Il mostro della cripta (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

IL MOSTRO DELLA CRIPTA (2021)

Dopo l’ottimo debutto del 2017 “The end? L’inferno fuori”, Daniele Misischia torna alla regia cambiando totalmente genere, con questo secondo film “Il mostro della cripta” ci troviamo infatti di fronte a una horror-comedy.

Bobbio, 1988. Mentre sfoglia un fumetto dal titolo “666 cacciatori di Demoni”, un adolescente nerd di nome Giò, che sogna di diventare regista, nota dei parallelismi tra la storia raccontata nel fumetto ed alcuni episodi macabri realmente accaduti nella cittadina in cui vive. Giò ed alcuni amici decidono di indagare per scoprirne di più, sarà solo l’inizio di una serie di mirabolanti avventure che coinvolgeranno i ragazzi e l’autore del fumetto.

Prodotto e sceneggiato dai Manetti Bros, “Il mostro della cripta” è stato presentato in anteprima al festival di Locarno. Il film sorprende per diversi motivi, tra tutti l’aurea revival degli anni ‘80 che pervade in tutto il film. Non è un caso che il film sia ambientato nel 1988, anno in cui usciva “Nightmare 4 – il non risveglio” era il periodo in cui gli italiani potevano godere delle avventure di Dylan Dog. Di lì a poco sarebbe andata in onda in tv la serie televisiva di successo “I racconti della cripta” e un anno dopo arrivava nelle sale “Ritorno al futuro parte 2”, giustamente citato nel film.

Sono molti riferimenti e le citazioni agli anni ‘80 compresa la colonna sonora dove a farla da padrone sono i Blue Oyster Cult con la meravigliosa “Burnin’ for you”.

Daniele Misischia non ha mai nascosto la sua passione per il cinema anni 80 e il fumetto classico riversando il tutto in questo suo secondo film, ritagliandosi anche un piccolo cameo nel ruolo del sacrestano.

Anche se non tutto nel film è perfetto la regia di Daniele Misischia riesce a catturare l’attenzione dello spettatore e farlo divertire per tutta la durata del film, nonostante alcuni piccoli difetti soprattutto nello sviluppo della trama che nel finale risulta meno interessante si tratta comunque di un ottimo prodotto che ha il solo scopo di intrattenere lo spettatore.

In questo riesce molto bene grazie a un ritmo costante e ad un manipolo di giovani attori ai quali farà da supporto il mitico Lillo Petrolo nel ruolo del fumettista.

Ottima e curata la fotografia così come gli effetti speciali curati dal grande Sergio Stivaletti, un film che ci sentiamo di consigliare a tutti ma soprattutto ai nostalgici degli anni 80 i quali non faranno nessuna fatica nel cogliere le numerose citazioni.

Dopo “The end? L’inferno fuori” secondo centro per il regista romano che si conferma uno dei più talentuosi registi italiani attualmente in attività.

Da vedere e sostenere!

Il film è attualmente disponibile su Sky cinema.

Dead Inferno (2014)

DEAD INFERNO (2014)

Il dottor Carter cerca di riportare in vita la sua adorata moglie con un siero di sua invenzione. Per accertarsi che il siero funzioni decide di fare numerosi tentativi sui cadaveri trafugati dal cimitero locale, la situazione non va come previsto e i cadaveri si trasformano in zombi assetati di sangue.

Questa situazione porterà Carter alla follia e causerà il contagio di sua figlia, quando si renderà conto che il suo tempo sta per scadere, con l’aiuto di sua sorella Denise, cercherà di trovare un modo per impedire la sua trasformazione.

“Dead Inferno” è un film del 2014 diretto da Brett Mullen e arrivato in Italia grazie alla Tetro video.

Quello che colpisce fin dall’inizio della visione è il tributo e la chiara dichiarazione d’amore rivolta ai film di Lucio Fulci, alla coppia Stuart Gordon/Brian Yuzna e George A.Romero. La regia ci riporta agli anni 80 per il suo stile, i temi trattati e la colonna sonora.

Brett Mullen si diverte a versare e spalmare sangue per tutti gli 80 minuti del film in un’atmosfera molto ordinata senza prendersi molta cura degli effetti speciali e del trucco ideati dalla coppia Joh Harp e Amber Michael; il regista li mette in piena luce inquadrandoli da vicino senza mai ricorrere a tristi trucchetti per nasconderne alcuni piccoli difetti.

