Alice was my name (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

ALICE WAS MY NAME (2021)

Brace Beltempo è un giovane regista che si era già fatto conoscere con il buon debutto “Carpenter’s house” (2018), il docufilm “Wild west coast” (2018) e alcuni notevoli cortometraggi come “L is for last”.

Abbiamo avuto l’onore di vedere “L is for last” e “Alice was my name” al Drag me to fest, festival horror che si svolto a Milano ad inizio Novembre.

Ed è proprio di quest’ultimo che vogliamo parlare.

Il rape&revenge è un genere che vede i suoi natali nel lontano 1960 con il film “La fontana della vergine” di Ingmar Bergman, un film violentissimo per il periodo.

Anche in Italia abbiamo una buona tradizione grazie a pellicole notevoli come quelle di Aldo Lado (L’ultimo treno della notte) e Ruggero Deodato (La casa sperduta nel parco), film usciti negli anni 70/80.

“Una volta pensavo che morire fosse la cosa più grave che potesse accadermi, ora so che non è così.”

“Alice was my name” inizia subito con la nostra protagonista Alice (interpretata da una bravissima Melissa Di Cianni) in fuga nel bosco e scampata ai suoi aguzzini. Durante il ritorno verso casa il monologo della giovane protagonista ci racconta tutto il suo dolore e di quanto sia peggiore della morte portarsi dietro per tutta la vita questo malessere interiore causato dalla violenza subita.

Alice è una giovanissima e aspirante attrice che viene chiamata per un provino, una volta arrivata sul posto viene aggredita e violentata ripetutamente da quasi tutti i membri del casting.

Nonostante il suo dolore infinito Alice brama vendetta.

Rispetto a “Carpenter’s house” si notano subito i miglioramenti di Brace Beltempo, la regia è ottima, così come la fotografia cupa e asfissiante che rende bene l’idea del viaggio che sta portando la protagonista verso la sua vendetta e un finale sorprendente.

La scena dello stupro è ben diretta e difficile da digerire per la sua lunghezza e per come la giovane attrice riesce ad essere così credibile nel suo ruolo. Vi garantisco che ho fatto abbastanza fatica a non distogliere lo sguardo dallo schermo.

Se il film ha il suo punto di forza nella trama non si può certo dire della scrittura del film, la sceneggiatura soffre un po’ in alcuni punti soprattutto per quanto riguarda la recitazione di alcuni attori e gli omicidi che vengono effettuati in modo troppo frettoloso e con troppa facilità secondo il mio punto di vista ma sono questi dei piccoli difetti che si riscontrano spesso nei film indipendenti a causa del basso budget a disposizione.

Molto importante in questo film è l’aspetto psicologico dei personaggi, il trauma di cui è vittima Alice la porterà a cambiare profondamente.

In conclusione, un plauso al regista Brace Beltempo per essersi avventurato in questo genere, il rape&revenge mancava davvero da molto tempo in Italia e il risultato finale è davvero buono con un film che nonostante i suoi difetti regala diverse emozioni.

Il film è distribuito dalla Digitmovies in una bella edizione che contiene anche i due cortometraggi di Brace Beltempo, “L is for Last” e “Shemaleficent” oltre ad alcuni videoclip girati dallo stesso regista.

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