Resident evil: Welcome to Raccoon City (2021)

RESIDENT EVIL: WELCOME TO RACCOON CITY (2021)

Non sapevo proprio cosa aspettarmi da questo nuovo reboot della serie videoludica dedicata ai famosi videogames ideati dalla Capcom.

Chi scrive ha adorato i primi tre capitoli della saga passando intere giornate e nottate davanti allo schermo

Dopo le prime dichiarazioni della produzione che davano il film come molto più fedele ai videogames della Capcom, rispetto ai precedenti, l’attesa era molta nonostante i tentennamenti che ho avuto già dalla prima visione del trailer.

Purtroppo, l’attesa non è stata ripagata, soprattutto per la seconda parte del film ma andiamo con ordine.

Sinossi: Un gruppo della polizia di Raccoon city denominata “S.t.a.r.s” viene inviata in missione in una villa dove è stato rinvenuto un cadavere, nel frattempo Leon Kennedy (la nuova recluta) e Claire Redfield (in cerca del fratello Chris) arrivano a Raccoon city.

Un terribile virus è sfuggito dai laboratori della Umbrella corporation trasformando la popolazione in feroci morti viventi e creature di ogni tipo.

I nostri avranno a disposizione un’intera notte per fuggire e capire cosa sta succedendo.

Se da una parte i luoghi sono stati ricostruiti in maniera esemplare, ad esempio la villa e la facciata della stazione di polizia sono quasi identiche non si può dire la stessa cosa per il resto del film.

Gli avvenimenti che si susseguono durante il film sono tutti sballati se confrontati con la serie videoludica, alcuni personaggi sono stati completamente stravolti, soprattutto Leon Kennedy che viene descritto come uno sfigato pivellino e bullizzato dal capo e i compagni di squadra. Il suo personaggio poi si evolverà in un modo inaspettato e alquanto ridicolo. Purtroppo, qui si sente molto la mancanza di un personaggio “di peso” e carismatico come era Alice (Milla Jovovich) nei capitoli dei primi anni 2000 diretti da Paul W.S. Anderson, Alexander Witt e Russell Mulcahy.

I personaggi sono poco convincenti in molti frangenti e la sceneggiatura è banalmente presa più dal remake di “Resident evil 2” che dal videogioco originale degli anni 90 arrancando per tutto il film con dialoghi indecenti. Per i primi 40 minuti non succede praticamente nulla con il primo zombi che fa la sua comparsa dopo quasi un’ora di film e facciamo solo la conoscenza dei vari personaggi che si avventurano in due scenari diversi: Chris Redfield, Jill Valentine e il resto del gruppo verso la villa, Leon Kennedy e Claire Redfield si avventurano nei sotterranei della stazione di polizia nel tentativo di raggiungere la villa.

Un vero peccato perché le storie dei videogiochi partivano subito a bomba e si entrava subito in azione, una scelta di sceneggiatura questa che mi ha fatto molto incazzare.

La seconda parte del film al contrario si trasforma in un survival movie lontano anni luce dalle atmosfere cupe dei videogiochi della Capcom con le prove degli attori abbastanza sottotono e alcune scelte di narrazione al limite dell’imbarazzo con scene assurde girate completamente al buio dove non si capisce come i nostri riescono a combattere contro gli zombi. Roba da fantascienza.

Si poteva fare meglio? Decisamente sì. Il potenziale c’era tutto e, a mio avviso, era meglio contestualizzare tutto il primo capitolo videoludico invece di fare un mix dei primi due capitoli, così facendo è venuto fuori un gran pastrocchio che dai videogames prende solo alcune citazioni.

Ci sono anche dei pregi, non tutto è da buttare, gli effetti speciali sono ottimi (meravigliosa la ricostruzione del mostro con l’occhio sul braccio), la fotografia cupa e la regia sono comunque ottime e questo lo dico da non estimatore di Johannes Roberts .

In conclusione: se avete amato e giocato ai videogiochi della Capcom, dopo le premesse annunciate, con tutta probabilità rimarrete delusi come il sottoscritto, a chi non conosce i videogiochi piacerà, si tratta solo di un discreto film horror con gli zombi.

Per quanto mi riguarda preferisco il primo “Resident evil” di Paul W.S. Anderson e il terzo di Russell Mulcahy, nonostante erano molto distanti dalla serie videoludica avevano delle atmosfere decisamente più legate ad un certo tipo di cinema horror, soprattutto il terzo capitolo con le sue atmosfere romeriane.

Consiglio se andate a vederlo di rimanere dopo i titoli di coda, ci sarà una scena molto importante per lo sviluppo del franchising.

Dani Ironfist

Alice was my name (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

ALICE WAS MY NAME (2021)

Brace Beltempo è un giovane regista che si era già fatto conoscere con il buon debutto “Carpenter’s house” (2018), il docufilm “Wild west coast” (2018) e alcuni notevoli cortometraggi come “L is for last”.

Abbiamo avuto l’onore di vedere “L is for last” e “Alice was my name” al Drag me to fest, festival horror che si svolto a Milano ad inizio Novembre.

Ed è proprio di quest’ultimo che vogliamo parlare.

Il rape&revenge è un genere che vede i suoi natali nel lontano 1960 con il film “La fontana della vergine” di Ingmar Bergman, un film violentissimo per il periodo.

Anche in Italia abbiamo una buona tradizione grazie a pellicole notevoli come quelle di Aldo Lado (L’ultimo treno della notte) e Ruggero Deodato (La casa sperduta nel parco), film usciti negli anni 70/80.

