Guillermo Del Toro’s Pinocchio (2022)

Articolo a cura di Dani Ironfist

GUILLERMO DEL TORO’S PINOCCHIO (2022)

Diciamo le cose come stanno, se ne sentiva davvero il bisogno di un altro “Pinocchio”? Dopo quella ciofeca di Roberto Benigni, l’ottimo film di Matteo Garrone e il pessimo film in live action di Robert Zemeckis direi proprio di no. Anche perché per quanto mi riguarda il nome “Pinocchio” mi riporta sempre alla mente quel meraviglioso sceneggiato televisivo diretto da Luigi Comencini e che vedeva la partecipazione di un cast stellare (Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Franco e Ciccio, Vittorio De Sica, Lionel Stander, Mario Adorf, Renzo Montagnani ecc..).

La mia curiosità per questo nuovo adattamento prodotto da Netflix e diretto da Guillermo Del Toro era molta, vuoi perché per quanto mi riguarda ritengo Del Toro uno dei migliori registi usciti alla ribalta negli ultimi 30 anni e conoscendo la sua immensa cultura cinematografica e storica appena saputo che avrebbe ambientato la favola di Collodi nell’epoca fascista durante la seconda guerra mondiale, come molti dei suoi film del resto, il mio hype è schizzato alle stelle.

Il romanzo di Carlo Collodi del 1883, a suo tempo, era servito da monito morale verso i contadini italiani, i quali, se non lavoravano sodo, potevano fare la fine del povero Pinocchio, trasformato in un asino come punizione per la sua impulsività. La cosa bella di questa favola, attraverso le sue numerose versioni proposte su piccolo e grande schermo, è che il burattino, trasformato in una sorta di antitesi del mostro di Frankenstein, prova che la capacità di creare la vita da ciò che è senza vita può essere una fonte di gioia.

Sappiamo (o spero) tutti chi è Guillermo Del Toro, regista che sta dietro a film come “Il labirinto del fauno”, “La forma dell’acqua” e “La fiera delle illusioni” uscito ad inizio 2022, che ha sempre avuto questa grande capacità di descrivere dal profondo le mostruosità di tutte le razze umane.

C’è da fare comunque una breve premessa perché non c’è solo Del Toro dietro a questo gioiello. Infatti, come co-regista troviamo Mark Gustafson, che ha lavorato come supervisore all’animazione nel film in stop-motion “Fantastic Mr Fox” di Wes Anderson. Mark e Guillermo hanno così abbracciato la poesia nell’artigianato e dato vita ad uno dei più bei film d’animazione in stop-motion degli ultimi anni.

La rivisitazione animata in stop-motion di questo racconto è un altro esempio della cura maniacale che il regista messicano mette in atto per dare vita alla sua visione in un nuovo lungometraggio dove ci presenta una ricca storia animata colma di umanità e con un cast impressionante. Hanno così prestato le loro voci ai personaggi attori come: Ewan McGregor, Ron Perlman, Finn Wolfhard, Cate Blanchett, David Bradley, Burn Gorman, Tilda Swinton, John Turturro, Christoph Waltz e il giovane Gregory Mann (voce di Pinocchio), ad unirsi a tutto questo la splendida colonna sonora di Alexandre Desplat.

Geppetto è un uomo anziano con un figlio che adora fino a quando una tragedia lo lascia solo e in preda al suo dolore con il cuore spezzato. Veglia giorno e notte sulla tomba del figlio invocandone il ritorno. Disperato crea un ragazzo in legno che, purtroppo, non assomiglia per niente al suo adorato figlio cadendo ancora di più in depressione e vittima dell’alcolismo. Un Wood Sprite ha pietà di lui e dà vita alla sua creatura iniziando così un’avventura familiare quando il ragazzo chiamato Pinocchio viene portato via da casa.

A livello tecnico il lavoro in stop-motion fatto in questo film è veramente sbalorditivo. Con un incredibile gruppo di animatori, il film prende forma e vita propria innescando nello spettatore un groviglio di emozioni. Anche perché questo piccolo blocco di legno dalle sembianze di un ragazzo sembra molto realistico. È la storia di un padre e di un figlio, e la rappresentazione emotiva del loro rapporto, a volte complicato, contribuisce a rendere questa opera uno dei film d’animazione più coinvolgenti dell’anno con i primi venti minuti che possono risultare strazianti per qualche spettatore sensibile. Questo è in primis un racconto commovente e profondo di una storia che esamina il dolore e la perdita con cura e comprensione

Come già abbiamo detto viene esplorato il rapporto padre-figlio, sia Pinocchio che il piccolo Lucignolo cercano in tutti modi di conquistare l’approvazione e l’affetto del padre e sono disposti a cambiare la propria indole per riuscirci.

Guillermo del Toro ha portato in me lacrime e gioia con una storia commovente che bilancia umorismo, cuore e musica. Un capolavoro a tutti gli effetti questo di Del Toro e Gustafson, il film porta magicamente qualcosa di nuovo in una favola familiare.

In quello che è finito per essere un grande anno per l’animazione in stop-motion, con “The House”, “Wendell & Wild” e “Mad God”, “Pinocchio” di Guillermo del Toro si distingue come il più bello di questi film per la cura dei dettagli, dalla barba di Geppetto agli splendidi paesaggi oceanici. È quasi difficile credere che” Pinocchio” sia stato scrupolosamente fatto a mano per creare un’animazione così impressionante.

Purtroppo, il film doppiato in italiano perde un po’ del suo fascino a causa di un doppiaggio non proprio eccelso, il mio consiglio per ammirarlo a pieno e di vederlo in lingua originale perché le prove di doppiaggio degli attori sopra citati sono incredibili e tra i quali spiccano quella del piccolo Gregory Mann (anche cantante) e quella di Cate Blanchett che doppia la scimmia spazzatura.

I definitiva questo “Pinocchio” è film affascinante, triste, cattivo in certi punti e che offre moltissimi spunti di riflessione.

L’unico rammarico è quello di non averlo potuto vedere in sala sul grande schermo, molto probabilmente le mie emozioni sarebbero state triplicate. Inoltre, il fatto che un regista come Guillermo Del Toro sia costretto a fare film per il piccolo schermo aumenta ancora di più la desolazione per la direzione che sta prendendo la settima arte.

Ad ogni modo lunga vita a Guillermone!!


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