Eldorado (2021)

Articolo a cura di Frina e Dani IronFist

ELDORADO (2021)

“Una grotta, un libro misterioso e una donna che custodisce il mistero. il viaggio di un uomo, sulle orme dei suoi predecessori, alla ricerca dell’oro alchemico.”

“Eldorado” è un film del 2021 diretto da Domiziano Cristopharo che si avvale della ormai consolidata collaborazione con Andrea Cavaletto, quest’ultimo autore della sceneggiatura e vede tra i protagonisti principali Elio Mancuso e Nicola Vitale Materi.

Il film è un road movie che si rifà al “Dogma 95”di Lars Von Trier con il quale Domiziano ci accompagna attraverso i caldi paesaggi dell’Isola di Gran Canaria e facendoci addentrare nel culto della Santeria.

Prima di addentraci nella recensione del film è giusto spendere due parole su cosa sia la Santeria.

La Santeria nasce dal sincretismo di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba, praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba.

I conquistatori spagnoli e portoghesi cristiani hanno imposto la loro religione cattolica agli schiavi proibendo loro, pena la morte, di praticare le loro religioni animiste africane. Gli schiavi, per aggirare questo divieto, decisero di celare dietro l’iconografia dei santi cattolici i loro dei in modo da poterli adorare senza pericolo. Gli schiavisti pensavano quindi che stessero adorando i santi ma in realtà gli schiavi gliela stavano facendo sotto al naso e stavano mantenendo le loro religioni tradizionali. Il termine “Santeria” venne coniato in senso dispregiativo per indicare quella che, ai loro occhi, sembrava un’eccessiva devozione ai santi.

Non è un caso quindi che Domiziano abbia ambientato il film alle Canarie, sua residenza ormai da molti anni. Non solo la Santeria è presente nel film ma con lo scorrere della pellicola ci addentreremo alla scoperta dei riti alchemici e del folklore che sono da sempre radicati in quelle terre seguendo le vicende dei due protagonisti principali, Santero e Lo stregone.

Il viaggio di Santero inizia a bordo del suo camper e ad accompagnarlo un manoscritto ricco di simboli esoterici e mappe che lo condurranno ad una grotta dove, seguendo le orme dello Stregone, celebra una serie di cerimoniali, tra sesso e autolesionismo legati ai rituali della Mandragora pianta che nel medioevo veniva indicata come una pianta delle streghe in quanto dotata di potere allucinogeno.

La Mandragora Officinalis ha una delle radici di forma vagamente antropomorfa e anche grazie a questo aspetto nell’antichità le vennero attribuiti poteri magici. Le sue radici venivano utilizzate come amuleto, oppure aggiunta in piccole quantità alle bevande, per favorire il sonno o come afrodisiaco e propiziatore della fertilità. È una pianta che va maneggiata con molta cautela in quanto in quantità eccessive può essere estremamente tossica, anche mortale.

La leggenda narra inoltre che al momento della sua estirpazione dal terreno la pianta emetteva un terrificante urlo atto ad uccidere la persona in questione. Durante la visione noterete che tutto questo è stato citato alla perfezione da Domiziano, soprattutto nella meravigliosa scena del rito notturno, tutto curato nei minimi dettagli.

Come spesso ci ha abituato nei suoi film, Domiziano riduce i dialoghi all’osso lasciando parlare le immagini. Nel corso del film seguiamo Santero e, prima di lui, “Lo stregone” in quello che sembra un viaggio spirituale nel quale, tramite riti e sacrifici, cercano di raggiungere le radici della conoscenza mistica. Non viene lasciato nulla all’immaginazione e vengono mostrati senza censura e in maniera cruda il viaggio e i riti che i due uomini compiono. È come se il lato animalesco e istintivo dell’uomo non possa venire abbandonato nella ricerca spirituale perché negli antichi riti il corpo, la mente e lo spirito non possono essere separati. Ma bisogna stare attenti. La ricerca della conoscenza spirituale non può essere sporcata da finalità materialistiche e dall’avidità pena l’essere puniti dalle divinità o rimanere vittime di truffatori senza scrupoli che approfittano dell’ingenuità e ignoranza.

“Eldorado” fa parte di una trilogia di film ambientati sull’Isola di Gran Canaria sul tema del viaggio e dell’isolamento confermando ancora una volta la grande poetica cinematografica di Domiziano Cristopharo.

Non mancano i momenti gore ma qui siamo di fronte ad un horror spirituale e sopraffino che farà la gioia dei palati più fini.

Il film sarà presentato in anteprima il 13 marzo presso il cinema Nuova Luce di Urbino per gli studenti dell’Università e l’accademia delle belle arti con Domiziano presente in sala, il film sarà distribuito i primi giorni di marzo in DVD esclusiva dalla Unusual Horror.

