A Taxi driver (2017)

Articolo a cura di Dani Ironfist

A TAXI DRIVER (2017)

Se c’è una cosa da dire sul cinema orientale è che, a differenza di quello occidentale non si tira indietro nel denunciare il male della società, cosa che prima accadeva spesso in molto film americani e italiani.

“A taxi driver “è un’opera maestosa che arriva dalla Corea del sud diretta da Jang Hoon e interpretata da Song Kang-ho (“Parasite”) e Thomas Kreschmann (“King Kong”, “Resident evil:Apocalypse”).

Il film è tratto da una storia vera accaduta nel 1980 a Gwangju durante le proteste e gli scontri tra universitari ed esercito a causa della dittatura di Chun Doo-hwan.

Kim Man-seob è un vedovo con una figlia piccola da crescere che per lavoro fa il tassista ed è poco interessato alla politica del suo paese. Un giorno con un abile mossa ruba ad un suo collega un cliente straniero, un reporter tedesco di base in Giappone, Jurgen “Peter” Hinzpeter. Peter è disposto a pagare 100000 won pur di essere portato a Gwangju per filmare la repressione della rivolta studentesca e far sapere al mondo cosa sta accadendo in Corea del sud.

Gwangju è una cittadina totalmente blindata che i due riescono a raggiungere attraverso mirabolanti e curiose trovate ingegnose da parte di Kim. Lo scenario che si presenterà di fronte ai due una volta arrivati è agghiacciante: stampa totalmente oscurata e centinaia di vittime causate dalla violenza dei militari. La situazione è molto drammatica e dovranno fare i conti con qualcosa che li metterà a dura prova.

Si ride, si piange e ci si emoziona tanto davanti a questo strepitoso film che racconta come i rapporti umani cambiano davanti ad eventi di questa portata con un Song Kang-ho strepitoso, un attore fantastico e autore di una prova magistrale. Non da meno anche la prova di Thomas Kreschmann e il resto del cast.

La regia di Jang Hoon è ipnotizzante con un montaggio frenetico che, dividendo il film in tre atti in cui si possono ritrovare tre generi distinti (commedia/drammatico/action), prima ti strappa più di un sorriso e dopo ti lascia senza fiato fino ad arrivare a mettere a dura prova il vostro stato emozionale grazie ad una bellissima fotografia e una stupenda sceneggiatura scritta da Eom Yu-na.

“A taxi driver” è stato presentato al Torino film festival e candidato all’oscar come miglior film straniero nel 2018, film che avrebbe meritato molti Oscar, perché qui siamo di fronte a uno dei migliori film usciti negli ultimi 20 anni, un film che rivedrò e mi porterò nel cuore per molto tempo.

Se amate il cinema con la C maiuscola non perdetevi questo film, ennesima perla che arriva dall’oriente, un film che con tutta sincerità a Hollywood si sognano di realizzare.

In una sola parola, CAPOLAVORO!

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© Beyond the Horror Blog 2021

I bambini di Cold Rock (2012)

Articolo a cura di Frina

I BAMBINI DI COLD ROCK (2012)

Oggi per la rubrica “I consigli di beyond the horror” siamo qui a consigliarvi il terzo film di Pascal Laugier, ovvero, “I bambini di Cold Rock” del 2012”.

La cittadina di Cold Rock è vittima di una serie di rapimenti di bambini che stanno colpendo la cittadina, la superstizione della gente in città porta ad attribuire a un uomo alto e scuro la responsabilità dei rapimenti.

Una notte Julia, la dottoressa del paese viene svegliata da strani rumori e si imbatte in questa misteriosa figura che le porta via suo figlio. Mettendosi subito all’inseguimento di questa misteriosa persona che ha caricato suo figlio su un furgone darà il via ad un terribile incubo.

Pascal Laugier è un regista francese che si era già fatto notare con il suo bel debutto “Saint Age” del 2004, ma soprattutto con il controverso ed estremo “Martyrs” del 2008, un film che ha fatto molto parlare per la violenza che pervade l’intera pellicola.

