetto sostienici ed entra a far parte degli amici di Beyond the horror.

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