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The Innkeepers (2011)

Articolo a cura di The Crystal Lake Girl

THE INNKEEPERS (2011)

Oggi torniamo indietro di alcuni anni. Torniamo al 2011 per la precisione. Il film è “The Innkeepers” e il regista è Ti West, non ancora così famoso, ma già comunque noto agli amanti dell’horror.

La pellicola è un horror con elementi paranormali, basato sulla creazione di una certa suspense con anche delle belle scene inquietanti.

Ma andiamo per ordine :

 Claire e Luke sono due receptionist allo Yankee Pedlar Hotel, situato in Connecticut. L’hotel è in procinto di chiudere definitivamente, per mancanza di clientela, dopo una lunghissima attività.

 Claire e Luke sono convinti che l’hotel sia infestato, motivo per cui, registrano ogni momento possibile per captare segnali di attività paranormale.

 La convinzione viene anche dal fatto che moltissimi anni prima, una novella sposina si era suicidata proprio in una delle camere dell’hotel.

Con l’arrivo poi di una medium, le cose inizieranno davvero a farsi inquietanti.

Potrebbe sembrare una trama semplice e poco originale, e lo è in fondo, ma West sa proprio il fatto suo e riesce a sfornare un prodotto davvero sopra i soliti film mainstream.

 Innanzitutto sa creare atmosfere che rasentano il cupo già da subito, con una bella fotografia. L’hotel poi è la location adatta ed è molto ben sfruttata.

 Così come sono ben sfruttati i momenti che contribuiscono a creare tensione, e a portarci per mano verso i veri momenti che ci metteranno più o meno a disagio.

Ottima anche l’idea di enfatizzare la desolazione degli ultimi giorni dell’Hotel, con i pochissimi clienti, una madre con la figlia, e la medium.

Questo elemento dà un’idea di solitudine piuttosto solida, e ci dà la certezza che da un momento all’altro potrebbe davvero manifestarsi qualsiasi cosa.

In definitiva, sapendo ben dosare e preparare una buona base di tensione, West riesce a portare un prodotto che sa distinguersi, anche se non assolutamente originale, usando pochi elementi e i soli cliché del genere in maniera saggia.

 Peccato sia forse poco nominato a discapito di prodotti più blasonati, ma meno capaci di metterci paura come si deve.

Uno dei miei film preferiti post 2000 senza nessuna ombra di dubbio.

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Christmas Bloody Christmas (2022)

Articolo a cura di Dani Ironfist

CHRISTMAS BLOODY CHRISTMAS (2022)

Gli horror natalizi sono da sempre i film più ricercati da ogni amante del genere, e quest’anno c’ha pensato la Midnight Factory portando nel bel paese questa bomba firmata Joe Begos, regista di quell’altrettanta bomba che era “Bliss”, un delirio inquietante tra violenza, sesso, droga, allucinazioni e musica heavy metal.

Anche in questo “Christmas Bloody Christmas” il nostro non fa sconti e non risparmia elevate dosi di violenza e splatter.

Il governo degli Stati Uniti ha speso milioni di dollari per perfezionare la tecnologia robotica per distruggere i loro nemici. A causa delle elevate prestazioni dei robot e della padronanza senziente del linguaggio e delle direttive, queste macchine per uccidere vengono riprogrammate e equipaggiate come Babbo Natale in tutto il paese, utilizzate per diffondere allegria invece che paura e guerra.

Ma i robot presentano dei difetti e vengono ritirate ma uno di questi si anima di vita propria iniziando a seminare morte e distruzione nella cittadina dove vive Tori, una giovane ragazza proprietaria di un negozio di dischi che vuole solo ubriacarsi e fare festa con il suo ragazzo durante la Vigilia di Natale ma sarà costretta a lottare per sopravvivere.

Nonostante il film, come potete immaginare, non brilli di originalità l’alchimia tra i due attori protagonisti è notevole e durante il film ero profondamente coinvolto da questi personaggi e in alcuni momenti di questo film mi hanno lasciato senza fiato.

Man mano che il film scorre aumenta anche la follia creativa di Joe Begos che già in “Bliss” aveva sperimentato. Un babbo natale robotico spietato che lascia un’impressionate scia di sangue ovunque passi, il tutto immerso, come in “Bliss” in una clamorosa colonna sonora heavy metal capace di farti lanciare in furiosi headbanging mentre i nostri cercano la via della sopravvivenza.

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Il direttore della fotografia Brian Sowell realizza splendide riprese di personaggi che camminano per le strade della città nelle rigide notti invernali. Nel mentre Joe Begos e la compagnia utilizzano effetti speciali, oggetti di scena e acrobazie fantasiose per offrire qualcosa di più soddisfacente di quanto mi aspettassi. Ho apprezzato il fatto le uccisioni del Babbo Natale siano molto diverse tra loro, alcune banali ad altri orribilmente originali.