“Una volta pensavo che morire fosse la cosa più grave che potesse accadermi, ora so che non è così.”

“Alice was my name” inizia subito con la nostra protagonista Alice (interpretata da una bravissima Melissa Di Cianni) in fuga nel bosco e scampata ai suoi aguzzini. Durante il ritorno verso casa il monologo della giovane protagonista ci racconta tutto il suo dolore e di quanto sia peggiore della morte portarsi dietro per tutta la vita questo malessere interiore causato dalla violenza subita.

Alice è una giovanissima e aspirante attrice che viene chiamata per un provino, una volta arrivata sul posto viene aggredita e violentata ripetutamente da quasi tutti i membri del casting.

Nonostante il suo dolore infinito Alice brama vendetta.

Rispetto a “Carpenter’s house” si notano subito i miglioramenti di Brace Beltempo, la regia è ottima, così come la fotografia cupa e asfissiante che rende bene l’idea del viaggio che sta portando la protagonista verso la sua vendetta e un finale sorprendente.

La scena dello stupro è ben diretta e difficile da digerire per la sua lunghezza e per come la giovane attrice riesce ad essere così credibile nel suo ruolo. Vi garantisco che ho fatto abbastanza fatica a non distogliere lo sguardo dallo schermo.

Se il film ha il suo punto di forza nella trama non si può certo dire della scrittura del film, la sceneggiatura soffre un po’ in alcuni punti soprattutto per quanto riguarda la recitazione di alcuni attori e gli omicidi che vengono effettuati in modo troppo frettoloso e con troppa facilità secondo il mio punto di vista ma sono questi dei piccoli difetti che si riscontrano spesso nei film indipendenti a causa del basso budget a disposizione.

Molto importante in questo film è l’aspetto psicologico dei personaggi, il trauma di cui è vittima Alice la porterà a cambiare profondamente.

In conclusione, un plauso al regista Brace Beltempo per essersi avventurato in questo genere, il rape&revenge mancava davvero da molto tempo in Italia e il risultato finale è davvero buono con un film che nonostante i suoi difetti regala diverse emozioni.

Il film è distribuito dalla Digitmovies in una bella edizione che contiene anche i due cortometraggi di Brace Beltempo, “L is for Last” e “Shemaleficent” oltre ad alcuni videoclip girati dallo stesso regista.

Link acquisto Amazon

Nati morti (2021)

Articolo a cura di Frina

NATI MORTI (2021)

Dopo l’ottimo “Stomach” del 2018, intervallato quest’anno con la collaborazione nel film “Flesh contagium”, Alex Visani torna dietro la macchina da presa con un film indipendente che ci ha letteralmente stupiti.

“Nati morti” racconta la storia di Luna, una giovane dottoressa affascinata da tutto quello che riguarda la morte, che ha lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla sua grande passione per la Tassidermia. Un giorno, durante una escursione nel bosco, si imbatte in una donna morta e un uomo apparentemente in fin di vita.

Decide così di portarli con sé a casa. Da quel momento la vita di Luna non sarà più la stessa venendo travolta da una spirale di violenza ed orrore che si stringerà intorno alla sua esistenza.

È interessante fare notare che, a differenza della maggior parte dei film a cui siamo abituati, in “Nati morti” è una donna ad avere pulsioni perverse e violente. Solitamente sono le donne ad essere vittime di maniaci, serial killer e psicopatici. Con questo film si mostra che certe perversioni e patologie mentali possono interessare chiunque, uomo o donna che sia.

Un altro aspetto molto interessante è l’evoluzione del rapporto tra Luna e l’uomo: una relazione vittima-carnefice si trasforma in una complicità perversa.

Luna è una persona che vive sola in una casa sperduta, incapace di mantenere delle reazioni normali e sane con le altre persone. Da alcuni dialoghi emerge che molto probabilmente i suoi problemi mentali e relazionali hanno origine nella sua infanzia in particolare da un rapporto anomalo e insano con il padre.

Rispetto al precedente “Stomach”, Alex Visani fa un netto passo avanti e risulta molto più convincente nella messa in scena, soprattutto a livello tecnico con effetti speciali e tecnici efficaci e ben curati, effetti speciali che avranno il loro apice nel malatissimo finale.

“Nati morti” è un film cupo e soffocante che ha il suo punto di forza nella coppia di attori protagonisti Ingrid Monacelli e Lorenzo Lepori perfettamente calati nelle loro parti, soprattutto Ingrid che dona al film una grande prova rendendo il suo personaggio molto inquietante. Non da meno la prova di Lorenzo Lepori che ci ha ormai abituati ai suoi personaggi inquieti e malsani.

Una bella fotografia e un’ottima sceneggiatura fanno di “Nati morti” uno dei migliori film indipendenti usciti quest’anno ed è tanta la passione che trasuda ad ogni fotogramma. Se pensiamo poi che è stato girato in un’unica location, con cinque attori e in piena pandemia ci rendiamo ulteriormente conto del fatto che ci troviamo di fronte ad un film di grande valore.

Nota di merito anche per la splendida colonna sonora curata da Daniele Marinelli che aggiunge ulteriore valore a questa pellicola.

“Nati morti” è un film che meritava una distribuzione più ampia, un vero peccato non aver avuto la possibilità di vederlo in sala.

Il film prodotto da Empire video, Hector Villena Mero e Digitmovies cinema è distribuito in dvd e blu-ray dalla stessa Digitmovies.

Link acquisto Amazon