CINEMARCORD 2021

Si svolgerà nei giorni 25 e 26 Settembre la nuova edizione di Cinemarcord, convention annuale sul collezionismo e dell’editoria cinematografica.

Nei prossimi giorni saranno annunciati tutti gli ospiti e i dettagli dell’evento che nelle passate edizioni contava su ospiti di rilievo come: Pupi Avati, Lamberto Bava, Aldo Lado ecc..

Per ulteriori info seguite la pagina facebook: Cinemarcord

Noi di Beyond the horror ci saremo!

Erotik (2019)

Articolo a cura di Dani IronFist

EROTIK (2019)

“Erotik” è un film del 2018 diretto da Domiziano Cristopharo, una produzione italiana della Tetro video per la collana “Tetromaniac”, una collana che comprenderà una serie di film ispirati ai più noti serial killer.

“Erotik” è un film liberamente ispirato a Jeffrey Dahmer, il killer seriale statunitense soprannominato “Il cannibale di Milwaukee” condannato nel 1992 all’ergastolo per atti di violenza sessuale, cannibalismo e necrofilia.

Il film ci mette di fronte a tutto quello che molte persone non vogliono vedere, sesso esplicito con cadaveri, sesso omosessuale e depravazioni di ogni tipo. Tutto questo Domiziano ce lo sbatte in faccia in modo esplicito e senza compromessi già dalla prima scena in cui il protagonista si masturba con l’arto di una sua vittima e il tutto è avvolto da una spettacolare fotografia con i colori gialli, blu e verdi che ci fanno avvertire quel senso di disgusto raccapricciante.

Eccezionale la prova attoriale di Adam Western (esperto cinefilo e persona molto conosciuta sul web) che riesce a creare un personaggio davvero interessante sotto ogni punto di vista e che ci porta dentro a questo mondo folle e depravato.

Un film che dimostra ancora una volta il grande talento di Domiziano Cristopharo nella messa in scena, un film a tratti molto disturbante complice la pornografia presente nel film ed alcune scene veramente toste come ad esempio il cervello aspirato dal naso, arti mutilati e decomposti messi in frigo, per non parlare poi della scena dell’imbalsamazione (chiaro omaggio al quel “Buio Omega”, capolavoro di Joe D’Amato), roba che metterà a dura prova anche chi crede di avere uno stomaco d’acciaio.

Mi fermo qui perché il resto dovete scoprirlo da voi e rischio di spoilerare molte altre scene che vi giuro avrei così tanta voglia di descriverle da quanto sono realizzate bene.

Il film è anche un chiaro omaggio a quel cinema tedesco di fine anni 80 inizio 90 e al cult di Jorge Buttgereit (“Nekromantik”1987) ma il colpo di genio sta anche nel fatto di aver inserito nel film evidenti richiami religiosi alla Santeria.

Il trucco e la realizzazione del cadavere in decomposizione con il quale il nostro protagonista condivide il letto e i momenti d’intimità sono davvero eccelsi e una colonna sonora ossessiva e martellante la fa da padrone in un mediometraggio (durata circa 63 min.) praticamente muto creando una sinfonia di orrore, disgusto e depravazione dalla quale è difficile uscirne senza quella strana sensazione di malessere che ti attanaglia.

Come dicevo, nel film, a parte qualche momento narrativo del protagonista, i dialoghi sono praticamente assenti rendendo ancora più incredibile lo scorrere del film e il fatto che Domiziano con due attori e due stanze è riuscito a creare un film unico e grandioso sotto tutti i punti di vista.

Un film estremo sì ma di un livello incredibilmente alto per qualità, cura dei dettagli, messa in scena e regia.

Annovero Domiziano Cristopharo tra i miei registi italiani preferiti del momento e mi piacerebbe molto vederlo dirigere un film con un budget molto più cospicuo e libero di fare quello che vuole, ciò nonostante mi va bene anche così nel cinema indipendente e che continui a regalarci perle come questo “Erotik”, una vera sinfonia tra cannibalismo e necrofilia, forse da sempre i due più grandi tabù dell’umanità.

Veramente notevole.

Al seguente link potete acquistare il film in dvd e vedere il trailer:

Tetro video

Old (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

OLD (2021)

C’era molta attesa da parte mia per questo nuovo film M.N Shyamalan, talentuoso regista di origine indiane.