“I bambini di Cold Rock” è un thriller ben strutturato che riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore grazie ad alcuni colpi di scena e cambi di direzione, come già era successo in “Martyrs”, regalando al film quell’atmosfera angosciante che attanaglia per tutto il tempo.

Degna di nota anche la bravissima Jessica Biel che dona al film una prova impeccabile.

Un film per conto nostro molto sottovalutato ma che a nostro parere conferma la grandiosità di un regista come Pascal Laugier, grandiosità che confermerà quattro anni dopo con il meraviglioso “La casa delle bambole” e che dimostra ancora una volta l’attuale superiorità del cinema europeo a quello americano.

Da non perdere.


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Flesh contagium (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

FLESH CONTAGIUM (2021)

In un mondo devastato da una pandemia i sopravvissuti lottano per la sopravvivenza braccati dagli “esecutori”, un esercito di soldati indetti dai governi per sterminare le persone affette da mutazioni derivate dalla cura per combattere il virus. Ornella, dopo essere scampata agli esecutori, si ritrova imprigionata in un vecchio casolare, quello che all’inizio sembrava un posto sicuro diventerà il suo peggior incubo.

Il cinema di exploitation ha sempre avuto una grande tradizione nel nostro paese, grazie al contributo di maestri come Ruggero Deodato, Bruno Mattei e Lucio Fulci, tradizione che continua oggi.

 “Flesh contagium”, il nuovo film di Lorenzo Lepori, è un film che si ispira molto a questa tradizione e vede anche la collaborazione alla sceneggiatura di Antonio Tentori (sceneggiatore tra gli altri di molte pellicole di Lucio Fulci, Dario Argento e Bruno Mattei) e Alex Visani (anche produttore con la sua Empire video) . Nel cast di attori fanno parte: Shiri Binder, Pio Bisanti, Simona Vannelli e Lorenzo Lepori.

Il film ruota quasi tutto intorno ai personaggi di Udolfo (Pio Bisanti) e Ornella (Shiri Binder) descrivendo dal profondo il dramma psicologico che stanno vivendo in un connubio di prepotenza e sottomissione che porterà la persona più debole a diventare succube del suo oppressore in un mondo dove la civiltà non esiste più.

Lorenzo Lepori aveva già dimostrato in precedenza di avere una buona mano alla regia con “Notte nuda” del 2018 confermandosi anche in questa pellicola che gode oltre di un’ottima regia, anche di una bella fotografia curata da Alex Visani (fondatore della Spasmo video e regista dell’ottimo “Stomach” che trovate recensito su queste pagine). Oltre a queste degne di nota sono anche le bellissime scenografie e le ambientazioni visto che il film è stato girato interamente in Umbria.

Un film che sfocia nel body horror e che, in alcune scene, mi ha ricordato le atmosfere del classico di George Romero “La città verrà distrutta all’alba”.

Il film è stato prodotto dalla “Digitmovies” e distribuito dalla medesima in home video, disponibile in varie versioni tra cui vi consigliamo quella che comprende anche il CD della colonna sonora.

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ITALIAN HORROR FEST 2020 (Covid edition)

E’ stato un grande piacere e sono molto onorato di aver fatto parte della giuria degli spettatori in questa edizione, una bellissima esperienza nel visionare i cortometraggi e lungometraggi in gara.

Ringrazio di cuore il direttore artistico e fondatore Luigi Pastore e la presidente di giuria Ilaria Monfardini.

Dani Ironfist

Monsters (2010)

MONSTERS (2010)

Oggi per la rubrica “I consigli di beyond the horror” vi consigliamo questo “Monsters” un bellissimo sci fi diretto da Gereth Edwards nel 2010.

“Monsters” racconta la storia di un cinico giornalista che, durante una invasione aliena, deve scortare fino a casa la figlia del suo ricco datore di lavoro attraversando zone infette e inaccessibili.

