Videodrome (1983)

Articolo a cura di Dani Ironfist

VIDEODROME (1983)

Quando Max Renn (James Woods) si imbatte in un segnale piratato di un programma ultraviolento a base di torture e denominato “Videodrome” cerca d’indagare in quanto è in cerca di nuove idee per il suo canale televisivo ma, quando la sua fidanzata decide di partecipare al programma, Max scoprirà che quello che credeva essere finzione è molto più vicino alla realtà di quanto lui pensasse.

Lo spettacolo in questione ha una filosofia e le filosofie come spesso accade risultano pericolose. E questo David Cronenberg lo sa perché in questo film ha una filosofia tutta sua e un film così rivoluzionario come “Videodrome” del 1983 risulta pericoloso per la sua natura viscerale.

Sta di fatto che, durante la visione, ci si chiede se le immagini dei media abbiano il potere di influenzare il nostro inconscio. David Cronenberg impiega una discreta quantità di effetti speciali e di trucco grotteschi che si allineano al contesto allucinante della fantascienza per costruire un’esperienza che difficilmente si dimenticherà facendo passare in secondo piano orrore ed erotismo.

Quando ho visto per la prima volta “Videodrome” mi aveva sconvolto e ricordo di averlo registrato in una vhs e rivisto nei giorni successivi per capirne i significati.  I film di David Cronenberg sono sempre stati un’esperienza potente e una combinazione di paura, carne e fantasia che non ha mai mancato di affascinare. Avevo già visto e apprezzato i suoi precedenti film e successivamente la sua grande svolta con “La mosca”.

“Videodrome” però è qualcosa di speciale ed è da sempre il mio film preferito del regista canadese nonostante gli effetti speciali non siano invecchiati bene e il finale del film mi risulti sempre agghiacciante e frustante ad ogni visione.

Parlare di “Videodrome”, non è un compito facile. A prima vista, è un’accusa mediatica e anarchica che usa il body-horror come metafora del dominio della tecnocrazia con una sua visione bizzarra e allucinatoria.

Molti dei primi film di Cronenberg (ma anche i successivi) sono incentrati sulla paura dell’esistenza di una cospirazione governativa che mira a sfruttare la scienza per un fine oscuro. “Videodrome” non è da meno e offre la disamina di una politica che vuole rendere forte il Nord America eliminando i deboli e gli indesiderabili, trasformandoli in assassini. Max sarà ben presto completamente assoggettato al loro controllo tramite una vhs inserita in un orifizio che si apre nel suo stomaco dando il via così alla “nuova carne”.

Gli aspetti horror del film sono tutti azzeccati, dalle videocassette inserite nelle ferite addominali alle mani che si trasformano in pistole viventi: Cronenberg offre tutto l’horror corporeo che si può desiderare e gli effetti speciali sono ottimi nel loro grottesco realismo. Non ci sono momenti di brutalità come nel caso dell’esplosione della testa in “Scanners” (1981) ma “Videodrome” riesce a fornire un flusso costante con tutti gli attori in parte con il grande James Woods e la mitica Debbie Harry, attrice e storica frontman dei Blondie.

In conclusione, “Videodrome” è il manifesto e la quintessenza del cinema di David Cronenberg, che metterà alla prova le tue opinioni sulla censura e il controllo del governo sui media risultando di nuovo profetico se confrontato con il mondo odierno.


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