Il demone di Laplace (2017)

Articolo a cura di Dani Ironfist

IL DEMONE DI LAPLACE (2017)

Fosse per me avrei messo per legge l’obbligo di girare i film in bianco e nero, hanno un fascino così unico e profondo che non ha eguali.

E’ il caso del film di Giordano Giulivi uscito nel 2017 e distribuito da “Home movies”, girato in bianco e nero con la tecnica della retroproiezione, una tecnica in disuso ormai da moltissimi anni e il risultato finale lascia davvero a bocca aperta. Difatti quello che vedrete nel film, a parte qualche porta o mobile è tutto ricostruito nei minimi dettagli al computer e proiettato dietro ai protagonisti, quello che ne viene fuori farebbe saltare di gioia anche sir Alfred Hitchcock.

Prima di questo film Giordano Giulivi aveva girato uno sci-fi a bassissimo costo dal titolo “Apollo 54” che aveva alcune reminiscenze con “Dark star”, opera prima di John Carpenter. Un film che già faceva intuire il talento del regista romano.

Un gruppo di ricercatori stanno sviluppando un software che potrebbe prevedere eventi futuri. Il gruppo viene invitato in una villa su un’isola deserta da un misterioso professore interessato alle loro ricerche, una volta dentro troveranno un modellino della villa con dentro otto pedoni che mostrano in tempo reale tutti i loro movimenti, ben presto l’incubo prende forma.

Con questo film si raggiungono livelli di eccellenza con il quale in un certo modo Giulivi omaggia il senso meta-filmico rappresentando al meglio il confronto con la morte, mi fa enormemente piacere constatare che un film come “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman sia ancora un punto di riferimento per i registi degli anni duemila.

La scuola Hitchcockiana è molto presente in questa pellicola diretta in modo magistrale dal regista Giordano Giulivi con molti avvenimenti che avvengono fuori campo, classico stile cinematografico inconfondibile del grande Alfred, agli occhi di un buon cinefilo però questo film porterà soprattutto alla memoria il classico “Dieci piccoli indiani” (1945), thriller/noir diretto da René Clair.

A parte questi “nostalgici” dettagli “Il demone di Laplace” è un film indipendente veramente ben strutturato con tutti gli attori perfettamente in parte, cosa non da poco se si considera che spesso a penalizzare le produzioni indipendenti è la recitazione. Invece qui la recitazione è due spanne sopra la media con degli ottimi dialoghi e una riflessione sul concetto stesso del libero arbitrio sulla possibilità di scelta sulle proprie azioni. Queste in generale sono le tematiche su cui si basa tutto il film.

“Il demone di Laplace” è un film che mescola sapientemente Agatha Christie, Alfred Hitchcock e Jacques Tourneur in un connubio fantastico che lo ha portato a vincere molti premi all’estero, basta pensare solo ai premi per la migliore fotografia, migliore colonna sonora, migliori effetti visivi e migliori effetti speciali allo Screamfest a Hollywood.

E in Italia? Rimane tutt’oggi un piccolo oggetto di culto sotterraneo a cui nessuno è venuto in mente di dargli lo spazio che merita, solita storia insomma per un film che meriterebbe senza ombra di dubbio di diventare un piccolo classico anche nel suo paese natale.

Concludendo, “Il demone di Laplace” è un film che farà ricredere chi insiste sul fatto che il cinema italiano è morto ecc.., perché qui siamo di fronte ad un’opera cinematografica molto interessante e ben costruita, cinema con la C maiuscola che nonostante abbia già cinque anni non porta assolutamente i segni del tempo. Un film che vi consigliamo assolutamente di vedere e recuperare.

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