Il film è girato in modo estremamente professionale nonostante il budget irrisorio che aveva a disposizione e con un piccolo team. Brett Mullen in questo film è anche sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore e produttore.

In “Dead inferno” non mancano orde di morti viventi (rigorosamente lenti in stile Romeriano) e protagonisti di spettacolari sequenze iperviolente immortalati mentre banchettano con carne umana.

Non tutto però è perfetto in questo film, ci sono momenti abbastanza comici durante alcuni dialoghi che risultano un po’ fuori contesto ma nonostante questi difetti l’occhio dello spettatore sarà inevitabilmente catturato dall’orrore che prevale in quasi tutto il film, grazie a profanazioni di tombe, morti che resuscitano, una strana forma di contagio ed esperimenti di ogni tipo, il tutto coadiuvato come detto prima da una spettacolare colonna sonora.

Una fotografia curata in ogni minimo dettaglio e il tanto amore per il cinema di genere rendono “Dead inferno” un film altamente godibile dove lo spettatore non avrà difficolta nel trovare rimandi ai capolavori del passato come “Re-Animator” o “Zombi 2”.

Un film che tutto sommato mi ha divertito molto e che ne consiglio la visione se siete affamati di zombi movie.

Dani Ironfist

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Basket case (1982)

Nota: Dato che il film risale a 40 anni fa e ogni appassionato deve assolutamente aver visto, avvisiamo che la recensione potrebbe contenere tracce di spoiler sulla trama.

BASKET CASE (1982)

Esordio alla regia del regista statunitense Frank Henenlotter, un regista conosciuto soprattutto per alcune commedy horror e film considerati da molti bmovie di culto pieni zeppi di gore.

Ma qui parliamo di “Basket case”, un film con la quale sono cresciuto da ragazzo appassionato alle prime armi e avendolo noleggiato in vhs svariate volte.

“Basket case” racconta la storia di Duane Bradley che una sera si reca in un marcio hotel di New York portandosi con sè un grande cesto di vimini chiuso con il lucchetto .Cosa nasconde Duane nel cesto? Perché quella enorme cicatrice sul fianco? Con chi parla nella sua sua stanza d’albergo essendo singola?

Ben presto una serie di cadaveri farà luce sul passato di Duane quando è stato diviso dal suo fratello siamese orribile, deforme e senza gambe di nome Belial contro la loro volontà. Belial dopo aver ucciso i medici che lo hanno separato dal fratello inizia a provare risentimenti verso il fratello. Quando Duane si innamora di Sharon scatena la feroce gelosia di Belial che porterà al tragico finale.

Frank Henenlotter gira il film in 16mm in una New York cupa e sporca, una fotografia perfetta per entrare nelle disamine dei due protagonisti, la crudeltà che pervade la pellicola è solo un contorno alla storia drammatica di Duane e Belial inserendo anche momenti teneri, il rapporto umano tra i due fratelli è tenero e spassoso dimostrando allo stesso tempo che per fare grande cinema non bastano solo soldi ma anche un’idea originale e tanta passione nel fare cinema.

Si potrebbe parlare anche di body horror in “Basket case”, di alcune tematiche del film che si possono notare anche nel film di David Cronenberg nel suo “Inseparabili” o dal più recente “Malignat” dal quale James Wan ne prende a piene mani il soggetto del film.

Ovviamente si rimane comunque ben lontani dalle atmosfere croneberghiane, questo perché “Basket case” è film che risulta molto artigianale e fatto con due spicci ma al tempo stesso pieno di qualità con scene splatter e spruzzi di sangue che hanno fatto scuola e che lo rende uno dei migliori e iconici horror degli anni 80. Probabilmente anche alla Troma hanno preso ispirazione dal film di Frank Henenlotter.

Il film avrà negli anni successivi due seguiti sempre diretti da Henenlotter, due film dove, nonostante il regista godesse di budget più cospicui per la realizazzione degli effetti speciali sui mostri, virano più sull’horror commedy tralasciando l’orrore puro presente nel primo capitolo.

Nonostante i suoi difetti e la sua artigianalità il film è considerato dagli appassionati dell’horror come un vero e proprio cult proprio per la bassezza dei mezzi a disposizione e gi attori sconosciuti con cui il film è stato realizzato.