Film come “Signs”, “The village”, “Split” e “Unbreakable – Il predestinato” mi avevano colpito per il suo stile di regia molto vario nonostante ritenga Mr. Shyamalan un regista un po’ troppo bipolare.

In questa pellicola Shyamalan è anche produttore e sceneggiatore mentre il soggetto è stato preso dalla graphic novel di Pierre Oscar Levy e Frederick Peeters, “Il castello di sabbia”.

Il film racconta di un gruppo di persone in vacanza in una zona tropicale, ben presto però scopriranno che la spiaggia appartata dove si trovano li sta facendo invecchiare rapidamente.

Old” conferma in parte le mie attese, se da una parte lo stile di regia è mantenuto su ottimi livelli non si può dire altrettanto per quanto riguarda la sceneggiatura, purtroppo quello che abbassa l’asticella sono i dialoghi che a tratti risultano banali e fastidiosi, ci sono trovate durante il film come quella del neonato che ho trovato poco rilevante nel contesto narrativo del film e un finale buttato lì troppo frettolosamente.

Un finale non proprio azzeccatissimo che ci spiega tutto in pochissimi minuti ma questo molto probabilmente è derivato dai tempi di realizzazione ristretti a causa di un uragano che ha completamente distrutto il set durante le riprese e prontamente ricostruito.

Come dicevo in precedenza nonostante questi difetti il film mi è piaciuto, la regia di Shyamalan è veramente ottima con dei movimenti di macchina da presa di grande spessore e inquadrature dall’alto veramente spettacolari grazie ad una bellissima ambientazione e ad una fotografia eccellente.

Grazie anche ad un ottimo montaggio il regista di origine indiane riesce a creare una buona tensione riuscendo a tenere incollato allo schermo lo spettatore nonostante i difetti descritti in precedenza.

Nel cast troviamo l’ottimo e giovane attore Alexx Wolf (protagonista nei due capitoli “Jumanji” e nell’esordio di Ari Aster “Hereditary – le radici del male”), Gael Garcìa Bernal e la bravissima Vicky Krieps.

In conclusione, un buon film da vedere e che mette ancora in mostra il talento di M. N. Shyamalan dietro la macchina da presa ma dal quale mi aspetto ancora quel grande salto che gli manca o per lo meno un ritorno alla qualità dei suoi primi lavori.

Un film che nonostante alti e bassi si lascia vedere con piacere e si candida ad ogni modo tra i migliori del 2021.

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A Quiet place II (2020)

A QUIET PLACE II (2020)

Finalmente dopo tanti rimandi “A quiet place II” è uscito in questi giorni. Personalmente ritengo il primo film uno dei migliori film horror/Sci fi usciti negli ultimi anni e per questo l’attesa era tanta.

Ne è valsa la pena? Direi proprio di si perché per certi aspetti è superiore al primo capitolo ma, c’è un ma..

Il film riprende dal punto in cui ci siamo lasciati con il primo capitolo ad esclusione dei primi quindici minuti dove assistiamo ad una sorta di prequel, da subito però si notano i miglioramenti di John Krasinski dietro la macchina da presa.

I mostri sono molto più curati e presenti durante tutto il film, molto probabilmente ciò è dovuto ad un budget a disposizione molto più sostanzioso rispetto al primo film. A mio avviso è stato infilato qualche jumpscare di troppo, ed è qui che c’è un ma…

Dopo il successo planetario del primo film ho avuto l’impressione che in questo seguito, in alcune scelte di regia e sceneggiatura, sia stata scelta una strada un po’ più commerciale rispetto al primo film. Come in alcune ambientazioni che ricreano situazioni tipiche di film apocalittici in cui alcuni sopravvissuti riescono a trovare un luogo che non viene toccato da ciò che sta devastando il resto del mondo

I dialoghi sono più presenti azzerando così l’atmosfera surreale che si respirava durante la visione del primo film e l’evoluzione del personaggio della figlia lascia un po’ di amaro in bocca soprattutto nel finale.

Il film comunque è molto adrenalinico, c’è molta più azione e si assiste a un susseguirsi di colpi di scena che però vengono risolti in poco tempo.

In fondo avrei preferito un approfondimento di alcuni nuovi personaggi, in particolare quello di Cillian Murphy, da segnale che nel film appare anche Wayne Duvall.

Nonostante qualche difetto il film riesce a tenere in tensione e incollati allo schermo per tutti i 97 minuti, grazie ancora una volta alla splendida prova di Emily Blunt e si candida tra i migliori film del 2021.