Abraham Benrubi cura gli effetti speciali e ritrae un robotico Babbo Natale dal fascino sinistro, un robot che non sembra non morire mai riportandoci con la memoria a “Terminator”. Non è un caso che il film omaggi il capolavoro di James Cameron dato che Joe Begos ha sempre dichiarato che “Terminator” è il film lo ha più disturbato in vita sua.

“Christmas Bloody Christmas” fa il suo e nonostante sia un prodotto a basso budget funziona sia nella caratterizzazione dei personaggi simpatici e sboccatissimi sia in tutto il contorno omaggiando l’horror anni 80 ma anche il postmodernismo alla Nicolas Winding Refn unendo il tutto in un tripudio di luci al neon.

Mi hanno veramente fatto impazzire i due personaggi principali, Tori e Robbie interpretati da Riley Dandy e Sam Delich, si lanciano in dialoghi mai banali anzi, come dicevo sopra, il loro essere sboccati li rende simpaticissimi. Ad esempio nella scena nel negozio di dischi lui, metallaro incallito, sostiene che il “Black album” è il miglior disco della storia del metal e lei, dai gusti diversi, controbatte a brutto muso. Spassoso anche il loro confronto sui film horror. Una caratterizzazione dei personaggi che finalmente in un film horror sono resi semplici e in chiave Sex, Drugs & Rock N’ Roll anche se queste componenti ad oggi giorno sono ormai superate in favore di personaggi più tranquilli e pacati.

Per fortuna Joe Begos è un metallaro vecchia scuola e, dopo “Bliss”, ci regala un altro horror fuori dagli schemi che diverte e terrorizza in diversi punti con personaggi che finalmente si distinguono “dalla massa”.

Il film è stato distribuito in Italia da dicembre scorso grazie a Midnight factory, lo trovate in streaming su Midnight Factory channel e in home video.

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Le cinque chiavi del terrore (1965)

Articolo a cura di The Crystal Lake Girl

LE CINQUE CHIAVI DEL TERRORE (1965)

1965: Freddie Francis dirige “Le 5 chiavi del terrore” horror antologico tra i tanti dell’epoca.

 Tra la metà degli anni 60 ed i 70 infatti (ma anche dopo e prima eh!) abbiamo un bel numero di film horror antologici davvero validi.

“Le 5 chiavi del terrore” è tra quelli che più apprezzo.

 Prodotto dalla Amicus,  casa cinematografica inglese, rivale dell’Americana Hammer,  la pellicola vede diversi protagonisti famosi e molto rodati nel panorama horror, ma anche giovani che diventeranno star internazionali poi. Su tutti Peter Cushing e Christopher Lee, qui davvero sopra ogni altro attore. Ma anche Michael Gough, che i più conoscono per essere l’Alfred dei Batman di Tim Burton e Joel Schumacher, ma che all’epoca era un habitué del panorama horror.

 La giovane star invece è Donald Sutherland, davvero giovane e “puccioso”.

Cinque uomini si ritrovato tutti sulla carrozza di un treno, diretti presumibilmente nello stesso posto.

 Sale poi un sesto passeggero, tale Dr. Shock, un cartomante che desta subito sentimenti diversi tra i cinque. Shock si offre di leggere le carte ad ogniuno di loro e così ogni lettura sarà una storia a non lieto fine.

 Il finale vero e proprio poi sarà svelato solo negli ultimi minuti del film, dove i destini dei cinque passeggeri sono inevitabilmente legati.

Bello tra i tanti dell’epoca, anche se non tutti gli episodi hanno lo stesso impatto. In questi cinque incubi abbiamo a che fare con licantropi (il primo episodio è molto gotico e anche abbastanza prevedibile), piante che prendono coscienza e vogliono conquistare il mondo, riti voodoo (forse il meno accattivante questo segmento, ma comunque atto a portarci verso gli altri) vendette tra rivali e vampiri.

 Insomma un bell insieme di elementi tipici dell’horror old style e gotico.

 I primi episodi, come solito, fanno da antipasto e man mano si va al sodo. I migliori sono sicuramente gli ultimi due, dove abbiamo Christopher Lee nei panni di un critico d’arte vendicativo e nell’altro il giovanissimo, già citato Donald Sutherland, marito a sua insaputa di una affascinante vampira.

 Il tutto condito con gli intermezzi del Dr Shock, un come al solito, ottimo Peter Cushing, che ci regala un personaggio a mio avviso sottovalutato, anche perché ha davvero uno spazio limitato nel film.