Un film da non perdere per ogni amante del genere!

Dani Ironfist

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Midnight mass (2021)

Articolo a cura di Dani Ironfist

MIDNIGHT MASS (2021)

“Midnight mass” è una serie tv composta da sette episodi e ispirata all’omonimo romanzo di Francis Paul Wilson , scritta e diretta da Mike Flanagan e disponibile su Netflix dal 24 Settembre.

Mike Flanagan è noto per aver scritto e diretto la serie tv di successo “The haunting” e film come “Oculus – il riflesso del male”, “Il terrore del silenzio” e “Doctor sleep”.

“Midnight mass” si snoda in sette episodi che prendono spunto da sette libri della Bibbia, “Genesi”, “Salmi”, “Proverbi”, “Lamentazioni”, “Vangelo”, Atti degli apostoli” e “Apocalisse”.

Dopo il successo di “The haunting”, Mike Flanagan conferma di trovarsi molto più a suo agio in tv raccontando passi della Bibbia trasformandoli in racconti di puro orrore a seconda dei personaggi e trasformando il tutto in un incubo religioso che sfocia nel fanatismo.

Riley Flynn (Zach Gilford) torna nel suo paesino natale dopo aver scontato quattro anni di carcere per aver provocato la morte di una donna in un incidente stradale causato dalla sua guida in stato di ebrezza. La piccola comunità si trova su un’isola remota e conta poco più di 100 abitanti, Riley dovrà fare i conti con il suo passato e quando la tranquillità sembra dietro l’angolo l’arrivo di padre Paul (Hamish Linklater) porterà ad eventi miracolosi e un rinnovato fervore religioso da parte della comunità. Ma per la comunità quale sarà il prezzo da pagare?

Sette episodi conditi da dialoghi e monologhi eccezionali che fanno crescere lentamente l’orrore e offrono molte chiavi di lettura sul tema della religione e i suoi fanatici soprattutto quando i monologhi riguardano padre Paul durante le omelie e l’inquietante figura di Bev (interpretata da una magistrale Samantha Sloyan), personaggio che si candida fortemente come uno dei migliori e inquietanti villain degli ultimi anni e figura essenziale nello sviluppo della trama.

Sicuramente non ci troviamo di fronte ad un prodotto per un pubblico dedito al binge watching, ogni episodio si contraddistingue per la focalizzazione su un personaggio ed è quello che mette in scena Mike Flanagan dove praticamente tutti gli abitanti dell’isola diventano protagonisti di questa lunga discesa verso un delirio collettivo.

Durante i sette episodi non ci sono clamorosi colpi di scena, molte cose vengono spiegate dopo i primi due episodi, questo perché Flanagan si prende tutto il tempo nella narrazione e nella scrittura della sceneggiatura per spiegare tutto quello che vuole, ciò non vuol dire che la trama sia banale come può sembrare anzi, grazie agli avvenimenti che si susseguono cresceranno di volta in volta tutti i personaggi principali.

Trova spazio anche l’islam grazie allo sceriffo del paese e al figlio, entrambi di fede islamica, nonostante viene appena toccato l’argomento durante la serie, è comunque utile a dimostrare nel corso della storia che la bibbia e il corano sono uniti dalla stessa forma e sostanza.

La regia gioca spesso con una fotografia cupa e piena di luci e ombre attingendo molto allo stile di Robin Hardy nel film “The wicker man” con una regia più statica in molti frangenti e dinamica quando si sposta all’esterno delle abitazioni.

Nonostante i monologhi la tensione cresce lentamente dando la sensazione di una lunga scalata fino ad arrivare veloce verso la fine, uno stile romanzato che Flanagan aveva già sperimentato nella seconda stagione di “The Haunting” e qui portato all’estremo in un’opera devota allo stile letterario di Stephen King.

Per quanto mi riguarda, “Midnight mass” è l’opera più completa di Mike Flanagan ma consiglio di avvicinarsi con cautela a questa serie ed isolarsi completamente dal resto del mondo durante la visione, ad oggi “Midnight mass” è uno dei migliori prodotti attualmente presenti nel catalogo di Netflix.

DRAG ME TO FEST: Nuovo festival horror a Milano

Comunicato stampa:

Nasce il Drag Me To Fest: l’horror sbarca a Milano!

