Army of the dead (2021)

ARMY OF THE DEAD (2021)

Uno dei film più attesi e discussi di questo inizio 2021 è da pochi giorni approdato sulla piattaforma Netflix.

A 16 anni da “Dawn of the dead”, Zack Snyder ritorna agli zombi con il nuovo film “Army of the dead”, se “Dawn of the dead” nonostante i suoi difetti raggiungeva la sufficienza qui siamo veramente al limite dell’imbarazzo.

Ma andiamo con ordine, il film racconta la storia di un gruppo di mercenari che si riunisce per tentare un colpo miliardario in un casinò di Las Vegas, città che è stata messa in quarantena e blindata dopo un’epidemia zombi con tutti i non morti rinchiusi all’interno.

La sceneggiatura è la fiera del cliché, situazioni e soluzioni per le quali molti gridano al capolavoro ma che in realtà sono tutte cose viste e riviste negli anni che attingono a piene mani dai film di John Carpenter e George A. Romero.

La scena iniziale con i militari è praticamente rubata dal film “Un lupo mannaro americano a Londra” di John Landis e già ci fa capire la mancanza di originalità di questo film.

Tra l’altro, a proposito di John Carpenter, zombi Zues è interpretato dall’attore/stuntman Richard Cetrone che venti anni fa aveva interpretato Big Daddy Mars nel capolavoro sci fi di John Carpenter “Fantasmi da Marte”.

Personaggi scritti con i piedi, superficiali e fastidiosi in molti frangenti, su tutti la figlia di Scott Ward (interpretato da Dave Bautista) insopportabile in tutte le scene in cui appare soprattutto nella scena in cui per salvare una tizia di cui alla fine non gliene frega un nulla fa uccidere una decina di persone. Sembra che si voglia prendere in giro i volontari delle missioni umanitarie facendoli passare per idioti immaturi. Non a caso è una “volontaria” nel campo delle persone in quarantena.

E questa è solo una delle tante stupidaggini che caratterizzano il film, quasi a dimostrare che Snyder consideri lo spettatore un povero celebroleso.

Lo scarso approfondimento psicologico dei personaggi abbassa il livello qualitativo del film in fase di narrazione finendo il tutto in un’accozzaglia di scorribande e inseguimenti a tratti senza senso per come sono messe in scena.

Se la sceneggiatura è molto superficiale non è niente in confronto agli zombi che risultano inguardabili da subito, sono descritti come intelligenti ma non si sono mai accorti che c’è un container aperto, a tratti si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una parodia dell’“Armata delle tenebre”.

Sia chiaro, Zack Snyder non è un coglione, è un regista che sa girare e nel film ci sono anche scene stupende come quella iniziale con le note di “Viva Las Vegas” che mostra la caduta della città ma con una sceneggiatura del genere riesce a rovinare tutto senza contare l’eccessiva durata del film quando poteva essere tutto riassunto in meno di due ore risparmiandoci l’ennesima storiellina del padre fallito che vuole riconquistare l’affetto della figlia.

Il film si discosta molto dall’essere un vero film horror e alla fine risulta solo un fanta-action tutto muscoli e belle donne, peccato perché qui manca proprio quel fattore socio/politico che caratterizzavano i primi film di Romero, manca l’orrore puro, quello che alla fine del film ti lascia quel senso di inquietudine ed è in questi casi che si nota se un film funziona o no. Invece qui quello che ti lascia alla fine è solo la voglia di non rivederlo mai più.

In conclusione: ennesima occasione persa per un regista che tutt’ora non riesce a convincermi, con 90 milioni di dollari di budget si poteva fare molto meglio.

Un film mediocre destinato ad un pubblico mediocre che esalta qualsiasi cosa che Netflix produce.

E ora scusatemi, metto su di nuovo il blu-ray de “La Horde” per rifarrmi gli occhi, un film francese costato meno della metà ma che si mangia tutto “Army of the dead” per regia, sceneggiatura, attori e tanto altro.

Dani Ironfist

DISTRICT 9 (2009)

DISTRICT 9 (2009)

Ci sarebbe molto da scrivere su questo capolavoro sci-fi diretto da Neill Blomkamp, uno dei migliori film di fantascienza degli anni 2000 per chi scrive.

Siamo a Johannesburg in Sud Africa, una nave aliena si ferma per un guasto sopra la città e il governo istituisce così il “Distretto 9” dove vengono reclusi gli alieni e trattati come merde e esseri inferiori dall’esercito e dalla popolazione, esattamente come accadeva con i neri nel Distretto 6 prima e durante il regime dell’Apartheid.
Quando Wirkus, un giornalista ostile verso i visitatori, viene contagiato da un’arma aliena esplode la guerra per ottenere il suo DNA e, in contemporanea, Wirkus cambierà la sua opinione/visione verso gli alieni rendendosi conto ben presto che gli alieni sono più umani di quanto potesse pensare.

Prodotto da Peter Jackson, “District 9” è strepitoso per tanti motivi. Il film inizia come un documentario dove si susseguono le interviste ai vari protagonisti, si sviluppano così la trama e le vicende che arriveranno con il continuo della visione del film.
Neill Blomkamp gira un film incredibile per come è messo in scena mescolando dramma e action con scene meravigliose girate con camera in spalla che porteranno ad un finale strepitoso e struggente al tempo stesso. Il tutto è condito da notevoli effetti speciali che colpiscono per la cura con cui sono stati realizzati.
Neill Blomkamp amplia in questo film quello che aveva già detto in precedenza in uno dei suoi primi cortometraggi “Alive in Joburg” ambientato nel 1990 dove vigeva nella vita reale la segregazione razziale.
In “District 9” non fa sconti a nessuno, infatti anche i neri si scagliano violentemente contro gli alieni dimostrando che il razzismo va sempre contro il diverso e lo straniero. E così che l’uso da parte di Neill Blomkamp della vergognosa storia dell’Apartheid non fa altro che migliorare la sceneggiatura descrivendo a suo modo avvenimenti che realmente ha vissuto.

In conclusione “District 9” è un film meravigliosamente ben strutturato con incredibili colpi di scena e una intensa linea emotiva, in un crescendo toccante che lascia a bocca aperta e un finale per certi versi aperto. Per il resto un film che sarà ricordato in futuro al fianco di capolavori quali “2001 odissea nello spazio”, “Alien” e “Blade runner”.
Un capolavoro per certi versi irripetibile, nonostante Neill Blomkamp negli anni avvenire ci abbia regalato altri due notevoli film (“Elysium” e “Humandroid”). Un regista che annovero tra i migliori di nuova generazione insieme a Duncan Jones e dal quale mi aspetto altri grandi film, se non l’avete mai fatto vi consiglio di scoprire la sua meravigliosa filmografia.

E’ notizia di pochi giorni fa che Neill Blomkamp sta finalmente iniziando a lavorare al suo seguito dal titolo “District 10”, film più volte rimandato.

Dani Ironfist

Link al cortometraggio “Alive in Joberg”

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