In conclusione si va sempre, o quasi sul sicuro con questo tipo di prodotti, tante storie portano sempre curiosità sul “cosa accadrà nel segmento dopo”, e sicuramente non annoiano.

Super consigliato!

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Cinque flop al box office che saranno rivalutati con il tempo

Articolo a cura di Dani Ironfist

Prima di iniziare è bene fare una precisazione perché molti confondono la parola “flop” con film brutto, in realtà invece si parla di un concetto diverso, con “Flop” si intende un film che ha incassato poco senza riuscire a coprire tutte le spese di produzione. Questo non ha niente a che fare con la qualità o la bellezza di un film perché come, la storia ci insegna, sono molti i film che hanno fatto flop al botteghino ma oggi sono considerati capolavori e, in alcuni casi, fondamentali per gli anni successivi.

Il caso più eclatante è senza ombra di dubbio “Blade Runner” (1982) di Ridley Scott. Massacrato dalla critica è stato un dei flop più assurdi ma oggi il film con Harrison Ford e Rutger Hauer è considerato un capolavoro e uno dei capisaldi della fantascienza con una lunga serie di meme che invaderanno il web.

Ma i casi sono molti, ad esempio, un film come “La cosa” di John Carpenter fu un tremendo flop al box office tanto da rischiare di mettere a repentaglio la futura carriera del maestro. Oggi il film è considerato tra i più grandi capolavori del cinema horror e fantascienza.

Con questa breve guida vi parleremo di cinque film usciti negli ultimi dieci anni che sono stati un disastro al box office ma che, a nostro parere, saranno rivalutati con il tempo.

LA FIERA DELLE ILLUSIONI (2021)

L’ultimo film di Guillermo De Toro arrivato in sala nel gennaio del 2022 è stato un dei flop più eclatanti di quell’annata anche perché Del Toro veniva dal trionfo nella notte degli Oscar di qualche anno prima con il film “La forma dell’acqua”.

Ingiustamente sottovalutato, il film vede la presenza di un cast corale tra i quali spiccano: Bradley Cooper, Willem Defoe, Toni Collette, Cate Blanchett, Ron Periman e David Strathairn. Tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham “Nightmare Alley”, il film è un noir gotico tanto affascinante quanto avvincente nel raccontare l’ascesa e la caduta di Stan il ribollente ragazzo protagonista, interpretato da Bradley Cooper che trascorre molto tempo con la gente di un circo. Il genio messicano autore de “Il labirinto del fauno” è stato molto influenzato per questo film da “Freaks” di Tod Browning ma mentre quel capolavoro sconvolgente aveva un budget basso e non aveva star, questo è costato circa 60 milioni di dollari ed è risultato purtroppo un tremendo flop al botteghino costringendo Del Toro a ripiegare sulle offerte di Netflix.

“La fiera delle illusioni” è un film interpretato da un manipolo di attori tutti clamorosamente in parte e che sarà a mio parere rivalutato con il tempo.

Guillermo Del Toro non mi stancherò mai di dirlo, è uno dei migliori registi usciti alla ribalta negli ultimi 30 anni e lo conferma ancora una volta in questo meraviglioso film ed per questo che il suo posto è al cinema, non in tv.


THE NORTHMAN (2022)

Nonostante Robert Eggers fosse sulla bocca di tutti in quel periodo (veniva da due film pazzeschi come “The Witch” e “The Lighthouse”), la sua ultima opera non è riuscita ad incassare la cifra necessaria per coprire le spese di produzione risultando un fiasco colossale al botteghino costringendo Robert Eggers a chiedere scusa alla Universal per aver diretto uno dei migliori film degli ultimi vent’anni, ci rendiamo conto? Ed è un vero peccato perché “The Northman” è uno dei migliori revenge movie e fantasy usciti dopo la trilogia de “Il signore degli anelli”.

Senza dimenticare la sua vena horror, Eggers, in questo film, racconta un’epica storia di sangue e guerra ambientata nel freddo nord Europa avvolgendoci in una splendida fotografia fredda e pungente e ricreando perfettamente le gelide atmosfere di quelle terre. Nonostante sia un piccolo passo indietro rispetto a “The Lighthouse”, con “The Northman” Robert Eggers gira un film avvincente ricco di citazioni storiche che funziona e lascia basiti per la sua accurata bellezza. Un film che merita di essere rivalutato e che raggiungerà ben presto lo status di film cult, se non lo è già.

Qui trovate la mia recensione.


ULTIMA NOTTE A SOHO (2021)

“Ultima notte a Soho” è, in ordine cronologico, l’ultimo colpo di genio di Edgar Wright , regista britannico che ho sempre apprezzato per le sue opere dissacranti a partire dalla sua meravigliosa trilogia del cornetto.

