Existenz (1999)

Articolo a cura di Martin Quatermass 

EXISTENZ (1999)

La Realtà Virtuale è davvero fresca nelle nostre menti in questo momento. Grazie al suo avvento mainstream, si è abbandonata la sensazione ingombrante e nauseante di trovarsi in un ambiente completamente diverso. Mentre le tendenze dei videogiochi si orientano verso il tentativo di impressionare i nuovi arrivati con una tecnologia flash che può trasformare il loro salotto in un campo di battaglia o in un prato, è piuttosto confortante vedere che il regista David Cronenberg ha detto la sua sull’argomento vent’anni fa. La pericolosità della Realtà Virtuale, se messa nelle mani sbagliate, è indagata a fondo nell’ultima uscita di Cronenberg nel XX secolo.

L’elogio più grande che posso fare a “eXistenZ” è che a volte sembra un videogioco. Segue una narrazione intenzionalmente lineare, con qualcosa di molto più grande che ribolle sotto di essa. Pur non essendo mai completamente realizzato, Cronenberg ricava un’esperienza unica da qualcosa che, sotto le mani di un altro regista, sarebbe diventato un generico sci-fi che coinvolge sogni, enigmi e convenzioni del genere piuttosto scialbe (Qualcuno ha detto “Inception?”). Non volendo essere vincolato a questo genere, Cronenberg fa tutto ciò che è in suo potere per far rivivere gli orrori e l’estro visivo che avevano i suoi più grandi successi, e ciò rende questo film ancora migliore. Jude Law e Jennifer Jason Leigh hanno a che fare con infezioni cruente, esseri simili ad alieni, pistole fatte di ossa e proiettili ricavati da denti mentre si fanno strada in un gioco, alla ricerca di un assassino che dà loro la caccia nel mondo reale.

La verità è che “eXistenZ” ha più cose in comune con i primi film di Cronenberg che con gli altri film sulla realtà virtuale degli anni ‘90. Ha più di un tocco di profezia, condividendo l’esplorazione provocatoria della tecnologia e del desiderio che rende “Videodrome” (1983), per esempio, un film così affascinante a distanza di anni dalla sua uscita. “eXistenZ” esplora in modo simile il ruolo che la tecnologia potrebbe avere nel soddisfare i nostri desideri più oscuri, oltre ad approfondire il legame tra sesso e morte, quel binomio immortale di eros e thanatos che è diventato un segno distintivo del Cronenbergesque.

Più ci immergiamo nel mondo di Internet, più ci rendiamo conto che le trasformazioni apportate dalle nuove configurazioni della nostra tecnologia ci stanno cambiando come esseri umani. Le idee più rivoluzionarie di “eXistenZ” suggeriscono che, anziché limitarsi a soddisfare i desideri e a promuovere un'”esistenza” sempre più disincarnata, le tecnologie che utilizziamo aprono nuove relazioni con i nostri desideri e la nostra biologia: si pensi all’effetto di Internet nel promuovere il rapporto sempre più stretto tra pornografia e videogiochi, e alle app per smartphone che disciplinano e assecondano i nostri desideri per il cibo, l’esercizio fisico e persino il nostro rapporto con la geografia e lo spazio.

In sostanza, con “eXistenZ”, il laicissimo Cronenberg conferisce una qualità quasi religiosa e trascendente alle nostre nuove tecnologie, almeno nel modo in cui le utilizziamo. È quindi appropriato che il film si apra con Allegra Geller in un ambiente ecclesiastico, sul palco/altare, che prepara alcuni prescelti tra il pubblico di appassionati di videogiochi a testare la sua nuova opera magna: “eXistenZ”.

Questo si inserisce in un tropo cronenberghiano di lunga data che vede l’evoluzione come non-teleologica. Anche in questo caso, non si tratta di un’affermazione palese; analogamente a come Cronenberg ha trattato l’idea dello sviluppo umano in “Videodrome” e “Crash”, “eXistenZ” ritrae gli sviluppi della tecnologia come un impatto fondamentale sulla nostra natura biologico-sessuale. Coloro che non si trasformano, che non si evolvono, sono semplicemente irrilevanti. Non partecipano alla “nuova carne”, ma la loro purezza non è una garanzia di sopravvivenza. Non si tratta di essere contro o a favore della tecnologia; si tratta solo di cambiare.


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