Peccato per il finale apertissimo ad un terzo capitolo e ora il rischio di diventare un franchising svuotato completamente dell’originalità che contraddistingueva il primo capitolo è molto alto.

Confido nel buon Krasinski e spero che non deluda le aspettative di chi come me ha apprezzato molto questi due film preferendo comunque il primo capitolo per atmosfera e il coraggio di mettere in scena un film praticamente muto al 95%.

“A quiet place 2” solo negli Usa ha già incassato oltre 130 milioni di dollari. Questo buon risultato, unito al successo del primo film, è indice che il pubblico è ancora capace di apprezzare un prodotto di qualità e non sempre è succube delle multinazionali che propinano film mediocri uno dietro l’altro.

Correte a vederlo, questo è il classico film da vedere in sala!

Dani Ironfist

Run (2020)

Articolo a cura di Frina

RUN (2020)

Arrivato al cinema pochi giorni fa dopo lo slittamento dovuto al virus, “Run” è il secondo film diretto dal regista americano ma di origini indiane, Aneesh Chaganty, dopo l’ottimo debutto del 2018, “Searching”.

“Run” racconta la storia di un rapporto sinistro tra Diane e Chloe, madre e figlia interpretate rispettivamente da Sarah Paulson e Kiera Allen. Diane ha cresciuto sua figlia nel totale isolamento sin dalla nascita, ma i segreti della madre stanno per venire a galla.

“Run” è un thriller psicologico ben strutturato che tiene in tensione e incollati allo schermo tutto il tempo dimostrando come l’amore ossessionato di una madre può trasformare la vita di un figlio in un incubo.

Ottime e convincenti le due protagoniste che si calano perfettamente nei due personaggi, mi è piaciuta anche la regia di Aneesh Chaganty, dove non mancano i colpi di scena anche se un po’ telefonati.

Di sicuro “Run” non fa gridare al miracolo per originalità ma se ci riuscite trovatemi 10 film usciti dal 2000 ad oggi che non sanno di già rivisto in passato.

Un film che vi consigliamo di vedere in sala, al buio e con il volume a palla, sicuramente vi arriverà qualche tremolio addosso e questo è frutto dell’ottima messa in scena. Se proprio bisogna cercare qualche difetto forse è nel montaggio, in alcuni casi si ha la sensazione di alcuni dettagli che portano a qualcosa che poi non vediamo, come se appunto eliminati in fase di montaggio finale.

Nel complesso comunque un bel thriller che si lascia guardare e che mi ha lasciato soddisfatta.

Vivarium (2019)

Articolo a cura di Frina

VIVARIUM (2019)

“Vivarium” è un film del 2019 diretto dal regista irlandese Lorcan Finnegan, ed è tra i numerosi film che in questo lungo periodo non abbiamo avuto la possibilità di vedere al cinema.

Sinossi: Gemma e Tom sono una giovane coppia in cerca di una nuova casa per avviare una vita insieme, entrando in un’agenzia vengono accolti da Martin, uno strano personaggio che gli parla di un nuovo quartiere chiamato “Yonder”. I due accettano l’invito a visitare il quartiere e l’eventuale casa disponibile. Durante la visita alla casa Martin sparisce nel nulla e per la giovane coppia è l’inizio di un incubo che pare senza fine prigionieri in questo quartiere dalle case tutte uguali dal colore verde pastello.

Presentato in anteprima mondiale al festival di Cannes nel 2019, “Vivarium” è una produzione irlandese che vede un cast di primordine con Imogen Poots e Jesse Eisenberg protagonisti in questo sci fi/thriller che crea una metafora con una feroce critica al consumismo.

Il film gira attorno ai due personaggi e a un bambino che improvvisamente farà la sua comparsa nella vita della giovane coppia, in un crescendo di inquietudine e situazioni grottesche che sfoceranno in assurdo finale.

I due attori sono perfettamente in simbiosi e creano un’alchimia notevole grazie alla regia di Finnegan, ad una sceneggiatura solida scritta da Garret Shanley e una fotografia pazzesca visibilmente spettacolare in un mix di colori verdi e bianchi. Un film che vi consigliamo assolutamente di vedere per la meravigliosa messa in scena in un crescendo di ansia e inquietudine che vi lascerà sbalorditi. Senza contare il fatto che secondo noi è uno dei migliori film usciti nel 2020. Da vedere.