In questo film il regista inglese ci regala un fotonico horror/thriller dalle accese atmosfere che ricordano i capolavori di Dario Argento e Mario Bava con la nostra protagonista Eloise aspirante stilista che dalla campagna si traferisce nel quartiere Soho a Londra. Ben presto Eloise si troverà a viaggiare nel tempo ritrovandosi in una Londra degli anni 60 ricostruita in ogni dettaglio dove incontrerà il suo idolo, la cantante Sandie. Tuttavia Eloise scoprirà che la vita a Soho in quel momento è diversa da come si aspettava.

Il film è incredibile per molti aspetti, le due splendide attrici protagoniste danno vita a due personaggi strepitosi, la regia di Edgar Wright che ci regala alcuni momenti di grande cinema con alcune scene che entreranno con il tempo negli annali della settima arte.

Una straripante colonna sonora rock anni ’60 con alcuni brani cantati dalla stessa attrice protagonista, una meravigliosa Anya Taylor-Joy, vi farà volare altissimi e, come detto sopra, le atmosfere argentiane e il clamoroso tributo al gotico italiano rendono “Ultima notte a Soho” un film perfetto e uno dei film più sottovalutati degli ultimi anni e che non tarderà a diventare un vero cult nonostante il triste flop al cinema, perché meritava davvero molta più attenzione. Non ho altro da aggiungere se non, recuperatelo e alzate il volume del vostro home theatre a palla!

Tanto per darvi un’idea..


NEMESI (2016)

Chi mi conosce sa quanto io ami Walter Hill, un autore che ha segnato in parte la mia adolescenza, da film come “I Guerrieri della notte” a “Strade di fuoco” passando per “Danko” e “Johnny il bello”, il regista di Los Angeles ha girato una serie di innumerevoli cult, molti dei quali entrati nell’immaginario collettivo.

E’ il caso anche di questo “Nemesi”, clamorosamente passato inosservato. Walter Hill affonda le radici nel suo amato noir raccontandoci la storia di Frank Kitchen, un killer a pagamento che viene tradito dal alcuni gangster e viene sottoposto ad un operazione di cambio sesso da una dottoressa che vuole vendicare suo fratello ucciso. Per Frank il cambiamento di vita da uomo a donna sarà un’esperienza traumatica, una tortura peggiore della morte.

“Nemesi” (titolo originale: The Assignment) è un film sulla tematica trasgrender nonostante Walter Hill abbia sempre dichiarato di non voler focalizzarsi su questo. “Nemesi” è un anche un classico film sulla vendetta, ma nonostante la tematica fin troppo abusata, il film è geniale sotto certi aspetti e di una potenza eccezionale con il nostro Walter Hill che gira delle scene d’azione da manuale con continui colpi di scena e una voce narrante che crea un atmosfera stupenda interpretato da una strepitosa Michelle Rodriguez.

Un ingiusto flop per un regista che non merita di essere dimenticato, “Nemesi” è l’ennesima conferma per uno dei più grandi registi di Hollywood. Sono sicuro che tra qualche anno “Nemesi” sarà rivalutato come giusto che sia!


BLADE RUNNER 2049 (2017)

Uno dei più clamorosi flop al box office degli ultimi anni è il film di Denis Villenueve. Molti pensano che non avrebbe dovuto toccare un capolavoro come quello di Ridley Scott, dimenticando però che è stato il pubblico stesso a decretarne un disastroso flop nel 1982, come al solito molti si mettono in bocca tanti discorsi no sense per poi rimangiarsi le parole, perché la cosa è chiara, “Blade Runner 2049” è uno dei migliori film di fantascienza degli anni 2000!

La trama è più o meno la stessa del film di Ridley Scott con Agent K (Ryan Gosling)  a caccia di replicanti, ma come risultato tecnico, “Blade Runner 2049” è un capolavoro, un tipo di film che andava visto sul grande schermo: le immagini evocate dal direttore della fotografia Roger Deakins sono davvero sorprendenti unite ad una eccezionale scenografia del film ambientato nel futuro rispetto al primo originale che prende come punto di partenza e di cui perfeziona lo stile.

Certo, il film di Ridley Scott è irraggiungibile ma qui siamo di fronte ad un film visivamente spettacolare e davvero si fa fatica a capire questo flop al box office. Da vedere e rivedere perché Denis Villenueve è un grande e visionario regista che sta riportando in auge la fantascienza!


Siamo arrivati alla fine di questo articolo con cinque film eccezionali e ingiustamente sottovalutati con la speranza che riusciate a rivalutarli perché in questi casi si tratta comunque di autori eccezionali, tra i migliori in circolazione.

