I lunghi capelli della morte (1964)

Articolo a cura di The Crystal Lake Girl

I LUNGHI CAPELLI DELLA MORTE (1964)

Il gotico italiano anni 60 e uno dei suoi film più famosi e belli: I lunghi capelli della morte.

Siamo alla fine del XV secolo e, una donna viene bruciata sul rogo come strega. La donna avrebbe ucciso il fratello del Conte Humboldt. La strega lancia una maledizione su Humboldt e sul figlio Kurt. Al castello restano però le due figlie della strega Lisabeth e Mary. Mary muore dopo poco, gettata da Humboldt nel fiume e Lisabeth, che è una bambina resta al castello.

Cresciuta, Lisabeth diventa preda dell’interesse morboso di Kurt, che la vuole ad ogni costo. La ragazza non cede , ma è costretta a sposarlo e quindi a donarsi a lui anche non amandolo.

Arriverà però al castello Mary, una misteriosa donna che farà perdere la testa a Kurt e ne diventerà l’amante. Non potendo vivere la loro relazione alla luce del sole, Kurt decide di uccidere Lisabeth, inscenandone la morte nel sonno. Ma il progetto del giovane Conte non andrà in porto come voluto. Lisabeth, scompare misteriosamente, ma pare che la servitù e tutti gli altri al castello la vedano, tranne Kurt e Mary, che sono sempre più terrorizzati. Credendo in un complotto ordito contro di loro cercheranno di far finta di nulla fino all’atto finale: una festa per la fine dell’anno dove verrà anche bruciato un fantoccio che rappresenta tutto il male subito dalla popolazione fino a quel momento. Durante la festa ci sarà il culmine del terrore per Kurt e Mary, e verrà rivelato tutto il mistero della scomparsa di Lisabeth.

Non aggiungo altro per non fare troppi spoiler.

Il bravo Antonio Margheriti, che si è saputo destreggiare bene dagli inizi negli anni 60, fino agli 80, ci porta questo classico del genere, che è davvero un piccolo capolavoro.

Film girato in bianco e nero nella prima metà degli anni 60, per la precisione nel 64, è il classico gotico con castello, dama, e storia paurosa di contorno.

In questo caso si tratta di stregoneria, vendette e maledizioni, appunto, un classico.

E infatti non poteva mancare nel cast la star del gotico Barbara Steele, attrice particolarmente affascinate, qui ormai già rodata come icona del gotico. Il suo personaggio è ambiguo e sa dare il giusto peso ad ogni azione. Ottima anche l’interpretazione di George Ardisson, nel ruolo di Kurt, uomo spietato e meschino, ma anche davvero molto affascinante.

Tutto molto “teatrale”, e, nella semplicità della storia e della pellicolica in sé (il film è stato quasi interamente girato in un castello nei pressi di Roma), il risultatato è qualcosa di ammaliante e sontuoso. Si crea anche una certa tensione, i giochi d’ombre e di suoni sono fondamentali in questo tipo di film e, saperli usare nel modo corretto è fare letteralmente bingo.

Da non amante di questo tipo di film (ma forse mi ci sto appassionando) vi dico che ha ammaliato anche me, conquistandomi appieno. Certo, il terrore non è lo stesso di un film moderno, ma, le emozioni date dai personaggi sono palpabili e autentiche.

Quello che colpisce veramente è la capacità della pellicola di trattenere fino alla fine chi guarda, mentre lentamente si snocciola la storia e la profezia di vendetta della strega si realizza.

Un classico da amare, vedere e rivedere.

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