Sabato 6 novembre 2021 si svolgerà la prima edizione del Drag Me To Fest, il festival di cinema horror indipendente tutto milanese, nato dalla collaborazione tra Joe Godoy Gonzalez, fondatore del noto sito horror Non Aprite Questo Blog, e Chiara Natalini, filmmaker e regista indipendente già artefice della rassegna di cortometraggi indipendenti Diaiaui,  presso Santeria di Milano.

Il festival nasce dal desiderio di riportare il pubblico del genere horror a condividere dal vivo la magia del cinema, in un contesto che valorizza l’esperienza collettiva e la socialità. Drag Me To Fest si prefigge anche l’obiettivo di valorizzare i registi indipendenti che con coraggio provano ad utilizzare il linguaggio cinematografico come una forma d’arte libera ed utile alla crescita personale e della collettività.

La location dove si terrà l’evento è il noto locale milanese Santeria di via Paladini 8, uno spazio di 500 mq con cortile esterno, bar/bistrot, negozio di dischi, libreria e uno spazio dedicato alle mostre, i concerti, le presentazioni letterarie e le proiezioni. È senz’altro un punto di riferimento culturale e artistico per la città.

Sponsorizzato dal brand di abbigliamento Taboo e dal sito horror NAQB, il Drag Me To Fest nella sua prima edizione presenterà i lavori di 5 registi indipendenti: The Rise(inedito) di Lorenzo Fassina, Rigorosamente dissanguati da vivi di Davide Scovazzo, Peep Show + Feed me more di Davide Pesca, L is for Last di Brace Beltempo e Christmas Special, un episodio della serie Fantasmagoria del gruppo di filmaker Orefilm. Le proiezioni si concluderanno con la proiezione in anteprima del lungometraggio rape & revenge Alice Was My Name, diretto da Brace Beltempo.

I film del Drag Me To Fest: 

●     Christmas Special è un episodio speciale a tema natalizio della webserie Fantasmagoria, prodotta da OreFilm (regia: Valentina Falsfein Grebenjuk, soggetto: Fabrizio Byron Rampotti). La serie è stata recentemente premiata come Miglior Webseries Thriller/Horror all’Apulia Web Fest 2021.

●      L is for Last, è un cortometraggio apocalittico a tema zombie, scritto da Umberto Morosi e diretto da Brace Beltempo, presente nei contenuti extra dell’edizione DVD di Alice Was My Name, film rape & revenge sempre diretto da Brace Beltempo e distribuito di recente in home video da Digitmovies.

●      Feed me more, segmento del film antologico Deep Web XXX e Peep Show, short horror estremo che ha ottenuto più di 160 mila visualizzazioni sul web, sono due cortometraggi diretti da Davide Pesca, definito “Il regista più punk della scena horror indipendente italiana”  dal sito Non Aprite Questo Blog.

●      The Rise è il cortometraggio folk-horror inedito liberamente tratto dal racconto “The Other Gods” di H.P. Lovecraft, diretto da Lorenzo Fassina (regista di Presepe Vivente), fondatore insieme a Sara Antonicelli della casa di produzione di film horror indipendenti DirtyTape e del festival Cine Underground”.

●      Rigorosamente dissanguati da vivi, diretto da Davide Scovazzo. “Rigorosamente dissanguati da vivi è un segmento del film horror indipendente Sangue misto, che raccoglie le pellicole di 8 registi, ambientate in otto città italiane, in otto comunità etniche differenti”.

●      Alice Was My Name è un film horror diretto da Brace Beltempo, sceneggiato da Lisa Rovo e distribuito in DVD da Digitmovies. La sceneggiatura di questa pellicola, che si poggia su un plot “standard” del genere rape & revenge, viene saggiamente arricchita di una sottotrama intrigante che nel sorprendente twist finale apre nuovi e distopici scenari.

All’evento sarà presente anche Bloodbuster, storico negozio milanese dedicato al cinema “Dalla B alla Zeta”, con uno stand dedicato alle loro produzioni editoriali. Tutti i libri saranno disponibili a un prezzo speciale per questo evento.

Drag Me To Fest, che ha già iniziato la sua promozione sui social, sta raccogliendo da subito sostegno dalla community horror italiana e si avvale anche del supporto come media partner di Horror Italia 24, uno tra i maggiori player che trattano il cinema dell’orrore.