Il film, realizzato con basso budget, risulta avvincente si dall’inizio grazie ad una sceneggiatura solida ma allo stesso tempo improvvisata, infatti il film prevedeva una sceneggiatura per il 90% priva di dialoghi ma lasciando libera scelta agli attori per alcune battute nel film. Nonostante questo, il film non risulta affatto penalizzato, anzi, riesce a coinvolgere lo spettatore grazie ad una bellissima fotografia e scenografia, un buon montaggio e una cura per effetti speciali che funzionano a dovere, il tutto curato dallo stesso Gereth Edwards.

Gereth Edwars grazie a questo “Monsters”, che ebbe un notevole successo al botteghino (non da poco se si conta che si tratta comunque di una produzione indipendente), diventa uno dei registi più talentuosi usciti negli ultimi anni, talento che confermerà anche nei successivi “Godzilla” del 2014 e “Rogue one – A star war’s story” del 2016.

Film consigliatissimo a chi ama pellicole come “District 9” e “28 giorni dopo”.

Dani Ironfist

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Retrospettiva | Lucio Fulci: I 10 migliori film

Articolo a cura di Dani Ironfist

Sono passati quasi 30 anni da quando in un cinema di seconda visione vidi per la prima volta “Aenigma”, fu il mio primo incontro con il cinema di Lucio Fulci ed erano i tempi in cui i cinema, durante la settimana, proiettavano film a luci rosse o film in seconda/terza visione ed era così facile incappare in film horror usciti anni prima.

Lucio Fulci si affaccia nel mondo del cinema come sceneggiatore per i film di Steno negli anni 50 e come autore di canzoni di Adriano Celentano arrivando poi al suo esordio alla regia nel 1959 con “I ladri” interpretato da Totò.

Nel primo decennio alterna in gran parte musicarelli a commedie con Totò e Franco e Ciccio, arrivando poi al 1969, anno in cui si affaccia per la prima volta al giallo/thriller con “Una sull’altra” (film chiaramente ispirato a “Vertigo” di Alfred Hitchcock), un film che destò molto scalpore e martoriato dalla censura a causa della scena lesbo tra Marisa Mell e Elsa Martinelli, censura che prese di mira Lucio Fulci anche con altri successivi film.

Negli anni 70, dopo una piccola pausa di riflessione derivata dall’insuccesso dell’ottimo “Beatrice Cenci” del 1969, torna al giallo/thriller con il bellissimo “Una lucertola con la pelle di donna” nel 1971, “Non si sevizia un paperino” nel 1972 (la scena dell’omicidio della Maciara è una delle più belle scene di morte nella storia del cinema per il connubio di violenza e melodia con le note di “Quei giorni insieme a te” di Ornella Vanoni che vengono sprigionate da una radio per coprirne le urla) e “Sette note in nero” nel 1977. Tre capolavori che lanciano Lucio Fulci nell’olimpo dei più grandi registi italiani di tutti i tempi. Ai thriller alterna commedie degne di nota come “All’onorevole piacciono le donne” del 1972 e “La pretora” del 1976 (qui non s i può non segnalare che è stato l’unico a mostrare un nudo integrale di Edwige Fenech), due film che fecero molto scalpore negli ambienti politici e giudiziari, passando poi per due western come “I quattro dell’apocalisse” (1975) e “Sella d’argento” (1978).

Il genio visionario di Fulci ha il suo apice nel 1979 con il suo primo horror “Zombi 2” a cui faranno seguito veri e propri cult come “Paura nella città dei morti viventi ” (1980), “L’aldilà” (1981) e “Quella villa accanto al cimitero” (1981), un connubio di violenza e splatter che troviamo anche in una pellicola “disneyana” come “Zanna bianca” ( 1973) che, nonostante sia un film per ragazzi, contiene comunque scene di sangue e cattiveria o nel poliziesco “Luca il contrabbandiere” (1980), film che contiene scene in cui si vedono teste esplodere e di violenza inaudita.