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Renfield (2023)

Articolo a cura di The Crystal Lake Girl

RENFIELD (2023)

Nicholas Cage a volte è proprio un divo del trash. Stavolta lo vediamo nei panni di Dracula in una versione personale del Conte, un mix tra Bela Lugosi e Marilyn Manson… Più Marilyn che Bela comunque.

In questo caso però il protagonista è un’altro, o per essere più precisi, stavolta ci si concentra su uno dei personaggi marginali della storia di Bram Stoker, Renfield, l’impiegato che, andato in Transilvania per aiutare il Conte con le fasi burocratiche dei futuri acquisti in Inghilterra, diventerà il suo servo e cadrà nell’oscurità dei poteri di Dracula.

 Il nostro è interpretato da Nicholas Hoult, volto gentile e giovane, che da qualche anno si è fatto conoscere nel panorama cinematografo internazionale.

Ai giorni nostri Renfield, il servo di Dracula è costretto a trovare sangue per il suo padrone, che ha un disperato bisogno di guarire dopo l’ennesimo tentativo di distruggerlo. La cosa risulta più difficile ma mano che il tempo avanza e il mondo cambia. Tra l’altro Renfield comincia anche ad essere piuttosto stufo.

 Quando la sua strada si incontrerà con quella di una poliziotta in cerca di vendetta da una famiglia mafiosa che gli ha ucciso il padre, le cose inizieranno a prendere una piega insolita.

Senza troppi preamboli il film di Chris McKay è un horror molto d’azione, anzi è più un action molto splatter per essere più precisi.

 Un film puramente d’intrattenimento che, però fa esattamente quello che deve fare.

 Quindi dimenticatevi atmosfere gotiche, damigelle con la pelle bianchissima e in pratica tutto quello che vi potrebbe venire in mente pensando a Dracula.

 Un film leggero che approfondisce a modo suo il rapporto tra il Vampiro e il suo servo, e che sicuramente farà storcere il naso a molti dallo spirito romantico, che si aspettano qualcosa di molto più consono alla storia.

 Cosa importante però è che il film non vuole essere una parodia o uno scimmiottamento della storia originale. Tenetelo ben presente.

 Mio parere personale : ho messo da parte tutte le aspettative e ho lasciato andare il film senza troppe pretese e la cosa per me ha funzionato.

 Non è un film perfetto, né un capolavoro degno di ricordo, ma semplicemente un momento di svago ben dosato e che non offende nessuno. Un film che non si prende sul serio e lo sa benissimo.

 Tra arti strappati e secchiate di sangue, il Dracula interpretato da Cage è perfetto per questo modo di concepire la storia, così come il Renfield di Hoult, che prende super poteri dall’ingestione dei risaputi insetti, o alla poliziotta che fa da spalla, personaggio spassosissimo e che ho davvero apprezzato.

In conclusione andate sul sicuro per una serata leggera leggera con popcorn e coca cola.

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Giallo Berico 2024 – In arrivo la terza edizione da brivido

Articolo a cura di redazione

Presentato da Shutter edizioni arriva il 17 febbraio presso il cinema Sala Maggiore a Ponte di Barbarano (Vicenza) la terza edizione del Giallo Berico, festival dedicato al cinema horror .

La terza edizione del festival ad ingresso libero con prenotazione si preannuncia da urlo con un programma ricco di ospiti e che omaggi a partire da Lucio Fulci, il celebre regista autore di capolavori apprezzati in tutto il mondo e spesso omaggiato dai grandi registi americani, da “Non si sevizia un paperino” a “L’aldilà”, da “Quella villa accanto al cimitero” a “Lo squartatore di New York” la sua filmografia spazia da ogni genere. Ma è proprio con “Lo squartatore di New York” che Giallo Berico gli renderà omaggio proiettando per la prima volta il film nella sua versione integrale e restaurata dalla Rustblade records.

Gli omaggi al cinema di genere italiano non finiscono qui, ad aprire la giornata sarà proiettato il cortometraggio di Paola Settimini “Solo per voi”, scritto da Antonio Tentori e con le musiche di Claudio Simonetti. Dopo di che sarà la volta di Pupi Avati con il docufilm “Gotico padano” diretto da Roberto Leggio e Gabriele Grotto che saranno ospiti in sala dopo la proiezione.

La giornata si chiuderà con un altro omaggio, ovvero al grande regista Wes Craven autore di molti capisaldi del genere horror.

Giallo Berico è una consolidata realtà e un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati, di seguito tutto il programma completo e per ulteriori info vi rimandiamo ai link in coda all’articolo.