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Army of the dead (2021)

ARMY OF THE DEAD (2021)

Uno dei film più attesi e discussi di questo inizio 2021 è da pochi giorni approdato sulla piattaforma Netflix.

A 16 anni da “Dawn of the dead”, Zack Snyder ritorna agli zombi con il nuovo film “Army of the dead”, se “Dawn of the dead” nonostante i suoi difetti raggiungeva la sufficienza qui siamo veramente al limite dell’imbarazzo.

Ma andiamo con ordine, il film racconta la storia di un gruppo di mercenari che si riunisce per tentare un colpo miliardario in un casinò di Las Vegas, città che è stata messa in quarantena e blindata dopo un’epidemia zombi con tutti i non morti rinchiusi all’interno.

La sceneggiatura è la fiera del cliché, situazioni e soluzioni per le quali molti gridano al capolavoro ma che in realtà sono tutte cose viste e riviste negli anni che attingono a piene mani dai film di John Carpenter e George A. Romero.

La scena iniziale con i militari è praticamente rubata dal film “Un lupo mannaro americano a Londra” di John Landis e già ci fa capire la mancanza di originalità di questo film.

Tra l’altro, a proposito di John Carpenter, zombi Zues è interpretato dall’attore/stuntman Richard Cetrone che venti anni fa aveva interpretato Big Daddy Mars nel capolavoro sci fi di John Carpenter “Fantasmi da Marte”.

Personaggi scritti con i piedi, superficiali e fastidiosi in molti frangenti, su tutti la figlia di Scott Ward (interpretato da Dave Bautista) insopportabile in tutte le scene in cui appare soprattutto nella scena in cui per salvare una tizia di cui alla fine non gliene frega un nulla fa uccidere una decina di persone. Sembra che si voglia prendere in giro i volontari delle missioni umanitarie facendoli passare per idioti immaturi. Non a caso è una “volontaria” nel campo delle persone in quarantena.

E questa è solo una delle tante stupidaggini che caratterizzano il film, quasi a dimostrare che Snyder consideri lo spettatore un povero celebroleso.

Lo scarso approfondimento psicologico dei personaggi abbassa il livello qualitativo del film in fase di narrazione finendo il tutto in un’accozzaglia di scorribande e inseguimenti a tratti senza senso per come sono messe in scena.

Se la sceneggiatura è molto superficiale non è niente in confronto agli zombi che risultano inguardabili da subito, sono descritti come intelligenti ma non si sono mai accorti che c’è un container aperto, a tratti si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una parodia dell’“Armata delle tenebre”.

Sia chiaro, Zack Snyder non è un coglione, è un regista che sa girare e nel film ci sono anche scene stupende come quella iniziale con le note di “Viva Las Vegas” che mostra la caduta della città ma con una sceneggiatura del genere riesce a rovinare tutto senza contare l’eccessiva durata del film quando poteva essere tutto riassunto in meno di due ore risparmiandoci l’ennesima storiellina del padre fallito che vuole riconquistare l’affetto della figlia.

Il film si discosta molto dall’essere un vero film horror e alla fine risulta solo un fanta-action tutto muscoli e belle donne, peccato perché qui manca proprio quel fattore socio/politico che caratterizzavano i primi film di Romero, manca l’orrore puro, quello che alla fine del film ti lascia quel senso di inquietudine ed è in questi casi che si nota se un film funziona o no. Invece qui quello che ti lascia alla fine è solo la voglia di non rivederlo mai più.

In conclusione: ennesima occasione persa per un regista che tutt’ora non riesce a convincermi, con 90 milioni di dollari di budget si poteva fare molto meglio.

Un film mediocre destinato ad un pubblico mediocre che esalta qualsiasi cosa che Netflix produce.

E ora scusatemi, metto su di nuovo il blu-ray de “La Horde” per rifarrmi gli occhi, un film francese costato meno della metà ma che si mangia tutto “Army of the dead” per regia, sceneggiatura, attori e tanto altro.

Dani Ironfist

DISTRICT 9 (2009)

DISTRICT 9 (2009)

Ci sarebbe molto da scrivere su questo capolavoro sci-fi diretto da Neill Blomkamp, uno dei migliori film di fantascienza degli anni 2000 per chi scrive.