A chiusura del festival si potrà chiacchierare, consumare un drink e ballare con il dj set hip hop curato da Esa (OTR), uno dei rapper più rappresentativi del panorama hip hop italiano.

Per partecipare alle proiezioni sarà necessario prenotarsi ad ogni singolo evento fino ad esaurimento posti, mentre per l’accesso alle altre zone del locale non è necessaria la prenotazione. 

#Dragmetofest

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Di seguito il programma del festival:

Dani Ironfist

40 anni di Evil Dead

40 ANNI DI “THE EVIL DEAD”

Il 15 ottobre del 1981, esattamente 40 anni fa, usciva nelle sale americane “The evil dead” di Sam Raimi, meglio conosciuto in Italia con il titolo de “La casa”.

Ma facciamo un piccolo passo indietro, la genesi di “The evil dead” inizia qualche anno prima.

Siamo nel 1978 e Sam Raimi dirige il cortometraggio “Within the woods” con protagonisti Bruce Campbell e Ellen Sandweiss (entrambi gli attori saranno poi protagonisti anche nel film), il cortometraggio dalla durata di poco meno di 30 minuti è il prototipo di quello che diventerà poi “La casa”.

La storia di “Within the woods” verrà poi riproposta e ampliata nel film “La casa”. Quattro amici in vacanza in uno chalet di campagna durante un pic-nic trovano un coltello sacrificale, da quel momento le cose prendono una piega inspiegabile e le forze del male si abbatteranno contro di loro.

Nonostante il budget irrisorio con cui è stato realizzato questo corto diventa un piccolo cult e permetterà a Sam Raimi di racimolare altri soldi da alcuni finanziatori che rimasero estasiati e poter finalmente iniziare le riprese di quello che poi diventerà un vero e proprio cult del cinema horror. “Within the woods” non sarà mai distribuito a causa della scarsa qualità video riversata su nastro, il cortometraggio è comunque reperibile in rete.

Sam Raimi e Bruce Campbell sono amici dai tempi del liceo e questo porterà a un sodalizio di grande successo.

Il film in origine doveva intitolarsi su volontà di Raimi “Il libro dei morti” ma fu evitato per non rischiare i problemi con la censura, cosa che è servita a poco visto che il film negli Usa uscì con il divieto ai minori di 18 anni.

Il film nella sua semplicità soffre molto della sua amatorialità soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali, ciononostante rimane un piccolo capolavoro dove Sam Raimi sfodera tutto il suo genio dietro la macchina da presa con inquadrature e movimenti di macchina frenetici che rendono il tutto fluido e veloce. Stessa cosa si può dire per il montaggio, ci troviamo davvero davanti ad un film indiavolato e che lascia senza fiato ad ogni visione.

Queste doti incredibili Sam Raimi se le porterà dietro anche nei film a venire diventando uno dei migliori cineasti americani, da ricordare che il buon Raimi non si è cimentato solo con l’horror, basta pensare al meraviglioso “Darkman”, al dramma/thriller “Soldi sporchi” e alla trilogia di “Spider-man”, tutti film in cui si riconosce la mano inconfondibile del regista.

“The evil dead” uscirà in Italia solo nel 1984 riscuotendo un grande successo al botteghino che spinse la De Laurentiis a produrre il seguito nel 1987 “The evil dead 2” e “Army of darkness” nel 1992.

Ora alcune curiosità sul film:

Nella scena iniziale quando i ragazzi sono in viaggio verso lo chalet notano due pescatori che li salutano, essi non sono altro che Sam Raimi e il produttore del film Robert Tapert.

L’auto su cui viaggiano era una Oldsmobile delta e di proprietà dello stesso Raimi.

Come si può notare guardando il film lo chalet è molto piccolo e chiaramente non poteva contenere tutte le stanze che si vedono durante il film, di conseguenza molte scene furono girate in uno scantinato di proprietà del produttore Robert Tapet e nel garage di Sam Raimi.

Un occhio attento noterà che in alcune scene Bruce Campbell zoppica, questo non è derivato da esigenze di copione ma dal fatto che Bruce si era slogato una caviglia inciampando in una radice.