Shatter agency official website

Giallo Berico film fest – facebook

Rustblade records

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La maledizione della Queen Mary (2023)

Articolo a cura di The Crystal Lake Girl

⚠️ Attenzione! La seguente recensione potrebbe contenere tracce di spoiler! ⚠️

LA MALEDIZIONE DELLA QUEEN MARY (2023)

A circa sei mesi dalla uscita nelle sale, e dal suo totale passaggio, quasi in sordina (voi ne avete sentito parlare molto dopo i primi spot pubblicitari per le sale? Io no, anzi me ne ero quasi dimenticata l’esistenza.

“La Maledizione della Queen Mary” di Gary Shore approda su Sky cinema/Now tv, così, decido finalmente di visionarlo.

La storia prende a piene mani dalle leggende sulla nave, che è reale esiste ed è stata in

attività dalla fine degli anni 30 fino alla fine dei 60, con una parentesi attiva anche durante la

guerra, dove era stata adibita al trasporto di soldati per un certo periodo.

Ora è ormeggiata a Long Beach, dove riposa in forma di attrazione per i turisti con hotel e ristoranti annessi.

I diversi incidenti e morti accadute hanno contribuito ad alimentare la leggenda dell infestazione di ogni tipo dai soldati ai membri dell’equipaggio, fino ad alcuni sfortunati passeggeri.

In questo film vediamo, attraverso due linee temporali, cosa ha provocato l’inizio delle leggende e poi qualcosa che sta succedendo invece ai giorni nostri. Halloween 1938: sulla Queen Mary si sta festeggiando e una famiglia di artisti composta da David, Gwen e la piccola Jackie, si è introdotta in prima classe per consentire alla figlia di farsi notare da vari registi presenti sulla nave. Dopo essere stati scoperti ritornano in terza classe, ma David si intrattiene gironzolando e, al suo ritorno in cabina è inspiegabilmente colpito da un raptus omicida. Con un’ascia, infatti massacra la famiglia e altre persone, provocando un gran subbuglio.

Giorni nostri: La famiglia Caulder sale sulla nave con l’intento di chiedere il permesso di scannerizzarne gli ambienti per poi creare un libro interattivo. Il figlio della coppia ha un incidente mentre fa il Ghost tour, ma tutto sembra ok.

I due genitori però si ripresentano con la scusa di finire il lavoro invece sono alla ricerca dello spirito figlio, che pare sia intrappolato sulla nave.

Da questo momento passato e presente si intrecciano spaventosamente. Sembra che possa tutto funzionare: un’antica maledizione, spiriti e sangue a profusione. Invece il film di Gary Shore è un groviglio nel quale non si vorrebbe restare incastrati.

Ok ai flashback, ma sono inseriti troppo e troppo sono alternati col presente. Ad un certo punto bisogna essere ben concentrati per capire bene. Anche se in fondo non è così difficile. Tutta questa confusione non serve, e non aiuta il film a sollevarsi o ad assomigliare meno ai soliti prodotti.

Ecco perché tirando le somme, La maledizione della Queen Mary non spicca, ma resta lì ormeggiata in un angolo. Peccato perché, come in molti casi il potenziale c’è. È sfruttabile, bastava solo cercare essere meno sofisticati e più semplici stavolta.

Non il peggiore del 2023, ma nemmeno notevole.

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Beyond the horror tv / twitch

Articolo a cura di redazione

Grandi novità in arrivo per il nostro canale Twitch, siamo pronti a tornare live dal 23 gennaio con il nostro container “HORROR TALK SHOW” e la grande novità, il “BTH CINEFORUM”.

Ma andiamo nel dettaglio:

“Horror talk show” è un contenitore al cui interno comprende:

Commenti e recensioni dopo la visione di film o serie tv visti di recente.

Trailer reaction.

Horror collector (Appuntamento mensile dedicato al collezionismo con ospiti).

Il salotto di Beyond the Horror in compagnia di ospiti e amici/colleghi .

Into The Shorts! Torna anche la vecchia rubrica in cui vediamo e commentiamo i migliori cortometraggi su You Tube.

Horror Talk Show andrà in onda ogni martedì alle h 21,15 ma non sono da escludere live improvvisate in altri giorni.

Aggiornamento del 28 marzo 2024

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Il ragazzo e l’airone (2023)

Articolo a cura di Dani Ironfist

IL RAGAZZO E L’AIRONE (2023)

Il 2024 è appena iniziato e si parte a bomba con quello che probabilmente è l’ultimo film del maestro Hayao Miyazaki.

Annoverato come uno dei migliori registi e sceneggiatori di anime, grazie alle sue profonde opere ha lasciato il segno nell’animazione giapponese con assoluti capolavori come “Nausicaà della valle del tempo”, “La città incantata” e “Il castello errante di Howl”, giusto per dirne tre.