Siamo a Johannesburg in Sud Africa, una nave aliena si ferma per un guasto sopra la città e il governo istituisce così il “Distretto 9” dove vengono reclusi gli alieni e trattati come merde e esseri inferiori dall’esercito e dalla popolazione, esattamente come accadeva con i neri nel Distretto 6 prima e durante il regime dell’Apartheid.
Quando Wirkus, un giornalista ostile verso i visitatori, viene contagiato da un’arma aliena esplode la guerra per ottenere il suo DNA e, in contemporanea, Wirkus cambierà la sua opinione/visione verso gli alieni rendendosi conto ben presto che gli alieni sono più umani di quanto potesse pensare.

Prodotto da Peter Jackson, “District 9” è strepitoso per tanti motivi. Il film inizia come un documentario dove si susseguono le interviste ai vari protagonisti, si sviluppano così la trama e le vicende che arriveranno con il continuo della visione del film.
Neill Blomkamp gira un film incredibile per come è messo in scena mescolando dramma e action con scene meravigliose girate con camera in spalla che porteranno ad un finale strepitoso e struggente al tempo stesso. Il tutto è condito da notevoli effetti speciali che colpiscono per la cura con cui sono stati realizzati.
Neill Blomkamp amplia in questo film quello che aveva già detto in precedenza in uno dei suoi primi cortometraggi “Alive in Joburg” ambientato nel 1990 dove vigeva nella vita reale la segregazione razziale.
In “District 9” non fa sconti a nessuno, infatti anche i neri si scagliano violentemente contro gli alieni dimostrando che il razzismo va sempre contro il diverso e lo straniero. E così che l’uso da parte di Neill Blomkamp della vergognosa storia dell’Apartheid non fa altro che migliorare la sceneggiatura descrivendo a suo modo avvenimenti che realmente ha vissuto.

In conclusione “District 9” è un film meravigliosamente ben strutturato con incredibili colpi di scena e una intensa linea emotiva, in un crescendo toccante che lascia a bocca aperta e un finale per certi versi aperto. Per il resto un film che sarà ricordato in futuro al fianco di capolavori quali “2001 odissea nello spazio”, “Alien” e “Blade runner”.
Un capolavoro per certi versi irripetibile, nonostante Neill Blomkamp negli anni avvenire ci abbia regalato altri due notevoli film (“Elysium” e “Humandroid”). Un regista che annovero tra i migliori di nuova generazione insieme a Duncan Jones e dal quale mi aspetto altri grandi film, se non l’avete mai fatto vi consiglio di scoprire la sua meravigliosa filmografia.

E’ notizia di pochi giorni fa che Neill Blomkamp sta finalmente iniziando a lavorare al suo seguito dal titolo “District 10”, film più volte rimandato.

Dani Ironfist

Link al cortometraggio “Alive in Joberg”

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Demoni (1985)

DEMONI (1985)

“…faranno dei cimiteri le loro cattedrali e della città le vostre tombe”
Era la fine dell’estate del 1985 e con questa frase ad effetto i primi trailer facevano la loro comparsa nei palinsesti televisivi all’ interno delle numerose rubriche dedicate ai film di prossima uscita sul grande schermo.
“Dèmoni” è il quinto film diretto da Lamberto Bava (il sesto se contiamo anche “Schock” del 1977 girato insieme al padre Mario Bava) e prodotto da Dario Argento.

Sinossi: Cheryl (Natasha Hovey) si ritrova da sola nella metropolitana di Berlino, ad un certo punto si rende conto di essere pedinata da uno sconosciuto dal volto coperto da una maschera. Il misterioso individuo dopo averla seguita la blocca solo per darle un biglietto per la prima di un film al nuovo cinema Metropol, passata poi la paura Cheryl si fa dare un altro biglietto per la sua amica Kathy.
Cheryl e Kathy si recano verso il cinema dove faranno conoscenza con due ragazzi mentre un’altra ragazza si mette, per scherzo, la maschera appesa allo spadone della statua di un cavaliere esposta nell’atrio del cinema ma togliendosi la maschera si procura un piccolo taglio al viso. In sala viene proiettato un film horror dove un gruppo di ragazzi profanano la tomba di Nostradamus dove viene scoperta la stessa maschera con cui la ragazza in precedenza si era ferita nell’atrio del cinema.
Nel giro di pochi minuti quello che succede nel film accade anche in sala dove la ragazza ferita recandosi in bagno si trasforma in un demone contagiando la sua amica e altri presenti in sala.
Inizia così una lotta per la sopravvivenza bloccati dentro il cinema dove, nel frattempo, tutte le porte sono state murate.