Il 1982 è l’anno del film “Lo squartatore di New York”, il film più violento e feroce girato da Lucio Fulci, tant’è che la pellicola fu molto criticata per l’eccessivo connubio tra sesso e violenza. La pellicola fu anche martoriata da diversi tagli dalla censura. Ma quello che colpisce maggiormente è la descrizione di una New York sporca e marcia che lascia un senso di inquietudine nello spettatore.

Degni di menzione sono anche film come “Black cat (Gatto nero)” (1981), “Manhattan baby” (1982) e “Le porte del silenzio” (1991).

Il nostro consiglio è di buttarvi a capofitto sull’intera filmografia di Lucio Fulci da “I ladri” del 1959 a “Le porte del silenzio” del 1991, la sua mano inconfondibile si vede e si nota in tutti i suoi film. Un regista unico che è stato citato spesso come maestro e fonte d’ispirazione da grandi registi come: Quentin Tarantino, Wes Craven e John Carpenter.


La nostra top ten:

10) UN GATTO NEL CERVELLO (1990)


9) UNA SULL’ALTRA (1969)


8) UNA LUCERTOLA CON LA PELLE DI DONNA (1971)


7) PAURA NELLA CITTA’ DEI MORTI VIVENTI (1980)


6) LO SQUARTATORE DI NEW YORK (1982)


5) QUELLA VILLA ACCANTO AL CIMITERO (1981)


4) ZOMBI 2 (1979)


3) SETTE NOTE IN NERO (1977)


2) NON SI SEVIZIA UN PAPERINO (1972)


1) … E TU VIVRAI NEL TERRORE! L’ALDILA’ (1981)


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1BR – Benvenuti nell’incubo (2020)

Articolo a cura di Frina

1BR – BENVENUTI NELL’INCUBO (2020)

Ci sono diversi aspetti positivi in questo debutto alla regia per David Marmor, un film che mi ha molto sorpresa nonostante le poche aspettative che avevo prima di vedere questa pellicola.

Un bel thriller psicologico che racconta la storia di Sarah, una ragazza in conflitto con la sua famiglia che si trasferisce con il suo gatto a Los Angeles per lavoro. La fortuna sembra aiutarla e trova in affitto una camera presso “Asilo del Mar”.  All’inizio tutti i vicini si mostrano gentili e disponibili ma l’apparenza inganna e ben presto Sarah si ritroverà in un incubo che sembra non aver fine.

“1BR” (il cui significato non è altro che l’abbreviazione di One Bedroom, termine usato dalle agenzie immobiliari statunitensi) è un thriller paranoico con spruzzate di horror le cui atmosfere ricordano vagamente il cinema di Roman Polanski ma che gioca molto sull’ansia e l’angoscia che la pellicola riesce ad incutere nello spettatore senza dover ricorrere per forza ai cliché moderni del cinema americano.

Il film invita a riflettere sull’esasperato individualismo della società odierna che può portare a diventare vittime di personaggi senza scrupoli che approfittano di questa situazione di bisogno e di fragilità per dare sfogo ai loro deliri di controllo e potere. Un mondo in cui ci sia più solidarietà tra esseri umani è di certo auspicabile ma di sicuro non è possibile barattare la propria libertà per un falso senso di sicurezza e appartenenza a un gruppo.

Ottimo il cast, su tutti la bravissima Nicole Brydon Bloom ma anche gli altri attori sono tutti su ottimi livelli. Una splendida fotografia e un’ottima regia fanno sì che “1BR”, arrivato in Italia direttamente in home video lo scorso febbraio grazie alla Midnight factory, si candidi tra le migliori uscite del 2021.

Se amate il cinema horror con atmosfere alla “It Follows” o le atmosfere classiche di Roman Polanski non lasciatevi sfuggire “1BR” di David Marmor, nuova promessa del cinema horror contemporaneo che sono sicuro ci regalerà altri grandi film, le premesse dopo questo “1BR” ci sono tutte.


