Space Vampires (1985)

Articolo a cura di Martin Quatermass

SPACE VAMPIRES (1985)

Ci sono alcuni film che sono così caotici, confusi e squilibrati che è impossibile non apprezzarli. Può essere il fattore “so bad it’s good” o può essere che ci sia qualcosa dentro, un tocco di genio, una scintilla di creatività che è evidente ma troppo sfuggente per metterci la mano sul fuoco. Può anche essere che si sappia che il team creativo dietro il film ha un grande talento e che magari abbiano visto nel progetto qualcosa che valeva la pena di realizzare, per cui la fiducia che si ripone in loro supera qualsiasi confusione che si prova mentre si guarda il film. Qualunque sia il motivo, un esempio brillante è il film “Lifeforce” (Space Vampires) di Tobe Hooper del 1985.

“Lifeforce” inizia con il colonnello Tom Carlsen che guida una spedizione sulla navetta spaziale Churchill mentre lui e il suo equipaggio si avvicinano alla cometa di Halley. Scoprono, successivamente, quella che sembra un’astronave aliena. Decidono di perlustrare la misteriosa nave e al suo interno trovano i resti di gigantesche creature simili a pipistrelli e quelli che sembrano essere tre esseri umani, una donna e due uomini. Gli esseri umani sono tenuti all’interno di quelle che sembrano teche di vetro e vengono trasportati sulla navetta.

Basato sul romanzo The Space Vampires di Colin Wilson, “Lifeforce” è stato scritto per lo schermo da Dan O’Bannon (famoso per Alien) e Don Jacoby ed è facile chiedersi cosa sia passato per la loro testa quando lo hanno scritto. È come se gli sceneggiatori (non ho letto il libro, quindi non so se siano stati gli autori o gli sceneggiatori) avessero avuto idee per quattro o cinque film diversi e, invece di scrivere quattro o cinque sceneggiature diverse, avessero deciso che sarebbe stato meglio buttare tutto in questa storia. Abbiamo spazio, vampiri, pipistrelli giganti, creature simili a zombie, panico per le strade di Londra, la cattedrale di St Paul che viene fatta saltare in aria e Patrick Stewart. È del tutto comprensibile che molte persone non lo abbiano apprezzato. È stato un film costoso, circa 25 milioni di dollari, ma ha incassato solo sugli 11 milioni al botteghino ed è stato ampiamente dimenticato dal pubblico e dai media di oggi.

Allora, “Lifeforce” è davvero “così brutto da essere bello”? No, non è proprio così. Non si tratta certo di un film come Plan 9 From Outer Space, un film talmente inetto da risultare divertente. È stato realizzato da persone di grande talento, non solo il regista e lo sceneggiatore, ma l’intera produzione. Le musiche sono state composte dal grande Henry Mancini, mentre gli effetti speciali sono stati supervisionati da John Dykstra, che ha fatto un lavoro meraviglioso nell’era pre-CGI.

La cosa più impressionante di “Lifeforce” è come sia riuscito a procurarsi abbastanza denaro non solo per portare sullo schermo tutte queste sciocchezze, ma anche per finanziare le ovvie droghe che hanno portato alla creazione di questo film. Non è un classico, neanche lontanamente, ma quando si parla di film di culto genuinamente bizzarri che esistono in barba a qualsiasi forma di buon senso, l’opera maniacale di Tobe Hooper è difficile da dimenticare.

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