“Demoni” è un film che funziona per vari motivi: una regia notevole e veloce, gli effetti speciali incredibili di Sergio Stivaletti e una colonna sonora rock/heavy metal pazzesca con brani di Scorpions, Saxon, Accept, Motley Crue, Billy Idol, Go West, Claudio Simonetti’s Goblin ecc..
Che dire ancora? Il film è meraviglioso, un capolavoro, le scene splatter sono spettacolari grazie agli strabilianti effetti speciali come già detto in precedenza. Le trasformazioni delle persone in demoni sono qualcosa d’incredibile che non si era mai visto fino ad allora e hanno contribuito a far crescere di popolarità il nostro Sergio Stivaletti.
Curiosità: il personaggio con il volto mascherato che vediamo ad inizio e alla fine del film è interpretato da Michele Soavi. In quel periodo, infatti, prima di diventare il regista che tutti noi conosciamo e ammiriamo, è apparso in molti film horror dell’epoca.
Il film avrà un seguito l’anno successivo dal titolo “Demoni 2- L’incubo ritorna” di cui vi parlerò prossimamente.
In conclusione: se non avete mai visto “Demoni” siete dei birboni e dovete rimediare subito, immediatamente!
Capolavoro. Punto

Pubblicato in origine su facebook il 29 settembre 2020

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A Taxi driver (2017)

Articolo a cura di Dani Ironfist

A TAXI DRIVER (2017)

Se c’è una cosa da dire sul cinema orientale è che, a differenza di quello occidentale non si tira indietro nel denunciare il male della società, cosa che prima accadeva spesso in molto film americani e italiani.

“A taxi driver “è un’opera maestosa che arriva dalla Corea del sud diretta da Jang Hoon e interpretata da Song Kang-ho (“Parasite”) e Thomas Kreschmann (“King Kong”, “Resident evil:Apocalypse”).

Il film è tratto da una storia vera accaduta nel 1980 a Gwangju durante le proteste e gli scontri tra universitari ed esercito a causa della dittatura di Chun Doo-hwan.

Kim Man-seob è un vedovo con una figlia piccola da crescere che per lavoro fa il tassista ed è poco interessato alla politica del suo paese. Un giorno con un abile mossa ruba ad un suo collega un cliente straniero, un reporter tedesco di base in Giappone, Jurgen “Peter” Hinzpeter. Peter è disposto a pagare 100000 won pur di essere portato a Gwangju per filmare la repressione della rivolta studentesca e far sapere al mondo cosa sta accadendo in Corea del sud.

Gwangju è una cittadina totalmente blindata che i due riescono a raggiungere attraverso mirabolanti e curiose trovate ingegnose da parte di Kim. Lo scenario che si presenterà di fronte ai due una volta arrivati è agghiacciante: stampa totalmente oscurata e centinaia di vittime causate dalla violenza dei militari. La situazione è molto drammatica e dovranno fare i conti con qualcosa che li metterà a dura prova.

Si ride, si piange e ci si emoziona tanto davanti a questo strepitoso film che racconta come i rapporti umani cambiano davanti ad eventi di questa portata con un Song Kang-ho strepitoso, un attore fantastico e autore di una prova magistrale. Non da meno anche la prova di Thomas Kreschmann e il resto del cast.

La regia di Jang Hoon è ipnotizzante con un montaggio frenetico che, dividendo il film in tre atti in cui si possono ritrovare tre generi distinti (commedia/drammatico/action), prima ti strappa più di un sorriso e dopo ti lascia senza fiato fino ad arrivare a mettere a dura prova il vostro stato emozionale grazie ad una bellissima fotografia e una stupenda sceneggiatura scritta da Eom Yu-na.

“A taxi driver” è stato presentato al Torino film festival e candidato all’oscar come miglior film straniero nel 2018, film che avrebbe meritato molti Oscar, perché qui siamo di fronte a uno dei migliori film usciti negli ultimi 20 anni, un film che rivedrò e mi porterò nel cuore per molto tempo.

Se amate il cinema con la C maiuscola non perdetevi questo film, ennesima perla che arriva dall’oriente, un film che con tutta sincerità a Hollywood si sognano di realizzare.

In una sola parola, CAPOLAVORO!

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