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Swallow (2019)

SWALLOW (2019)

Il film che vi consigliamo oggi è questo “Swallow”, film di debutto del regista Carlo Mirabella-Davis interpretato da Haley Bennett e Austin Stowell.

Il film racconta la storia di Hunter, una giovane casalinga sposata con Ritchie, un giovane snob che pensa di più alla sua immagine e carriera che alla moglie, la noia e il disagio pscicologico in cui vive la porterà ad ingerire oggetti sempre più pericolosi. Nonostante l’allotriofagia di cui soffre quello che farà più male sarà l’inevitabile scontro con i suoceri e il marito.

“Swallow” è un thriller snervante che mostra come i soldi non rendano necessariamente felici, soprattutto quando non sono i tuoi. Hunter vive infatti nel lusso ma di fatto tutto ciò che è nella casa non le appartiene davvero, anzi è come se fosse lei stessa un oggetto che viene considerato solo quando serve.

 Haley Bennett eccezionale nel suo ruolo porta il film in alto e rende questo film una delle opere più sconvolgenti degli ultimi anni con una grande sceneggiatura e un’ottima regia.

“Swallow” è stato presentato in anteprima al Tribeca film festival 2019.

Un film straordinario di cui vi consigliamo la visione e che vi farà capire che la ricchezza non è poi così tutto oro colato come può sembrare.

Frina

Trailer su You Tube

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Dead Ant – Monsters vs Metal (2017)

DEAD ANT – MONSTERS vs METAL (2017)

“Dead ant” è film del 2017 diretto da Ron Carlson arrivato in Italia grazie alla Midnight factory.

Il film narra le vicende dei Sonic Grave, una band glam rock in viaggio nel deserto per raggiungere un festival al quale parteciperanno grazie al loro manager. Durante la sosta notturna notano un chiosco gestito da un misterioso nativo americano, dal quale acquistano una notevole quantità della potente Poyote e vengono avvertiti del pericolo in cui possono correre se assunta in maniera scorretta. Il negoziante raccomanda loro di non offendere nessuna creatura, sia umana che animale, dopo l’assunzione di questo potente allucinogeno poiché le conseguenze potrebbero essere disastrose ma il consiglio viene completamente ignorato.

E’ cosi che i nostri dopo aver abusato di questa sostanza investono per sbaglio un formicaio dalle quali escono formiche giganti e assetate di sangue e vendetta.

A metà strada tra la horror comedy e il trash “Dead ant” funziona per diversi motivi. La sceneggiatura non annoia e ti lascia passare con disinvoltura 90 minuti di divertimento grazie anche ai dialoghi pungenti e divertenti dei protagonisti, gli effetti speciali sono buoni e ben curati in un connubio di trasformazioni, splatter e sangue fino all’esplosivo finale quando i nostri arrivano al festival con scene talmente comiche che sfiorano il demenziale.

Nel cast da segnalare la presenza di Sean Astin (Mickey nel film “I Goonies” e Samvise Gamgee, indimenticabile protagonista nella trilogia di Peter Jackson, “Il signore degli anelli”) e Jake Busey (“Sospesi nel tempo”, “The predator”).

In conclusione “Dead Ant” è l’ideale per passare una serata spensierata in compagnia di amici, un film divertente che, grazie anche ad una splendida colonna sonora a base di hair metal, vi coinvolgerà lasciandovi con un sorriso stampato sul volto.

Ovviamente il film è destinato a chi ama le horror comedy come “Scary movie”, film con molte citazioni e dal quale non si pretende altro.

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Il signore del male (1987)

Articolo a cura di Dani Ironfist

IL SIGNORE DEL MALE (1987)

Dopo l’insuccessi disastrosi dei film “La cosa” e di “Grosso guaio a Chinatown” (come spesso è accaduto rivalutati negli anni successivi) , John Carpenter decide di accasarsi presso una piccola casa di distribuzione (Alive films) e di girare due film a basso budget, il qui presente di cui andremo a parlare ed “Essi vivono” del 1988.