“Il ragazzo e l’airone” era atteso da molto tempo, sono infatti trascorsi ben dieci anni dalla sua ultima opera “Si alza il vento”, di cui sette anni dedicati alla gestione di questo nuovo lungometraggio bloccato spesso da molteplici problemi, tra i quali anche il Covid. L’attesa non è stata vana e “Il ragazzo e l’airone” è un film che ci condurrà attraverso i meravigliosi mondi di Hayao Miyazaki in un susseguirsi di spettacolari immagini che faranno da sfondo alle vicende del nostro protagonista.

Mahito è un ragazzino di 12 anni che perde la madre durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale a Tokyo, un fatto questo che lo segnerà molto e che gli procurerà innumerevoli difficoltà quando si dovrà trasferire con la matrigna in campagna. A catturare la sua attenzione sarà un airone cenerino che vola intorno alla casa, l’airone riuscirà a convincere Mahito a seguirlo dicendogli che sua mamma è ancora viva. Mahito sarà così catapultato alla ricerca di sua madre in un mondo fantastico abitato da bizzarri personaggi e creature di ogni tipo.

Nel 2013, dopo l’uscita dell’undicesimo lungometraggio di Hayao Miyazaki come regista, “Si alza il vento”, l’artista aveva annunciato il suo ritiro. Quel film, un film biografico sulla vita dell’ingegnere aeronautico Jiro Horikoshi intriso delle immagini fantastiche per cui Miyazaki è meglio conosciuto, parla della vita, della ricerca della felicità in un mondo che fa di tutto per spegnerla. Per fortuna, Miyazaki ha rimandato il suo ritiro, tornando con un cortometraggio nel 2018, e ora con questo lungometraggio, “Il ragazzo e l’airone” un’opera d’arte che non solo conferma la sua predilezione per la creazione di nuovi regni, ma probabilmente sarà l’opera finale per l’artista, anche se ci sono voci secondo cui è tornato al lavoro su un altro film.

“Il ragazzo e l’airone” riprende più o meno da dove si era interrotto il dramma di Miyazaki sulla Seconda Guerra Mondiale, “Si alza il vento”.

Il pubblico occidentale in molti casi tende a dare per scontato che i film animati siano fatti solo per bambini, cosa che ho trovato sempre sbagliata. In Giappone lo sanno bene e, insieme a molti altri film dello Studio Ghibli, “Il ragazzo e l’airone” pur essendo fruibile anche da parte degli spettatori più giovani, è probabile che molti bambini non colgano a pieno alcune delle complessità tematiche o delle astrazioni visive da cui dipende il film. Ci sono scene di sangue, violenza e pericolo che rendono questo film inadatto a un pubblico troppo sensibile o a bambini troppo piccoli, ma i più grandi non dovrebbero avere problemi durante la visione, a condizione che riescano a tenere il passo con la trama e le vicende che vedono coinvolti i numerosi personaggi.

Come tutti i film di Hayao Miyazaki, questo film è stupendo, pieno di vita, fascino e personalità come anche molte delle produzioni dello Studio Ghibli. Ogni fotogramma praticamente parla da solo con dettagli e colori meravigliosi. Un design molto classico che regala gioia per i nostri occhi mentre vediamo scorrere tutti i personaggi, dall’airone che sembra una mutaforma con al suo interno un bizzarro ometto dal naso grosso che può essere maestoso, divertente o terrificante a seconda dell’umore. Se amate le vecchiette di Miyazaki qui ne trovate ben sette, le simpatiche vecchiette che accudiscono la famiglia una volta trasferitosi nella nuova dimora, questo non è l’unico riferimento a Biancaneve che si può notare nel film. Se poi adori le piccole cose da sempre create dal maestro Miyazaki allora rimarrai estasiato quando lo schermo sarà invaso da un esercito di Warawara, un vero spettacolo per gli occhi.

Nonostante la sua eccellenza complessiva, questo film non ti darà nemmeno la chiara semplicità narrativa di “Si alza il vento”.

Mahito affronta un viaggio incredibile e molto rischioso durante il quale vengono toccati temi complessi su cui si viene spinti a riflettere e ad arrivare alle proprie conclusioni senza che ci venga fornita una risposta pronta calata dall’alto. Probabilmente non è il miglior film di Miyazaki come non lo è dello Studio Ghibli, personalmente “La città incantata” e “La storia della principessa splendente” sono di un altro pianeta ma non si può negare che con “Il ragazzo e l’airone” il maestro abbia aggiunto alla sua grande carriera un altro enorme tassello con un film che emoziona, fa riflettere e ti lascia incollato allo schermo in un viaggio lungo due ore ma che alla fine sembrano 20 minuti e aperto a molteplici interpretazioni.  Eccezionale!

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