In alcune scene si nota il poster strappato del film “Le colline hanno gli occhi” di Wes Craven del 1977, Sam Raimi da buon burlone in seguito dichiarò che prese ispirazione dallo stesso Craven che inserì nel film un poster strappato de “Lo squalo” di Steven Spielberg convinto del fatto che Wes Craven in quel modo voleva sostenere che il suo film era più spaventoso del film di Spielberg.

Wes Craven contraccambiò inserendo in una scena di “Nightmare – dal profondo della notte” (1984) il poster di “The evil dead”.

Nel poster americano viene raffigurata una donna che viene presa per il collo da un demone e trascinata sottoterra, tale scena in realtà non è mai stata inserita nel montaggio finale. Nel poster divulgato nel 1984 alla sua uscita in Italia viene raffigurata la casa di Norman Bates nel film di Alfred Hitchcock “Psyco”.

Ad oggi “The evil dead” è ancora considerato da molti come uno degli horror più innovativi del XX° secolo che ha dato il via ad un franchise di grande successo che comprende “La casa 2”, “L’armata delle tenebre” e la serie tv “Ash vs Evil dead” della quale Sam Raimi girerà il primo episodio della prima stagione.

Ora non ci resta che attendere il 2022 per l’uscita del quarto capitolo “The evil dead rise”, un film che, nonostante sia orfano di Sam Raimi e Bruce Campbell, sta destando molta curiosità.

FILMOGRAFIA DI SAM RAIMI

La casa (1981)

I due criminali più pazzi del mondo (1985)

La casa 2 (1987)

Darkman (1990)

L’armata delle tenebre (1993)

Pronti a morire (1995)

Soldi sporchi (1998)

Gioco d’amore (1999)

The gift (2000)

Spider-man (2002)

Spider-man 2 (2004)

Spider-man 3 (2007)

Drag me to hell (2009)

Il grande e potente Oz (2013)

Doctor Strange in the multiverse of madness (2022)

Serie TV:

Rake (episodi 1×01 e 1×04) [2014]

Ash vs Evil dead (Episodio 1×01) [2015]

Dani ironfist

Possum (2018)

POSSUM (2018)

“Possum” è un film di produzione inglese diretto da Matthew Holness nel 2018 e vincitore di ben tre premi al Brooklyn horror festival.

La pellicola narra la storia di Philip, un burattinaio che, durante il ritorno al suo paese nativo, dovrà affrontare il suo malvagio patrigno e tutti i segreti oscuri che lo hanno tormentato per tutta la vita. Facendo così i conti con il suo passato dovrà affrontare anche Possum, l’orribile pupazzo a forma di ragno che tiene nascosto in una borsa di pelle scura, Philip farà di tutto per liberarsene ma Possum ogni volta torna a tormentare i suoi pensieri.
Interpretato da un intenso Sean Harris, il film si snoda sulle paranoie del protagonista e sfocia in un intenso dramma dalle tinte oscure.
Un meraviglioso racconto di come un uomo combatte contro le sue paure e i tormenti del suo passato con un personaggio scritto in modo eccelso in un vero e proprio delirio audio e visivo, una metafora psico terapeutica che scava nella mente del protagonista, questo è il punto di forza di questa opera prima di Matt Holness.


Una fotografia cupa e una sceneggiatura notevole fanno di “Possum” uno dei migliori esordi nel cinema indie, un’esperienza visiva da vivere tutta d’un fiato grazie alla meravigliosa regia di Matthew Holness.

È evidente il grande bagaglio tecnico-letterario del regista inglese e un occhio attento non può non cogliere l’ispirazione lynchiana che pervade gran parte della pellicola.
C’è poco altro da aggiungere a questa recensione, anche perché non è facile parlare di questo horror psicologico che vive sui tormenti di una persona e che necessita più di una visone per essere compreso appieno in tutti i suoi aspetti.

“Possum” è un gioiello che vi sorprenderà grazie alla sua struttura narrativa e, come dico da sempre, dimostra sempre più come il cinema europeo sia pieno di grande qualità rispetto a quello americano dove ormai sembra che se non indossi mantelli e maschere navighi nell’indifferenza generale.
Tenetevi pure i vostri supereroi io mi faccio un altro viaggio nella mente di Philip.

Purtroppo il film è ancora inedito in Italia ma si può vedere su Prime video in lingua originale con i sottotitoli in italiano.

Dani Ironfist