Con “Il signore del male” (Titolo originale: “Prince of darkness”) Carpenter sorprende tutti e decide così di girare quello che è, a tutti gli effetti, il suo film più lento e meno commerciale, dove per almeno 40 minuti si parla solo di metafisica. Un film dalla sceneggiatura straordinaria il quale va seguito con attenzione per capirne il significato, dove John Carpenter ci infila di nuovo un feroce attacco alla chiesa, come del resto era già avvenuto in parte qualche anno prima con “The fog”.

Il film racconta la storia di un sacerdote (interpretato da un sempre grande Donald Pleasence) che, frugando in un seminterrato di una cattedrale abbandonata, scopre un contenitore contente un liquido dal colore verdastro. Esso non è altro che l’essenza del male, l’anticristo che cerca di emergere. Dopo aver invitato il professor Howard Birack e il suo gruppo di giovani scienziati e studiosi accademici per studiarne il contenuto e far luce sui misteri della “Confraternita del sonno”, il fluido ben presto contagerà quasi tutti portandoli a contatto con un incubo terrificante e tenendoli asserragliati dentro la cattedrale senza via di fuga.

John Carpenter porta al massimo la sua poetica cinematografica sull’assedio, come era già successo in passato (e a pensarla bene questa poetica la troviamo anche in alcune parti di “Grosso guaio a Chinatown”), una poetica tanto cara anche a George A. Romero. In questo caso però, Carpenter crea un enorme tensione per il semplice fatto che non c’è il pericolo che qualcuno entri nella cattedrale ma il fatto che dall’esterno bloccano ogni via di fuga, tra l’altro da segnalare la presenza di Alice Cooper nel ruolo di un barbone.


Il senso di oppressione dall’esterno si sente marcato durante tutta la durata del film, l’atmosfera è lugubre e pesante complice anche una meravigliosa colonna sonora martellante. Un ruolo chiave è rivestito dai sogni di uno dei protagonisti, sogni che mostrano continuamente un mondo devastato nel quale nel meraviglioso finale scopriremo chi in realtà è l’anticristo. L’idea di mescolare scienza e religione è molto probabilmente unica al mondo e gli attori principali come Donald Pleasence e Victor Wong sono a dir poco fantastici.
La dimostrazione del fatto che il film è stato girato con basso budget la ritroviamo in come Carpenter si assuma i rischi nel raccontare la storia con quelli che forse sono i titoli di testa più lunghi di sempre con almeno 10 minuti di immagini misteriose che vanno da un enorme formicaio in agitazione e un prete che muore in una stanza mentre un raggio di sole squarcia il buio fino ad arrivare alle nuvole che oscurano il sole.


I titoli di testa sono un continuo cambiare di scena tra gli interni della cattedrale e le aule dell’università popolate dai dottorandi facendo così la conoscenza dei personaggi.
“Il signore del male” va ad inserirsi nella “Trilogia dell’apocalisse” che comprende oltre a questo anche “La cosa” (1982) e “Il seme della follia” (1994) pur non avendo niente in comune con gli altri titoli.
Se pensate che i vari “The conjuring”, “Annabelle” ecc.. siano film spaventosi vuol dire che non avete mai visto “Il signore del male”, un film talmente terrorizzante e inquietante che potrebbe mettere a dura prova la vostra stabilità mentale.

Curiosità:
Oltre alla partecipazione nel film, Alice Cooper ha composto il tema principale del film, “Prince of darkness”, contenuta nell’album “Raise your fist and yell”.

Alcuni estratti dal sogno si possono ascoltare nella canzone “Down in the park” di Marilyn Manson.

Il personaggio interpretato da Lisa Blount si chiama Danforth, lo stesso personaggio che troviamo in “Alle montagne della follia” di H.P. Lovecraft, autore molto spesso omaggiato da John Carpenter nelle sue pellicole.


Il personaggio interpretato da Donald Pleasence si chiama Padre Loomis, chiaro omaggio al dottor Loomis interpretato da lui stesso in “Halloween – la notte delle streghe” (1978).


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